Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dalla lavagna al web Al Pio X lezioni digitali «Ma ci mancano i prof»
Mille alunni ogni mattina davanti al pc
TREVISO Che campanella strana, quella senza studenti, tutti a casa per precauzione, perché anche la scuola al tempo del coronavirus deve usare ogni cautela. Le classi vuote, i banchi vuoti, i corridoi vuoti, come vuole la circolare ministeriale. Ma nelle aule deserte, in cattedra, qualche docente c’è perché (soprattutto per gli alunni di terza media e per chi si avvicina all’esame di maturità) non si possono perdere due settimane di lezione.
Al Pio X, collegio vescovile di Treviso, ci sono 1.020 studenti dalle materne fino al liceo, e da lunedì tutto è diventato digitale. Per ogni grado d’istruzione l’organizzazione è diversa, per rispondere a diverse esigenze: per i bambini delle elementari gli esercizi e i giochi sono suggeriti, non obbligatori, e possono essere fatti insieme a mamma e papà utilizzando la piattaforma web messa a disposizione dall’istituto; alle medie vengono forniti contenuti on line per non perdere l’allenamento allo studio e coordinare i compiti per casa, con supervisione degli insegnanti; alle superiori invece si fa lezione al computer mantenendo l’orario scolastico, un’ora o due a prof, con la webcam puntata sul docente e la lavagna alle sue spalle, e i ragazzi in collegamento remoto che possono interagire in chat (video, audio o con messaggistica istantanea). E ognuno reagisce in modo diverso perché la scuola, in questo momento di emergenza, non è uguale per tutti: i piccoli non vedono l’ora di tornare, i grandi hanno scoperto che, alla fine, svegliarsi mezz’ora dopo e non prendere l’autobus non è poi così male. «I bambini delle elementari stanno vivendo questa situazione in modo emotivo – spiega la coordinatrice Laura Catella -, hanno bisogno di normalità, di contatto, di punti di riferimento, e scrivono nelle chat che sentono la mancanza della maestra e dei loro compagni».
Alle medie l’approccio è morbido, sono il registro elettronico e l’agenda a dettare le scadenze, con appuntamenti prefissati e forum, slide condivise e teleconferenze. Alle superiori invece si passa direttamente all’aula virtuale e il calendario non cambia di una virgola (tranne ginnastica, che non si può fare, e viene integrata da un’altra materia teorica): tutti convocati alla stessa ora di sempre davanti al pc. Il prof spiega, non interroga, procede con il programma. Ieri mattina, alle 11, per i venti ragazzi collegati della prima del liceo di scienze applicate c’era fisica, per i sedici della seconda scientifico c’era matematica. Vittoria non vedeva bene la lezione, il docente le ha dato la soluzione classica di ogni informatico: «Spegni e riaccendi, ti aspettiamo». E loro, i più coinvolti, come l’hanno presa? «Quasi migliore» suggerisce uno studente in chat. «Risparmiamo tempo e fatica a non andare a scuola» azzarda un altro, che in pigiama dalla sua camera pare trovarsi molto bene.
«Abbiamo offerto alle famiglie soluzioni agili e contenuti innovativi per rispondere a una situazione molto particolare – rileva il professore Simone Ferraro – ma la tecnologia non sostituirà mai la lezione frontale. La scuola è relazione, presenza, nessuna piattaforma può prendere il posto della condivisione che si ha in classe, del rapporto con gli insegnanti e i propri amici».
È una soluzione innovativa, ma non si possono sostituire le lezioni in classe