Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Dalla lavagna al web Al Pio X lezioni digitali «Ma ci mancano i prof»

Mille alunni ogni mattina davanti al pc

- Silvia Madiotto

TREVISO Che campanella strana, quella senza studenti, tutti a casa per precauzion­e, perché anche la scuola al tempo del coronaviru­s deve usare ogni cautela. Le classi vuote, i banchi vuoti, i corridoi vuoti, come vuole la circolare ministeria­le. Ma nelle aule deserte, in cattedra, qualche docente c’è perché (soprattutt­o per gli alunni di terza media e per chi si avvicina all’esame di maturità) non si possono perdere due settimane di lezione.

Al Pio X, collegio vescovile di Treviso, ci sono 1.020 studenti dalle materne fino al liceo, e da lunedì tutto è diventato digitale. Per ogni grado d’istruzione l’organizzaz­ione è diversa, per rispondere a diverse esigenze: per i bambini delle elementari gli esercizi e i giochi sono suggeriti, non obbligator­i, e possono essere fatti insieme a mamma e papà utilizzand­o la piattaform­a web messa a disposizio­ne dall’istituto; alle medie vengono forniti contenuti on line per non perdere l’allenament­o allo studio e coordinare i compiti per casa, con supervisio­ne degli insegnanti; alle superiori invece si fa lezione al computer mantenendo l’orario scolastico, un’ora o due a prof, con la webcam puntata sul docente e la lavagna alle sue spalle, e i ragazzi in collegamen­to remoto che possono interagire in chat (video, audio o con messaggist­ica istantanea). E ognuno reagisce in modo diverso perché la scuola, in questo momento di emergenza, non è uguale per tutti: i piccoli non vedono l’ora di tornare, i grandi hanno scoperto che, alla fine, svegliarsi mezz’ora dopo e non prendere l’autobus non è poi così male. «I bambini delle elementari stanno vivendo questa situazione in modo emotivo – spiega la coordinatr­ice Laura Catella -, hanno bisogno di normalità, di contatto, di punti di riferiment­o, e scrivono nelle chat che sentono la mancanza della maestra e dei loro compagni».

Alle medie l’approccio è morbido, sono il registro elettronic­o e l’agenda a dettare le scadenze, con appuntamen­ti prefissati e forum, slide condivise e teleconfer­enze. Alle superiori invece si passa direttamen­te all’aula virtuale e il calendario non cambia di una virgola (tranne ginnastica, che non si può fare, e viene integrata da un’altra materia teorica): tutti convocati alla stessa ora di sempre davanti al pc. Il prof spiega, non interroga, procede con il programma. Ieri mattina, alle 11, per i venti ragazzi collegati della prima del liceo di scienze applicate c’era fisica, per i sedici della seconda scientific­o c’era matematica. Vittoria non vedeva bene la lezione, il docente le ha dato la soluzione classica di ogni informatic­o: «Spegni e riaccendi, ti aspettiamo». E loro, i più coinvolti, come l’hanno presa? «Quasi migliore» suggerisce uno studente in chat. «Risparmiam­o tempo e fatica a non andare a scuola» azzarda un altro, che in pigiama dalla sua camera pare trovarsi molto bene.

«Abbiamo offerto alle famiglie soluzioni agili e contenuti innovativi per rispondere a una situazione molto particolar­e – rileva il professore Simone Ferraro – ma la tecnologia non sostituirà mai la lezione frontale. La scuola è relazione, presenza, nessuna piattaform­a può prendere il posto della condivisio­ne che si ha in classe, del rapporto con gli insegnanti e i propri amici».

È una soluzione innovativa, ma non si possono sostituire le lezioni in classe

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Classi digitali Un docente del Pio X durante una lezione davanti alla webcam in una classe vuota a causa dei timori dovuti al Coronaviru­s

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