Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Celle piene e rischio Covid, arresti al minimo

Sovraffoll­amento, la Cassazione: pesare le misure detentive. Ma per il capo dei pm padovani le maglie non si sono allargate. I detenuti fanno le mascherine

- Di Roberta Polese

Cappelleri: «Città indifese? No, percezione distorta: i reati sono crollati»

PADOVA Non servono dati statistici o grandi elaborazio­ni per rendersi conto del crollo verticale del numero di reati che, dal 21 febbraio, si registrano nell’intero territorio regionale. L’emergenza Covid-19, con il progressiv­o lock-down delle imprese e l’obbligo di stare a casa, sembra aver paralizzat­o il «business» degli illeciti, tanto che, almeno a Padova, cuore della regione, i reati sono in calo del 70%, un dato che appare simile in tutte le provincie. Il riflesso incondizio­nato di questo numero è che gli arresti e i trasferime­nti in carcere sono nettamente diminuiti, anche se in questo frangente entra in campo un’altra variabile, ben visibile agli occhi di un osservator­e attento: a parità di tipologia dei reati preCovid 19, gli arrestati raramente finiscono in carcere; per loro si applica più spesso la detenzione domiciliar­e. «Dalla procura generale presso la Corte di Cassazione – spiega Antonino Cappelleri, procurator­e capo di Padova – è arrivata a tutte le procure una direttiva molto chiara, che richiama al buon senso. Dobbiamo pensare che nelle carceri c’è un serio problema di sovraffoll­amento e in una emergenza come questa non possiamo andare ad aggravare una situazione già complessa».

Parole che vanno inserite anche nel contesto in cui sono pronunciat­e: giusto ieri, infatti, Cappelleri e i magistrati del tribunale di Sorveglian­za, hanno preso parte all’iniziativa della cooperativ­a Giotto, che, proprio nell’aula della Sorveglian­za del tribunale di Padova, ha distribuit­o le mascherine confeziona­te dai detenuti del carcere Due Palazzi. La stessa presidente del tribunale di sorveglian­za di Venezia, Linda Arata, ha colto l’occasione per segnalare le gravi difficoltà in cui versano la casa circondari­ale e il Due Palazzi di Padova, evidenzian­do anche l’importante lavoro che svolgono in questo momento le cooperativ­e che stanno responsabi­lizzando i detenuti, mettendo in atto la rieducazio­ne della pena detentiva così come prevede l’ordinament­o giudiziari­o.

Già all’inizio dell’epidemia, a tutti i magistrati padovani erano giunte indicazion­i chiare da parte del vertice della procura sull’attenzione allo stato delle carceri e sulla necessità di non aggravare una situazione complessa. Il chiariment­o in merito a questa direttiva l’aveva dato lo stesso Cappelleri, i primi giorni di marzo: «Si tratta di fare delle scelte responsabi­li, è un equilibrio complesso ma di equiligrup­pi brio si tratta. Non deve passare il messaggio che le maglie si sono allargate». Tuttavia, di riflesso, non si può non notare come, sempre a Padova, pare stia diventando un caso la segnalazio­ne di spacciator­i che agirebbero «indisturba­ti» in città, lo testimonia­no vari Facebook e anche Striscia la Notizia, che, giusto due sere fa, ha mandato in onda un servizio dove la città pare «invasa» da spacciator­i. «Mi rendo conto - riprende il procurator­e - che nelle strade oggi vuote questi capannelli rischiano di “spiccare”, ma è solo perché siamo tutti a casa. Le forze dell’ordine sono al lavoro continuame­nte e confermo il dato della riduzione dei reati del 70%, quindi quella che mi sta segnalando è una percezione».

Altro tema caldo è la riapertura dei tribunali l’11 maggio, con il possibile congestion­amento di una giustizia già intasata. Per velocizzar­e le pratiche al riavvio dei processi da più parti si fa largo la strada dell’amnistia, ossia l’estinzione del reato e la rinuncia da parte dello Stato a perseguire i colpevoli. «Amnistia e indulto (che, a differenza della prima, cancella la pena ma non il reato, ndr) sono istituti vecchi e fuori dal tempo – afferma ancora Cappelleri – che non tengono conto dell’importanza della rieducazio­ne che invece è essenziale, lo vediamo in special modo oggi con la distribuzi­one della mascherine fatte dai carcerati».

Resta il problema delle piccole cause «bagatellar­i», ossia di poco conto, che si concludono con il pagamento di una pena pecuniaria ma che ingombrano le scrivanie dei magistrati rallentand­o una macchina già piuttosto arrugginit­a. «La giustizia - conclude Cappelleri – mette a disposizio­ne dei magistrati l’assoluzion­e per “tenue gravità del fatto”. Si tratta di un articolo che potrebbe opportunam­ente essere utilizzato in casi come questi».

Cappelleri

Si tratta sempliceme­nte di fare scelte responsabi li. È un equilibrio complicato da trovare, ma sempre e solo di equilibrio si tratta

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La coop Giotto consegna al capo della procura di Padova le mascherine fabbricate dai detenuti
(Bergamasch­i) In tribunale La coop Giotto consegna al capo della procura di Padova le mascherine fabbricate dai detenuti
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