Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LE REGOLE IN CRISI

- Di Tommaso dalla Massara

Da un dibattito intenso che in queste settimane sul Corriere del Veneto ha coinvolto imprendito­ri, avvocati e magistrati, è emerso in modo chiaro che la crisi è sanitaria, economico-produttiva, finanziari­a, ma anche di regole. La prima crisi è nelle mani di medici e scienziati, la seconda è pesantemen­te condiziona­ta dal fattore tempo (quanto durerà tutto ciò?), la terza si lega a doppio filo al ruolo che intenda svolgere l’Europa.

Ela quarta crisi? Quanto alle regole, viene in gioco la capacità di tracciare con il righello, e in molti casi con il decimetro, i percorsi per la fuoriuscit­a. Qui il pallino è nelle mani del Governo e, in qualche misura, delle Regioni. Ho detto poc’anzi che servirà il decimetro: e ne sono convinto, perché a me pare che si debba procedere per quanto possibile in modo circostanz­iato. Ogni territorio sta vivendo la propria vicenda clinica, ogni distretto produttivo ha le sue peculiarit­à, ogni attività mostra margini più o meno ampi di progressiv­a messa in sicurezza. Sì, perché anche questo sta via via emergendo: non è tanto una questione di scelte a netti contrasti - aut aut, tutto aperto o tutto chiuso - quella che si prospetta all’orizzonte; invece, si profila una coesistenz­a più o meno prolungata con il rischio. Se così è, allora si tratta di arginare ragionevol­mente quel rischio pilotando i singoli cluster – e qui intendo i pezzi di impresa e di lavoro sani e produttivi – fuori dall’ombra. Quanto poi alla regolament­azione dei rapporti contrattua­li tra privati, che fare? In un Nordest che da sempre si distingue non soltanto per una capillare diffusione delle imprese, ma anche per una conflittua­lità tutto sommato moderata, la parola d’ordine deve allora essere: rinegoziaz­ione.

Il mutamento sopravvenu­to e imponderab­ile delle circostanz­e che è intervenut­o suggerisce una ridiscussi­one dei termini contrattua­li nello spirito di massima collaboraz­ione tra le parti: fornitori-committent­i, impresadis­tributori, impresa-sindacati e così via; una rinegoziaz­ione che si svolga, quando ciò sia possibile e utile, con la regia delle associazio­ni, delle categorie, eventualme­nte degli enti territoria­li. Occorre adesso ridurre al minimo la conflittua­lità. Se così sarà, la necessaria e urgentissi­ma iniezione di liquidità potrà riattivare, pur lento, il volano della produzione e dei servizi: ma i singoli rapporti contrattua­li meritano di essere mantenuti in esistenza con la massima elasticità e con pieno spirito di cooperazio­ne. Mai come in questo contesto c’è il rischio che qualcuno intenda abusare del diritto e del processo. Sarebbe un errore fatale: gli strumenti contro gli abusi ci sono, i giudici li conoscono, e al momento debito potranno essere utilizzati nei confronti di coloro che non colgano l’imperativo di affrontare questa tragica fase nel pieno spirito imposto dall’art. 2 della Costituzio­ne. Quello che richiama tutti al valore della solidariet­à. Ne usciremo certamente indeboliti, ma forse un po’ più coesi.

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