Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Le chiese restano chiuse «Decisione grave ma per il bene comune»
«Decisioni gravi e dolorose ma necessarie per la salute e il bene comune», dicono i vescovi del Trivento. Le chiese possono restare aperte (evitando gli assembramenti) ma le messe in piena emergenza coronavirus rimangono sospese fino a domenica 8 marzo compresa. È servito a poco l’appello del patriarca (l’ultima volta anche domenica durante la messa trasmessa in Tv dalla basilica della Madonna della Salute) di trovare delle modalità per la celebrazione delle funzioni religiose. E così la Chiesa del Veneto si uniforma alla decisione della
Lombardia e dell’Emilia Romagna «nello spirito di reciproca collaborazione tra Chiesa e Stato per la promozione dell’uomo e il bene del Paese». Del resto il decreto del presidente del Consiglio non ha lasciato spazio: sono sospese le cerimonie religiose e la frequentazione dei luoghi di culto va contingentata, tanto che tornano ad essere vietati i funerali, è consentita solo la benedizione della salma in occasione della sepoltura alla presenza dei soli familiari. Continuano ad essere sospesi gli incontri ci catechismo e le attività nei patronati, battesimi e matrimoni, niente acqua benedetta nelle acquasantiere, chiuse le mense dei poveri (a meno che gli ospiti siano distanti almeno un metro uno dall’altro) a cui saranno consegnati cestini con i pasti. «Per noi è stata una triste e dolorosa decisione — scrivono i vescovi del Triveneto, riunitisi ieri a Mestre sull’emergenza coronavirus — che rappresenta un gesto mosso da una carità pastorale verso i fedeli e da un atto di saggezza e responsabilità ecclesiale e civile nell’esercizio del governo delle Chiese locali». La precisazione: «Si tratta di condividere un comune senso di cittadinanza che porta i credenti, con la loro fede, ad essere pienamente partecipi della realtà in cui vivono, nel rispetto anche di quanto indicato dalla ragione e dalla scienza».
Nei giorni scorsi il patriarca di Venezia Francesco Moraglia si era appellato alle autorità per trovare una modalità, che consentisse comunque di garantire la salute dei presenti, per poter celebrare le messe con i fedeli. «Ho celebrato in un clima surreale, alzavo lo sguardo e vedevo le panche vuote», aveva commentato dopo la messa a San Marco del mercoledì delle Ceneri. «Troviamo delle regole di partecipazione comune — aveva auspicato — contingentiamo gli ingressi, aumentiamo il numero delle celebrazioni, mettiamo igienizzante nelle entrate delle chiese». Poi la delusione e lo smarrimento «per il bene comune».
I vescovi Per noi è stata una triste e dolorosa decisione, un gesto mosso da una carità pastorale verso i fedeli