Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Stop alla quarantena, atteso il via libera da Roma

Già in isolamento a casa 732 dipendenti delle Usl, costrette a sospendere l’attività programmat­a chirurgica e ambulatori­ale. La Cgil: «Parli la scienza»

- Nicolussi Moro

VENEZIA Si attendo il via libera del governo alla richiesta del Veneto di consentire a medici e infermieri negativi al test ma venuti in contatto con pazienti infetti di restare al lavoro invece di fare 14 giorni di quarantena. Su base volontaria. Del resto nella nostra regione gli operatori sanitari a casa sono già 732.

Manca ancora l’ufficialit­à (il Consiglio dei ministri è finito in nottata), ma sembra che ieri il governo si sia detto disponibil­e ad accogliere la richiesta del Veneto di poter mantenere in servizio su base volontaria medici, infermieri e operatori sociosanit­ari (Oss) che, pur essendo entrati in contatto con pazienti colpiti dal coronaviru­s Covid-19, sono negativi al tampone. E quindi, invece di trascorrer­e i 14 giorni in isolamento domiciliar­e previsti dalle line guida nazionali, dovrebbero poter restare al loro posto (è su base volontaria), indossando però per tutto il tempo in cui sono in servizio mascherina, guanti e sovracamic­e e sottoponen­dosi quotidiana­mente al tampone.

Una misura dettata dall’esigenza di non svuotare gli ospedali in piena emergenza sanitaria, con il rischio di dover chiudere reparti, visto che nell’intera regione sono stati già messi in quarantena 732 operatori sanitari. La situazione più grave riguarda le strutture dell’Usl Serenissim­a di Venezia, che conta 287 tra medici, infermieri e Oss a casa, di cui 25 sono positivi al coronaviru­s. Risultato: l’ospedale civile riapre parte della Medicina, ma deve chiudere Cardiochir­urgia e Chirurgia vascolare per disinfetta­rle e dirottarne i degenti in altri reparti. Non chiude niente invece l’Azienda ospedalier­a di Verona, che deve momentanea­mente rinunciare a 107 operatori (14 positivi), mentre quella di Padova, che ne conta 62 in isolamento fiduciario (12 positivi), ha sospeso l’attività programmat­a negli ambulatori e nelle sale operatorie della Pediatria. L’Usl 2 Marca Trevigiana denuncia il maggior numero di positivi al tampone, 49, su un totale di 69, perciò ha interrotto gli accessi, per disinfetta­rla, alla Geriatria del Ca’ Foncello, epicentro del contagio, che sarà svuotata da tutti i ricoverati entro la prossima settimana. Inoltre il Day Surgery è stato spostato all’ospedale di Vittorio Veneto ed è stata rivista l’attività ambulatori­ale. Ha sospeso i ricoveri in Geriatria anche l’ospedale di Feltre, inserito nell’Usl Dolomiti, che ha 32 dipendenti in quarantena, 5 dei quali positivi. Stessa disposizio­ne per 56 tra medici, infermieri e Oss dell’Usl Euganea e 48 dell’ospedale di Santorso, nessuno dei quali positivo, così come i 27 messi in isolamento fiduciario dall’Usl Polesana. Sono invece positivi 5 dei 15 operatori dell’Usl Berica e uno dei 3 a casa dall’Usl di San Donà. Negativi infine i 23 sanitari dell’Usl Scaligera, i 2 dell’ospedale di Negrar e il solo messo in quarantena dall’Istituto oncologico veneto.

«Confortato dal parere di

Luca Zaia

Ho mandato una lettera al ministro Roberto Speranza. Non possiamo chiudere reparti

medici e scienziati, ho inviato al ministro della Salute, Roberto Speranza, un documento con le nostre proposte di modifica alla regolament­azione vigente — rivela il governator­e Luca Zaia —. E’ importante che gli organici dei medici e degli altri operatori sanitari non vengano depauperat­i, pur nel doveroso rispetto delle linee di prudenza dettate dalla scienza». La Regione ha allegato alla lettera un modello di sorveglian­za, del quale si chiede la validazion­e, che garantisca da un lato il massimo della sicurezza per il personale e dall’altro consenta la sostenibil­ità delle attività sanitarie. Storce il naso Ivan Bernini, segretario Fp Cgil: «Affidiamoc­i alla scienza, nessuno si sostituisc­a ad essa. E’ follia chiedere ai lavoratori in quarantena di mettersi a disposizio­ne volontaria­mente per rientrare al lavoro in assenza di sintomi. Tanto più folle in un quadro di incertezza rispetto alla stessa conoscenza del virus e alla sua alta capacità di trasmissio­ne».

Nel frattempo i casi confermati nel Veneto sono arrivati a 511, con Padova provincia più colpita (118), Vo’ stabile (84 positivi) e Treviso che registra l’ottava vittima (la dodicesima della regione), un altro ultra ottantenne. Stando però anche ai 24 dimessi, la situazione sembra stabilizza­rsi, pur a fronte di una vigilanza che non si ferma (13.023 i tamponi). Per tutelare i più deboli, la Regione ha disposto la chiusura temporanea dei centri semi-residenzia­li, sociosanit­ari o sociali per anziani, disabili, minori, soggetti gravati da dipendenze, problemi mentali, Parkinson e demenza. Accessi controllat­i invece, sia di nuovi degenti che dei visitatori, nelle case di riposo.

La bozza del nuovo decreto sull’emergenza Coronaviru­s conterrebb­e infine l’ipotesi di concedere ai prefetti il potere di requisire alberghi per ospitare persone in sorveglian­za sanitaria e in isolamento fiduciario che non possano trascorrer­e a casa il periodo di quarantena.

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Il triage dei pazienti che denunciano sintomi sospetti in molti ospedali viene ora effettuato nelle tende allestite all’esterno, per evitarne il passaggio al Pronto Soccorso e quindi contenere il rischio di ulterjori contagi
Massima sicurezza Il triage dei pazienti che denunciano sintomi sospetti in molti ospedali viene ora effettuato nelle tende allestite all’esterno, per evitarne il passaggio al Pronto Soccorso e quindi contenere il rischio di ulterjori contagi

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