Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Due indagati per il corvo di Venezia
Per mesi hanno attaccato volantini in città contro la chiesa e il Patriarca Moraglia
VENEZIA «Fra.Tino» non è una persona sola. I «corvi» che per mesi hanno tappezzato i muri di Venezia con volantini con accuse sulla gestione economica e sulla vita sessuale di alcuni sacerdoti e contro il patriarca Francesco Moraglia, reo di non intervenire, sono due, ed entrambi milanesi.
Il loro nome adesso è iscritto sul registro degli indagati della Procura di Venezia, con l’accusa - per entrambi - di diffamazione aggravata a mezzo stampa.
VENEZIA
Una coppia di operai aggancia le cinghie all’ovetto rosso e si assicura che tengano bene. La grande gru appoggiata sulla chiatta inizia a tirare e pare quasi una piccola astronave che prende il volo, per poi atterrare delicatamente a bordo. Sono le 14.10 e così, in un paio di minuti senza poesia, dopo quasi sette anni di «disonorato servizio» l’ovovia di Calatrava se ne va in soffitta. Anzi, per ora se ne starà in un piazzale della ditta Boscolo Bielo, incaricata della rimozione, a disposizione della giustizia, visto che il Comune di Venezia sta valutando se citare per danni i progettisti e per ora è in corso una perizia. Poi, chissà. «Molti ci chiedono se la terremo e magari esporremo da qualche parte ammette l’assessore comunale ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto, che ha seguito le operazioni passo passo - Può essere che serva per non ripetere certi errori, perché sono stati sprecati due milioni di euro di denaro pubblico». «E’ una giornata simbolica per Venezia - aggiunge il sindaco Luigi Brugnaro, che lo scorso 5 maggio aveva “battezzato” l’apertura del cantiere - abbiamo rimosso uno degli emblemi dello spreco. I tempi sono cambiati, la città si apre al futuro privilegiando oculatezza e progettualità, senza opere fini a se stesse».
Ca’ Farsetti lavora da almeno tre anni alla rimozione dell’ovetto. Ma prima ha dovuto superare lo scoglio della Corte dei Conti, perché era necessario dimostrare la sua totale inutilità, in quanto non funzionante, per evitare il danno erariale. Il via libera era arrivato proprio un anno fa dal procuratore regionale Paolo Evangelista, che ieri è stato uno dei primi a esultare. «Sono molto contento - ha commentato - È un dato tangibile della funzione “collaborativa” della procura contabile». La Corte aveva aperto un’inchiesta, ma si è dovuta arrendere di fonte al fatto che i consulenti avevano riscontrato errori a monte, nella progettazione, e non di esecuzione del lavori: e i progettisti in quanto tali sono esclusi dalla sua giurisdizione, tanto che per citare a giudizio la stessa archistar catalana Santiago Calatrava per l’aumento dei costi del ponte si era sfruttato l’incarico di «consulente artistico», datogli dal Comune. «Il frutto delle indagini della Procura è stato però messo a disposizione dell’Avvocatura civica per avviare un’azione risarcitoria in sede civile», conclude Evangelista. Azione che, appunto, è già stata avviata.
L’ovovia era stata installata nel novembre 2013, cinque anni dopo l’apertura del ponte, ed era costata due milioni di euro. Un’operazione voluta per consentire alle persone diversamente abili di fruire di quel «ponte-opera d’arte», ma avversata dallo stesso Calatrava, a sua volta però accusato di insensibilità nei con