Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
IL CONFINE DA SUPERARE
Non basterà certo l’invito del premier Giuseppe Conte a «passare le vacanze in Italia». Il turismo è forse il settore più colpito dal coronavirus. Peccato che gli italiani abbiano pochi soldi da spendere, per giunta molti le ferie le hanno consumate durante il lockdown. Nemmeno i sostegni messi in campo dal governo e il bonus vacanze potranno salvare la stagione. Insomma, nei giorni in cui si riaprono spiagge e alberghi, la realtà appare in tutta la sua evidenza: senza gli stranieri il turismo italiano (e nordestino in particolare) rischia un bagno di sangue. In Veneto, prima regione turistica con 70 milioni di presenze, un giro d’affari di 18 miliardi e punte di 300 mila addetti in agosto, gli stranieri pesano per oltre due terzi. Tra questi, i tedeschi fanno la parte del leone, con 16,5 milioni di presenze, seguiti dagli austriaci con 3,8 milioni. Secondo Veneto Lavoro, nel settore sono già andati perduti 30 mila posti di lavoro e in bilico ci sono 100 mila stagionali. La partita decisiva, ancora una volta, si gioca a Bruxelles. Il Recovery Plan, se dovesse decollare, riserverà una fetta delle risorse proprio al turismo. Ma l’Italia ha un obiettivo più immediato: la riapertura, da metà giugno, delle frontiere e la libera circolazione di cittadini Ue.
Conte & Co. devono convincere il fronte dei riottosi, guidato da Angela Merkel e soprattutto dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, dimostrando che in Italia la curva epidemica è sotto controllo.
Guai se il Brennero restasse chiuso. Peggio ancora se passasse la linea degli accordi bilaterali, per creare flussi turistici dalla Germania e dal Nord Europa verso la Croazia e la Grecia, o magari verso la Francia (che quanto a Covid-19 non sta poi messa meglio di noi). Salvare il salvabile non sarà per niente facile, con la concorrenza internazionale pronta a conquistare terreno. Il punto, però, è un altro. Per dirla con le parole usate da Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona, nell’intervista rilasciata al vicedirettore Massimo Mamoli al Corriere del Veneto, ci vorrebbe una visione.
Dopo lo tsunami coronavirus, niente sarà come prima. Il rilancio del turismo passa per la costruzione di un’immagine che vada oltre i vecchi stilemi del Belpaese, fatti di mare, buona cucina e, cara grazia, città meravigliose. Bisogna passare alla strategia delle «tre Esse»: Sicurezza, Sostenibilità, Servizi.
Occorre fare capire al mondo intero che l’Italia ha voltato pagina, non vuole (non può) vivere sulle rendite di posizione. Modernità coniugata con tutte le garanzie antivirus. La stessa visione che, peraltro, dovrebbe ispirare gli operatori, specialmente a Nordest. Mai come ora è il momento di fare rete, per ridurre i costi e lanciare offerte ad alto valore aggiunto, costruite su misura per i singoli clienti.
E le tecnologie digitali vanno viste come il migliore investimento competitivo. Bisogna assolutamente ripartire, ma con un motore nuovo.