Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fatturato e assunzioni, l’anno d’oro di Aermec
Ricavi +16%, assunzioni e produzione solo in Italia: «Avanti così»
VERONA Aermec archivia un 2019 d’oro sul fronte dei ricavi, cresciuti del 16%, e del lavoro, con 45 stabilizzazioni. Il tutto rimanendo a produrre in Italia.
BEVILACQUA (VERONA) Aermec chiude un anno tutto controcorrente rispetto al clima generale. Non solo nei numeri, con ricavi in decisa crescita del 16%, ma anche nel modo in cui sono stati prodotti. A Bevilacqua, nel Basso Veronese, l’occasione per tirare le somme è stata, l’altra sera, la festa prenatalizia - con tanto di consegna della terza ambulanza alla Croce Verde da parte del fondatore Giordano Riello - tenutasi nel quartier generale dell’azienda del condizionamento, cuore del gruppo Giordano Riello international, forte di 500 milioni di ricavi. «Di solito al consuntivo siamo abituati a dirci moderatamente soddisfatti - dice Alessandro Riello, che guida Aermec da presidente e amministratore delegato, in tandem con la sorella Raffaella -. Quest’anno possiamo togliere l’avverbio e dire di aver chiuso un anno di soddisfazioni».
I dati di consuntivo parlano di ricavi cresciuti a 269 milioni, dai 231 del 2018, che erano già saliti dai 211 dell’anno precedente. Quadro che aveva spinto Aermec ad immaginare un 2019 prudente. Per la situazione non favorevole in Gran Bretagna, Francia e Germania. Ma anche per un contesto internazionale dominato dal rischio dazi e sanzioni. «Vedi la politica di Trump, che ad esempio ha azzerato l’Iran, che per noi valeva 12 milioni di ricavi - aggiunge Riello -. Non per problemi di mercato, ma per l’indisponibilità delle banche ad operare».
Eppure non tutto il male vien per nuocere. «Lo scenario competitivo del tutto cambiato ci ha spinto a correre molto e ad esplorare nuovi mercati». Risultato: non solo il +16% sui ricavi, con un margine operativo lordo al 10%, ma anche 6 milioni di investimenti autofinanziati, dopo aver prodotto cassa per 19 milioni. «Non abbiamo debiti - dice Raffaella Riello - e in cinque anni siamo cresciuti del 50% (i ricavi nel 2015 erano a 178 milioni), divisi a metà tra Italia ed estero, dove operiamo in 60 Paesi; e gli investimenti sono stati per 30 milioni, tutti autofinanziati». Passi decisivi: «Abbiamo investito molto in nuovi progetti e in tecnologie produttive e in questi anni siamo cambiati profondamente». Così, largo ancora ai grandi progetti, dalla sede centrale di Barclays a Londra alla Metro 4 del Cairo, dalla climatizzazione del campo 1 di Wimbledon collegata all’impianto di copertura (e la commessa per un ulteriore campo è già acquisita per il 2020) agli impianti nei centri dati di Equinix, 10 milioni di commessa l’anno per tre. Risultati raggiunti in una situazione in cui ormai Aermec è l’unico player di rilievo italiano a confrontarsi con i colossi mondiali, da Mitsubishi a Daikin a Carrier.
Con una linea ben precisa: niente delocalizzazioni o sedi produttive all’estero, a differenza delle filiali commerciali. «La sfida è servire il mondo dall’Italia. E finché saremo in grado di farlo, andremo avanti - riprende Alessandro Riello Ci teniamo a creare lavoro qui. Siamo convinti che gli imprenditori che mettono in liquidazione il loro sistema industriale sia gente che prepara un Paese senza futuro. È il nostro modo di esser responsabili verso il territorio che ci ha fatto crescere e ringraziare i collaboratori, primo fattore di successo anche quest’anno».
Il risultato, sul fronte lavoro, sono state 45 assunzioni in pianta stabile nel 2019, 215 in quattro anni, con i dipendenti passati da 741 a 768. Il tutto partendo da contratti a termine. E non senza difficoltà indotte dal Decreto dignità. «La nostra esperienza ci fa dire che i primi sei mesi vanno in formazione - conclude Alessandro Riello -. Diciotto mesi erano giusti. Ridotti a dodici, il rischio sono le mancate conferme di fronte ai dubbi».
Alessandro Riello
La sfida è servire il mondo da qui finché possibile
Liquidare il sistema industriale significa non guardare al futuro