Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Celle piene e rischio Covid, arresti al minimo
Sovraffollamento, la Cassazione: pesare le misure detentive. Ma per il capo dei pm padovani le maglie non si sono allargate. I detenuti fanno le mascherine
Cappelleri: «Città indifese? No, percezione distorta: i reati sono crollati»
PADOVA Non servono dati statistici o grandi elaborazioni per rendersi conto del crollo verticale del numero di reati che, dal 21 febbraio, si registrano nell’intero territorio regionale. L’emergenza Covid-19, con il progressivo lock-down delle imprese e l’obbligo di stare a casa, sembra aver paralizzato il «business» degli illeciti, tanto che, almeno a Padova, cuore della regione, i reati sono in calo del 70%, un dato che appare simile in tutte le provincie. Il riflesso incondizionato di questo numero è che gli arresti e i trasferimenti in carcere sono nettamente diminuiti, anche se in questo frangente entra in campo un’altra variabile, ben visibile agli occhi di un osservatore attento: a parità di tipologia dei reati preCovid 19, gli arrestati raramente finiscono in carcere; per loro si applica più spesso la detenzione domiciliare. «Dalla procura generale presso la Corte di Cassazione – spiega Antonino Cappelleri, procuratore capo di Padova – è arrivata a tutte le procure una direttiva molto chiara, che richiama al buon senso. Dobbiamo pensare che nelle carceri c’è un serio problema di sovraffollamento e in una emergenza come questa non possiamo andare ad aggravare una situazione già complessa».
Parole che vanno inserite anche nel contesto in cui sono pronunciate: giusto ieri, infatti, Cappelleri e i magistrati del tribunale di Sorveglianza, hanno preso parte all’iniziativa della cooperativa Giotto, che, proprio nell’aula della Sorveglianza del tribunale di Padova, ha distribuito le mascherine confezionate dai detenuti del carcere Due Palazzi. La stessa presidente del tribunale di sorveglianza di Venezia, Linda Arata, ha colto l’occasione per segnalare le gravi difficoltà in cui versano la casa circondariale e il Due Palazzi di Padova, evidenziando anche l’importante lavoro che svolgono in questo momento le cooperative che stanno responsabilizzando i detenuti, mettendo in atto la rieducazione della pena detentiva così come prevede l’ordinamento giudiziario.
Già all’inizio dell’epidemia, a tutti i magistrati padovani erano giunte indicazioni chiare da parte del vertice della procura sull’attenzione allo stato delle carceri e sulla necessità di non aggravare una situazione complessa. Il chiarimento in merito a questa direttiva l’aveva dato lo stesso Cappelleri, i primi giorni di marzo: «Si tratta di fare delle scelte responsabili, è un equilibrio complesso ma di equiligruppi brio si tratta. Non deve passare il messaggio che le maglie si sono allargate». Tuttavia, di riflesso, non si può non notare come, sempre a Padova, pare stia diventando un caso la segnalazione di spacciatori che agirebbero «indisturbati» in città, lo testimoniano vari Facebook e anche Striscia la Notizia, che, giusto due sere fa, ha mandato in onda un servizio dove la città pare «invasa» da spacciatori. «Mi rendo conto - riprende il procuratore - che nelle strade oggi vuote questi capannelli rischiano di “spiccare”, ma è solo perché siamo tutti a casa. Le forze dell’ordine sono al lavoro continuamente e confermo il dato della riduzione dei reati del 70%, quindi quella che mi sta segnalando è una percezione».
Altro tema caldo è la riapertura dei tribunali l’11 maggio, con il possibile congestionamento di una giustizia già intasata. Per velocizzare le pratiche al riavvio dei processi da più parti si fa largo la strada dell’amnistia, ossia l’estinzione del reato e la rinuncia da parte dello Stato a perseguire i colpevoli. «Amnistia e indulto (che, a differenza della prima, cancella la pena ma non il reato, ndr) sono istituti vecchi e fuori dal tempo – afferma ancora Cappelleri – che non tengono conto dell’importanza della rieducazione che invece è essenziale, lo vediamo in special modo oggi con la distribuzione della mascherine fatte dai carcerati».
Resta il problema delle piccole cause «bagatellari», ossia di poco conto, che si concludono con il pagamento di una pena pecuniaria ma che ingombrano le scrivanie dei magistrati rallentando una macchina già piuttosto arrugginita. «La giustizia - conclude Cappelleri – mette a disposizione dei magistrati l’assoluzione per “tenue gravità del fatto”. Si tratta di un articolo che potrebbe opportunamente essere utilizzato in casi come questi».
Cappelleri
Si tratta semplicemente di fare scelte responsabi li. È un equilibrio complicato da trovare, ma sempre e solo di equilibrio si tratta