Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Scontro sull’Appiani, il piano «B» di Conte: «Un hotel nella torre»
Il piano «B» del Comune se le trattative Cassamarca-Cciaa fallissero. «In gioco il futuro della Cittadella»
TREVISO Un hotel nella torre Appiani, se Cassamarca e Cciaa rompessero: è il «piano B» del sindaco Conte.
Un albergo alla cittadella
TREVISO Appiani eliminando il vincolo a uso pubblico, la riqualificazione del palazzo di piazza Borsa: il piano B è già allo studio perché la sfida non riguarda due singoli soggetti, ma il disegno di una città. L’ago della bilancia nella diatriba finanziaria e legale fra Camera di Commercio e Fondazione Cassamarca è il Comune di Treviso, pronto a intervenire con l’unico strumento in suo possesso: due varianti della destinazione urbanistica. Ipotesi uno: l’ente camerale trasloca all’Appiani, che si riempie, liberando l’immobile in centro per futuri acquirenti, e la sfida legale si chiude. Ipotesi due: il trasferimento fallisce, la Camera rimane dov’è, si alza e si rinnova, la questione resta in tribunale e rimane vuota la torre C. In entrambi i casi le dinamiche cittadine cambieranno molto, bisognerà ristudiare la geografia di Treviso sulle aree in fase di recupero e su quelle svuotate. «Se la Camera confermerà il trasferimento partirà la fase progettuale per dare slancio a un immobile in posizione strategica e accattivante - commenta il sindaco Mario Conte -. Se rimarrà in piazza Borsa ci siederemo attorno a un tavolo e continueremo la fase progettuale. Fermo restando che il quadrante intero, compresi i giardini di Sant’Andrea, sarà oggetto di riqualificazione, con o senza Camera».
E l’Appiani? Bisogna ragionare non solo sulla Cittadella, ma sul futuro trasferimento delle istituzioni già presenti (guardia di finanza, agenzia delle entrate e questura) all’ex caserma Salsa quando sarà recuperata. Cambierebbero altre dinamiche, svuotando il colosso di Botta alle porte della città. Conte vuol prevenire: «Sarà oggetto di analisi urbanistica. Oggi ci sono vincoli legati all’utilizzo pubblico degli immobili. Svincolare l’Appiani potrebbe essere una soluzione, aprendo a istituti privati, uffici o strutture ricettive». Insomma, se proprio Cassamarca non riuscirà a vendere, il Comune ha pronto un piano di riserva e perfino un albergo. «Sarà opportuno, in questo caso, sedersi al tavolo con Fondazione per guardare avanti di 20 anni, riflettendo sul destino dell’area. Se gli enti, per logiche ministeriali, si sposteranno, dovremo ragionare insieme per evitare che l’Appiani diventi un’area abbandonata e degradata. Stiamo lavorando per togliere i buchi neri di Treviso, vogliamo evitare che accada lì».
Fondazione e Camera non trovano un compromesso: Ca’ Spineda vuole 30 milioni per vendere la torre C, la Cciaa ne offre al massimo 23. È un fronte delicatissimo e un tema di grande urgenza a Treviso (soprattutto dopo l’edificazione dell’Appiani). «Il ruolo del Comune è cercare di ricucire le posizioni - chiude Conte -, un punto di mediazione si può ancora trovare. Non entro nelle questioni legali ma credo che l’atteggiamento responsabile del presidente Garofalo e del presidente Pozza sarà d’aiuto in un momento di tensione evidente. Entrambi hanno a cuore, tanto quanto il sindaco, il bene della città, ed entrambi devono far combaciare esigenze di bilancio, li invito a trovare un punto d’incontro».