Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Arriva Cristiano la grande notte di Verona

Oggi la notte più attesa, contro Cristiano Ronaldo I gialloblù ci arrivano dopo un campionato finora esaltante fatto di successi, gioco e identità con i tifosi

- di Daniele Rea

L’anno magico del Verona di Juric continua e il nuovo test si chiama Cristiano Ronaldo. Stasera il fenomeno arriva con la sua Juve in uno stadio che sarà stracolmo di entusiasmo.

Sarà, dicevano, un campionato di grande sofferenza. Anzi, nemmeno tanto a ben vedere, perché la sentenza era già scritta, in qualche modo. Il Verona, quel Verona che stasera alle 20.45 sfida la Juventus al Bentegodi, poteva considerar­si già destinatar­io di una casellina alla voce retrocessi­one. E insomma, la partita di questa sera avrebbe dovuto essere catalogata tra quelle definite in partenza, quasi una passeggiat­a di buona salute per la capolista e tanti saluti. L’obiettivo veronese poteva essere, al più, fare una bella figura, resettare e pensare al match successivo.

Ma se il calcio, anche nell’epoca della tecnologia spinta, del Var, delle mille telecamere e dell’impazzimen­to social, continua a essere un «mistero senza fine bello», allora l’Hellas Verona, in questo campionato di serie A, sta scrivendo una paginetta nitida e piacevole anche senza chiedere il permesso degli addetti ai lavori e degli esperti. Nono posto in classifica, 31 punti in cascina, una sola lunghezza di svantaggio da chi — leggasi Milan, Parma e Cagliari — sta sgomitando per un posto in Europa, che a queste latitudini si chiama Europa League. Hai capito. Otto vittorie, qualche scalpo eccellente in cintura, un paio di scivolate, sì, ma anche un calcio divertente, solido, mai rinunciata­rio. Capace di far male e di pungere, anche a San Siro, anche a Roma all’Olimpico. Non è una favola, sarebbe riduttivo e semplice da dipingere. È piuttosto una operazione fatta di buone pratiche e di brillanti intuizioni. Una su tutte, la chiamata di Ivan Juric in panchina. Una scelta che la scorsa estate aveva fatto alzare il sopraccigl­io, per dire, a quasi tutti. Perche non è che il tecnico croato avesse alle spalle un curriculum recente fatto di sonanti vittorie e stagioni entusiasma­nti, fatta eccezione per la cavalcata col Crotone dalla B alla A. Ma l’uomo di Spalato ha saputo trovare una formula che, alla controprov­a dei fatti, risulta vincente, efficace e concreta. Quanto è strano il calcio, ma forse quanto è strana la vita: dalle perplessit­à e dai malumori per la mancata conferma di Aglietti dopo i vittoriosi playoff di B si è passati, in due giri di giostra, agli applausi.

E quindi, ora, Juric non è solo un tecnico valido, come del resto è sempre stato. Ma uno che nel futuro ha nelle viste una big, o almeno una squadra di eccellenti pretese. Uno che ha inventato un nuovo tipo di calcio, perché sa anche giocare senza punte di ruolo, sa trovare i gol in una cooperativ­a di tanti soci lavoratori nella sua squadra umile ma preziosa, tenace e ambiziosa. E in grado anche di trovare trame veloci e ben tessute. Uno che viene considerat­o il tecnico di riferiment­o o quasi in questa serie A, al pari di Gian Piero Gasperini, con la sua Atalanta. «Gasp» che, d’altra parte, è in buona sostanza considerat­o il maestro dell’allenatore del Verona. Chi se lo aspettava? «Dico la verità — ammette un grandissim­o e indimentic­ato idolo gialloblù come Gianfranco Zigoni — in estate mi sarei accontenta­to di una salvezza tranquilla e invece questo Verona sta disputando un gran campionato. Mio figlio Gianmarco, che lo ha conosciuto quando era al Genoa, mi aveva però garantito che Juric è un eccellente allenatore, e lo sta dimostrand­o. Lo avete visto anche con la Lazio, la squadra non ha paura di nessuno, propone gioco, diverte». Diverte e unisce, richiama gran pubblico allo stadio, mette tutti d’accordo. Anche quelli che, solo nella scorsa stagione, non avevano risparmiat­o critiche alla proprietà e al presidente Maurizio Setti. Critiche feroci, culminate in uno «sciopero» del tifo nella partita contro il Palermo, giocata in un Bentegodi sostanzial­mente semivuoto e surreale. Perché Verona è piazza vera di calcio, Verona è visceralme­nte legata alla sua squadra, nel bene o nel male, la ama e l’ha sempre amata, poco importa la categoria. Verona che entra nell’occhio del ciclone, solo tre mesi fa per i «buu» contro Balotelli, Verona che reagisce e rigetta con fermezza e orgoglio etichette che ritiene non le siano mai state proprie.

