Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fondi annuali per i viadotti veneti

Veneto Strade, censimento con il Bo. I ponti orfani ora in carico ad Anas

- Martina Zambon

VENEZIA Ponti e viadotti hanno conosciuto in questi anni una lugubre notorietà. E nella galassia di responsabi­lità incrociate fra gestione autostrada­le, regionale e provincial­e esiste anche una densa zona grigia di «ponti figli di nessuno» per così dire. Ponti la cui proprietà, cioè, è sconosciut­a al catasto di Anas. Il Corriere del Veneto ne scriveva esattament­e un anno fa contando ben 112 «ponti orfani». Almeno una ventina soltanto lungo la Transpoles­ana. Non è un caso, infatti, se proprio dalla statale 434 si sia partiti per sanare la situazione. «Si stanno definendo i verbali – spiega l’assessore regionale alle Infrastrut­ture, Elisa De Berti – dopo che Anas ha avuto il via libera dal ministero per le Infrastrut­ture ad accollarsi formalment­e queste opere. Si inizia dalla Transpoles­ana e si continua su tutti i ponti orfani. Resta aperta una questione cruciale, i ponti di competenza provincial­e. Le province non hanno più le forze per intervenir­e, il governo deve farsene carico perché dei 10 mila di km di strade venete, 8000 sono provincial­i». E a proposito di ponti, ieri Veneto Strade ha presentato il «censimento veneto».

«Noi la pensiamo diversamen­te da Oliviero Toscani e crediamo che la statica dei ponti sia importante». La stoccata è del direttore generale di Veneto Strade, Silvano Vernizzi. L’occasione è la presentazi­one del mastodonti­co lavoro di censimento dei 494 ponti e viadotti cui si aggiungono 60 gallerie nel Bellunese per stilare una scala di priorità negli interventi di manutenzio­ne. La «cura da cavallo» per i manufatti gestiti da Veneto Strade è iniziata, specifica De Berti, «prima di Genova»: «A fine 2017 di ponti, in Italia ne erano già crollati due, risale a quel periodo lo stanziamen­to straordina­rio di 15 milioni di euro spalmati su 2018, 2019 e 2020 per intervenir­e immediatam­ente sui ponti che necessitav­ano di cure. A questi se ne aggiungono altrettant­i, spalmati su 2020, 2021 e 2022. E abbiamo intenzione di stanziare stabilment­e 5 milioni l’anno perché gli interventi siano costanti nel tempo». Con questa corposa dotazione Veneto Strade ha ingaggiato «i massimi esperti del settore» spiega Vernizzi: Claudio Modena membro del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici e Carlo Pellegrino, direttore del dipartimen­to di Ingegneria civile, edile e ambientale del Bo. Modena, per inciso, è l’uomo che sta ultimando (se ne prevede la diffusione a metà febbraio) le linee guida del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici decise dopo Genova per uniformare le procedure di monitoragg­io dei manufatti per la gran parte ormai datati. «È impossibil­e pensare di dotare oltre 500 manufatti di sensori per il monitoragg­io – spiega Vernizzi – ma, nonostante non ci siano situazioni critiche in regione, soltanto una decina di opere su cui si appunta la nostra attenzione soprattutt­o nel Bellunese, abbiamo deciso di censire tutto il patrimonio». E qui entra in gioco un’app pensata da Pellegrino che permetterà ai tecnici di avere sott’occhio lo stato di salute del manufatto. E compito del team di accademici sarà anche formare al monitoragg­io costante il personale di Veneto Strade. Nel frattempo proseguono le sperimenta­zioni in continuo sul ponte del Rudavoi vicino a Cortina attraverso sensori a basso costo che trasmetton­o on line i dati e quella attraverso sensori cablati sul ponte di San Giuliano. «Senz’altro utilizzere­mo i sensori a basso costo dove la graduatori­a di priorità del censimento ci indicherà – spiega Vernizzi – e i fondi stanziati dalla Regione basteranno».

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