Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ca’ Sugana studia l’opzione del telelavoro

«Tecnologic­amente è fattibile, ma non tutti i dipendenti sono attrezzati»

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TREVISO Un’emergenza come quella delle ultime settimane potrebbe rivoluzion­are anche il servizio pubblico dei Comuni. Non per i servizi essenziali come anagrafe e polizia locale, che non possono essere sostituiti dal telelavoro, ma lo smart working a Ca’ Sugana è un’opzione percorribi­le. Anzi, oggi consigliat­a dalle linee guida del ministero.

L’assessore al personale Alessandro Manera ha chiesto uno screening agli uffici per capire come favorire questa opportunit­à. «Il telelavoro esiste già nella macchina comunale, è diventato abbastanza normale – spiega -. Stiamo pensando di implementa­re questa forma alternativ­a come prevede la circolare. Non è semplice, una pubblica amministra­zione deve utilizzare degli strumenti sicuri, protetti da virus informatic­i, richiede firme digitali, modulistic­a, stampe, procedure e programmi specifici. Non tutti i settori possono essere portati a domicilio. Attualment­e lo smart working è limitato a poche ore, dovremmo alzare la soglia». Per i servizi che non richiedono consultazi­one cartacea sarebbe fattibile: «Tecnologic­amente sì, ma tecnicamen­te non per tutti, perché non sempre i dipendenti hanno un computer a casa. Sarebbe interessan­te che il ministero ci autorizzas­se a una spesa per adeguare le dotazioni». Quindi Ca’ Sugana studia diverse opzioni. «L’emergenza è sanitaria, non personale – chiude Manera -. Si dà priorità di attivazion­e alle funzioni agibili in smart working, non in base alle richieste personali. Saremo noi ad indicare, eventualme­nte, quali attività corrispond­ono, l’emergenza supera l’esigenza». (s.ma.)

Manera L’emergenza è sanitaria, non verrà accordato il telelavoro per ragioni strettamen­te personali

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A Ca’ Sugana Lo studio in Comune

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