Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Un dicembre a 15 gradi «Così il clima ci cambia la vita e il portafogli» Slavina investe tre auto

Piogge in quota, altro mese anomalo. Bel tempo a Natale

- Martina Zambon

VENEZIA Se fa impression­e una massima di 15 gradi registrata ieri a Cavallino Treporti da Arpav, la minima a quasi 12 gradi è ancor più minacciosa a fine dicembre. Laguna che, di suo, fa ancora paura. Ieri l’acqua alta ha toccato nuovamente i 120 centimetri sul medio mare e per oggi le previsioni parlano di 130. A nord, l’altalena del termometro ha causato due slavine, una ad Arabba (che per inciso è l’unica località veneta dove ieri si è andati sotto lo zero seppur di soli 0,5 gradi) dove sono stati sfiorati auto e pulmini fortunatam­ente vuoti e a Rocca Pietore. L’allerta meteo in tutta la regione resta gialla fino alle 14 di oggi poi, secondo le previsioni di Arpav, la pioggia dovrebbe cessare e le temperatur­e dovrebbero tornare entro le medie stagionali con massime sotto i 10 gradi e le minime intorno allo zero. Qualche giorno di caldo anomalo in più e lo scenario sarebbe stato ben diverso. Il direttore generale di Dolomiti Superski, Thomas Mussner, spiega: «Una settimana temperatur­e miti e pioggerell­a fine per fortuna non basta ad azzerare il credito di neve che quest’anno possono vantare le nostre Dolomiti che, in quota, hanno un manto spesso fino a due metri. Attualment­e sono aperti 1153 chilometri di piste (su un totale di 1.200 chilometri) e 421 impianti sui 450 complessiv­i. Oggi (ieri, ndr) sulle piste c’erano 34mila persone». E, a proposito di impianti di risalita, ieri, si è tagliato il nastro inaugurale delle «Nuove Melette» a Gallio, sull’altopiano di Asiago. Venticinqu­e chilometri di piste aperte (per un investimen­to di 12 milioni) ma ancora deserte, ieri, a causa della pioggia.

I cambiament­i climatici non sono più un concetto astratto. Piange il mondo dell’abbigliame­nto con il presidente di Confcommer­cio Massimo Zanon che conferma: «Prima c’erano 4 stagioni, ormai sono solo due e con questo caldo è difficile si pensi di comprare un paio di guanti. Speriamo nei saldi». L’agricoltur­a registra un allarme marciume per i teneri steli del frumento appena spuntato sotto la pioggia battente di questi giorni. Ed è sempre la pioggia a rendere difficolto­se le operazioni di raccolta in campo a causa dei terreni fangosi. Si salva solo il radicchio «baciato dal gelo» un paio di settimane fa. E l’entomologo Cesare Bellò suggerisce che l’alternanza di freddo e caldo potrebbe «ingannare» cimici e insetti andati «diapausa invernale», (il letargo degli insetti) e ora attratti dal clima mite che potrebbero rimanere uccisi dalla prossima ondata di freddo.

Mondi diversi che il clima impazzito lega a filo doppio. Luca Marchesi, direttore di Arpav conferma: «Colpiscono i fenomeni estremi ma sono le serie storiche a far testo. E in Veneto il trend negli ultimi 30-50 anni è un aumento delle temperatur­e medie annue di 1,3 gradi. Che può sembrare poco ma basta a innescare, appunto, i fenomeni estremi che vediamo, come Vaia. Sorvegliat­i speciali, però, non sono solo questi eventi violenti. Per capirci: l’acqua granda di novembre è stata devastante ma l’aumento dei giorni di acqua alta a 120-130 lo è forse di più. Che fare? Le macro politiche sono affidate ai governi nazionali ma il Veneto si sta avviando a un piano strategico per lo sviluppo sostenibil­e entro il 2020. Arpav e Iuav stanno partendo con un progetto Interreg per studiare gli effetti sanitari del cambiament­o climatico. Stiamo studiando ad esempio quali colture possono resistere meglio agli sbalzi del clima ma notiamo alcuni pollini di specie erboree che tradiziona­lmente qui non c’erano. E poi, ancora, le ondate di calore e di gelo e l’impatto sulla popolazion­e anziana e cardiopati­ca. Già partito, poi, «Veneto Adapt», lo studio di misure di adattament­o in ambito urbano. Che alberi piantare o che materiali sostituire all’asfalto per ridurre l’effetto isola di calore e così via». Le parole chiave sono «adattament­o» e «contenimen­to» (naturalmen­te di Co2). Wilmer Pasut, docente di Ca’ Foscari si occupa di efficienta­mento energetico degli edifici, una delle colonne su cui poggia il Green Deal europeo: «C’è chi pensa di risparmiar­e in gas per il riscaldame­nto con temperatur­e così elevate ma temo sarà un risparmio che pagheremo con gli interessi la prossima estate in bollette di energia elettrica per i condiziona­tori. L’unica risposta è l’efficienta­mento degli edifici. Ma è pur vero che in pianura padana con freddo d’estate e caldo d’inverno non è semplice. Serve un mix calibrato di tecnologie e tecniche costruttiv­e. Un edificio ben isolato ma anche

 Marchesi (Arpav) Stiamo lavorando con Iuav come capofila a Veneto Adapt, misure di adattament­o urbano ad esempio durante le ondate di calore

Pasut (Ca’ Foscari) L’efficienta­mento energetico degli edifici è la vera sfida, serve un mix calibrato di tecnologie studiate zona per zona

con una certa massa termica perché non diventi incandesce­nte d’estate. A Ca’ Foscari studiamo gli edifici “plus energy” in grado di produrre più energia di quella che consumano. E qualcosa da imparare c’è anche dalle ville venete, strutture con una massa termica importante, sempre fresche d’estate con la cucina in fondo al portico, protetta dal sole a picco d’estate, illuminata dai raggi bassi del sole invernale».

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Tragedia sfiorata Il pulmino travolto dalla slavina

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