Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
LE REGOLE IN CRISI
Da un dibattito intenso che in queste settimane sul Corriere del Veneto ha coinvolto imprenditori, avvocati e magistrati, è emerso in modo chiaro che la crisi è sanitaria, economico-produttiva, finanziaria, ma anche di regole. La prima crisi è nelle mani di medici e scienziati, la seconda è pesantemente condizionata dal fattore tempo (quanto durerà tutto ciò?), la terza si lega a doppio filo al ruolo che intenda svolgere l’Europa.
Ela quarta crisi? Quanto alle regole, viene in gioco la capacità di tracciare con il righello, e in molti casi con il decimetro, i percorsi per la fuoriuscita. Qui il pallino è nelle mani del Governo e, in qualche misura, delle Regioni. Ho detto poc’anzi che servirà il decimetro: e ne sono convinto, perché a me pare che si debba procedere per quanto possibile in modo circostanziato. Ogni territorio sta vivendo la propria vicenda clinica, ogni distretto produttivo ha le sue peculiarità, ogni attività mostra margini più o meno ampi di progressiva messa in sicurezza. Sì, perché anche questo sta via via emergendo: non è tanto una questione di scelte a netti contrasti - aut aut, tutto aperto o tutto chiuso - quella che si prospetta all’orizzonte; invece, si profila una coesistenza più o meno prolungata con il rischio. Se così è, allora si tratta di arginare ragionevolmente quel rischio pilotando i singoli cluster – e qui intendo i pezzi di impresa e di lavoro sani e produttivi – fuori dall’ombra. Quanto poi alla regolamentazione dei rapporti contrattuali tra privati, che fare? In un Nordest che da sempre si distingue non soltanto per una capillare diffusione delle imprese, ma anche per una conflittualità tutto sommato moderata, la parola d’ordine deve allora essere: rinegoziazione.
Il mutamento sopravvenuto e imponderabile delle circostanze che è intervenuto suggerisce una ridiscussione dei termini contrattuali nello spirito di massima collaborazione tra le parti: fornitori-committenti, impresadistributori, impresa-sindacati e così via; una rinegoziazione che si svolga, quando ciò sia possibile e utile, con la regia delle associazioni, delle categorie, eventualmente degli enti territoriali. Occorre adesso ridurre al minimo la conflittualità. Se così sarà, la necessaria e urgentissima iniezione di liquidità potrà riattivare, pur lento, il volano della produzione e dei servizi: ma i singoli rapporti contrattuali meritano di essere mantenuti in esistenza con la massima elasticità e con pieno spirito di cooperazione. Mai come in questo contesto c’è il rischio che qualcuno intenda abusare del diritto e del processo. Sarebbe un errore fatale: gli strumenti contro gli abusi ci sono, i giudici li conoscono, e al momento debito potranno essere utilizzati nei confronti di coloro che non colgano l’imperativo di affrontare questa tragica fase nel pieno spirito imposto dall’art. 2 della Costituzione. Quello che richiama tutti al valore della solidarietà. Ne usciremo certamente indeboliti, ma forse un po’ più coesi.