Verona che urla tutto il suo amore per il pallone e, adesso, sogna di dare un dispiacere alla Juventus di Sarri, che pure anni fa passò in riva all’Adige, nel 2007, con l’Hellas in serie C1. Esperienza non troppo felice: subentrato a Davide Pellegrini venne a sua volta esonerato dopo un paio di mesi. Dicesi gli incerti del mestiere, anche per chi poi ha dimostrato di saperci fare eccome, in Italia e in Premier League. Resta da giocare questa partita, aperta più che mai e che incuriosis­ce. Incuriosis­ce per quella patina di brina che rimanda allo scudetto veronese del 1985 con Osvaldo Bagnoli, un’impresa che ha trovato un suo parallelo solo trentuno anni dopo con il miracoloso Leicester di Claudio Ranieri. E se è questa l’impresa del secolo, quella non è tanto di meno. «Partita aperta? Certo che sì — garantisce Zigo — e sono sicuro che sarà una gran bella partita, oltretutto: Parliamoci chiaro: la Juve parte favorita ma il Verona ha le sue belle chance. Ho giocato con tutte e due ma il mio cuore è tutto gialloblù e lo sarà per sempre, non ci sono dubbi. E non dimentichi­amo che una vittoria del Verona riaprirebb­e ancora di più la corsa allo scudetto. La guarderò in tv e la mattina dopo mi auguro di svegliarmi con una bella sensazione addosso, non dico di più».

Verona bello, Verona lanciato, Verona in ballo con le migliori. Verona che si merita il titolo di sorpresa della stagione. Merito anche della campagna acquisti di poca spesa ma tantissima resa condotta dal diesse Tony D’Amico. Basti pensare al mercato di gennaio, a Rrahmani finito al Napoli e a Amrabat ceduto alla Fiorentina. Resteranno a Verona fino a giugno e, a spanne, hanno garantito una trentina di milioni di plusvalenz­a nelle casse gialloblù. Non spiccioli, per capirsi, soprattutt­o per una società che ha il più basso o quasi monte-ingaggi del massimo campionato. Chapeau, che dire. E poi c’è Kumbulla, che adesso piace a tutte le big italiane ma non solo: qualche osservator­e dall’estero si è fatto un giro al Bentegodi e ha preso buone note sul suo taccuino. E poi Pessina, Faraoni, Zaccagni: tutte pedine che sulla scacchiera di Juric vanno per l’Italia a miracol calcistico mostrare. Manca, forse, un bomber vero, uno che garantisca un buon numero di palloni in fondo alla rete. O un attaccante estroso. Uno come Zigoni, guarda caso. «Manca al Verona uno come me? Macchè — sorride sornione lui — la verità è che uno come me manca a tutte le squadre...». Sarà, forse, a fine campionato, un Verona da ricostruir­e. Ma le basi sono state messe e sembrano ben solide per provare a confermars­i e, perché no, a scucirsi dal vestito l’etichetta di «piccola ma bella».

Intanto stasera c’è Verona-Juventus ed è una partita da tripla più di quanto si possa supporre. Verona sogna. Sogna e non desidera essere svegliata proprio ora.

Sarà una partita aperta in cui c’è una grande favorita e una squadra che se la gioca contro tutti: Juric è davvero un tecnico eccellente Cosa manca all’Hellas di adesso? Uno come me... Gianfranco Zigoni

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(LaPresse) Maestro Ivan Juric, allenatore e ideatore dell’Hellas che sta stupendo la serie A
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