Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Più garanzie al credito «Fondi dalla Regione»
Vale 2,7 miliardi la partita Fondo centrale ampliato dal decreto del governo
Il governo amplia le garanzie per tenere aperti i rubinetti sul credito. E la Regione, attraverso l’assessore Roberto Marcato, prepara altri fondi.
VENEZIA Credito alle imprese, il governo allarga le garanzie del Fondo centrale per scongiurare la chiusura dei rubinetti. In una partita in Veneto da oltre 2 miliardi, in cui la Regione è pronta ad aumentare i soldi messi sul fondo regionale, coordinando gli interventi con quelli permessi anche a categorie e casse professionali. Il capitolo era tra i più attesi del decreto economico da 25 miliardi per tentare di arginare il tracollo dell’economia indotto dal coronavirus. Tentativo che passa anche per l’aumento di un miliardo del Fondo di garanzia per le Pmi, oltre a un’estensione delle garanzie collegate alla moratoria su mutui e prestiti, per altri 1,7 miliardi, e ai 500 milioni di garanzie via Cassa depositi e prestiti dedicate alle medie imprese.
Partita decisiva in Veneto. Il Fondo centrale di garanzia è intervenuto nel 2019 in oltre 15.500 operazioni, che hanno assistito finanziamenti per 2,7 miliardi (2,4 miliardi in garanzia diretta, il 77% delle operazioni, 284 milioni in controgaranzia, l’altro 22%), garantendone una fetta di 1,8. Attività che assorbe il 12% delle richieste
ed il 14% degli importi su scala nazionale.
Ora si tratterà di vedere bene i dettagli del decreto. Ma nella sostanza, sul fronte garanzie prevede nove mesi di operatività straordinaria del Fondo, con una serie di operazioni: niente commissioni sulle garanzie e raddoppio da 2,5 a 5 milioni di euro dell’importo massimo garantito, per dare spazio anche alle imprese che le hanno già esaurite. E ancora: l’ammissibilità di operazioni di rinegoziazione, se le banche concedono nuova finanza per almeno il 10% del debito residuo e l’allungamento automatico della garanzia, se scatta la moratoria. Rilevante anche, per le piccole aziende, l’esclusione su finanziamenti fino a centomila euro degli schemi che sorvegliano l’andamento delle aziende, per ammettere anche quelle in tensione finanziaria per l’epidemia.
A fianco poi delle garanzie concesse in parte sui prestiti allungati, o sospesi o sul maggior credito usato rispetto a quello sospeso, ci sono l’ulteriore aumento delle coperture sulla tranche junior, quella a maggior rischio di perdita, dall’originario 7% fino al 14,4%, su portafogli di prestiti in cui intervengano anche altri garanti, a partire dai fondi speciali regionali, i soldi aggiunti dalle Regioni per aumentare i prestiti su scala regionale. A cui si possono ora affiancare soluzioni analoghe di associazioni di categoria o casse professionali.
Soluzione che chiama in campo un livello di intervento regionale, meglio se coordinate, che concentri qui le risorse a disposizione, magari dirottandole dai fondi di rotazione. «Il ministro Gualtieri aveva fin dall’inizio fatto capire di voler fare tutto il possibile per sostenere la liquidità delle imprese sostiene Francesco Giacomin, profondo conoscitore della questione credito alle Pmi da ex consigliere di Unicredit, direttore degli artigiani e vicepresidente della finanziaria regionale Veneto Sviluppo -. Adesso è il momento di far passare le risorse sul canale delle garanzie».
«Siamo stati tra i primi, un anno fa, a far partire la sezione speciale veneta del Fondo, ora dotata di 30 milioni di euro», dice l’assessore regionale all’economia, Roberto Marcato. Le tre tranche da 10 milioni ciascuna hanno aumentato le coperture sulla garanzia diretta, per finanziamenti complessivi di 500 milioni, garanzie di portafoglio di prestiti, per 300 milioni, e sulla riassicurazione dei confidi, per altri 550. «E siamo pronti - dice Marcato - a mettere altre risorse».
Sperando che basti, soprattutto per le microimprese. «La preoccupazione è per i finanziamenti fino a 30-50 mila euro - spiega Mauro Vignandel, direttore di Cofidi veneziano -. Il rischio è che perfino una garanzia all’80% non basti, perché le banche non sono comunque interessate ad operazioni che assorbono capitale, non rendono sugli interessi e costano impegno come le grandi. Servirebbe attrezzare una soluzione di scorta, un bazooka per far arrivare la liquidità alle microimprese con fondi pubblici e un funzionamento simile ai fondi di rotazione, da gestire anche attraverso i confidi».
Marcato Già impegnati dall’anno scorso 30 milioni che hanno contribuito a 1,3 miliardi di prestiti