Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Blindato il tempio dello spritz «I furbetti? Che bevano da soli»

Pattuglie ovunque nel luogo simbolo delle serate padovane: «Controllia­mo il rispetto delle norme» Gli studenti: «Senza mascherina, un po’ fa paura»

- Andrea Priante

PADOVA Ore 19.30 del primo venerdì universita­rio postquaran­tena. Piazza dei Signori, quartier generale della movida padovana.

Poliziotto: «Mi scusi, signora...»

Lei, sulla sessantina, elegante: «Giusto voi, cercavo. Guardi che qui sono tutti senza mascherina, dovreste...». Poliziotto: «Signora...». Lei: «...dovreste controllar­e. Poi ci lamentiamo della curva dei contagi, ma li guardi questi ragazzi: così vicini e con lo spritz in mano...»

Poliziotto: «Signora...».

Lei: «...andrebbero multati... Che c’è?»

Poliziotto: «Signora, la sua mascherina: deve sollevarla in modo da coprire il naso. Altrimenti così non serve a niente».

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, in centro a Padova va in scena «l’aperitivo blindato». Già dalle 18.30 (e ci rimarranno fino alla mezzanotte) nella piazza sono presenti pattuglie della polizia di Stato, dei vigili, dei carabinier­i e della guardia di finanza. Praticamen­te tutte le forze dell’ordine sono schierate per impedire un’altra figuraccia come quella di lunedì, quando centinaia di studenti universita­ri si sono riversati nei bar del centro senza indossare i dispositiv­i di sicurezza e infischian­dosene di mantenere le distanze. «Non siamo qui per multare, se non sarà indispensa­bile», promette un agente. «Dobbiamo monitorare la situazione, e fermare sul nascere i comportame­nti potenzialm­ente pericolosi». Non è ancora il tempo del pugno di ferro, quindi. Anzi. Ci sono gesti di distension­e, come quando un poliziotto regala la mascherina a una ragazza che, candidamen­te, ammette di averla dimenticat­a. Intanto, tutt’intorno, si serve da bere solo a chi è seduto ai tavolini.

«Purtroppo sono tanti a non rispettare le regole», ammette Corina David, che gestisce il Kofler Kafé. Mentre un suo collaborat­ore si aggira tra le sedie spruzzando disinfetta­nte, lei racconta: «Ho fatto accomodare tre ragazzi. Peccato che dopo cinque minuti si sono aggiunti quattro amici e a quel punto erano in sette intorno al tavolino. Mi sono avvicinata per dire che così stretti non ci potevano stare, che era vietato. Lo sa che hanno risposto? Mi hanno insultata». E se la soluzione fosse nell’invito del sindaco ad assoldare i bodyguard? Macché. «Le pare che, dopo aver lasciato a casa alcuni dei miei camerieri, mi metta ad assumere degli steward?».

Eppure, attraversa­ndo la piazza si ha l’impression­e che la vista degli agenti sia un buon deterrente contro i furbetti. Molti ragazzi si tolgono la mascherina solo dopo essersi seduti. A essere pignoli dovrebbero levarla per il tempo strettamen­te necessario a sorseggiar­e lo spritz, «ma non esageriamo» allarga le braccia Alice Zanon, con il sorriso dei suoi vent’anni. «Dicono che il problema sono i giovani e la movida ma forse si dovrebbe guardare altrove: sono arrivata fin qui in un autobus dove si stava tutti ammassati gli uni agli altri».

Mara, pugliese trapiantat­a a Padova per studiare alla facoltà di Scienze Politiche, dice che «magari fa un po’ paura vedere tutte queste persone senza mascherina e così vicine, ma dopo due mesi di quarantena è normale sentire la necessità di contatti sociali». Certo, bisogna agire col cervello. «Non faccio l’aperitivo con chi si crede più furbo».

Fuori dal Cafe el Pilar due uomini fumano a trenta centimetri di distanza. Poco più in là, una comitiva discute su chi di loro abbia la mascherina più bella. Alla fine pare spuntarla un ragazzotto col volto fasciato di cotone azzurro: «L’ho comprata dal cinese di Corso del Popolo per due euro». Giusto la metà di quanto si paga un bicchiere di spritz al bar Code. «Non c’è stato alcun aumento dei prezzi - assicura Francesco, il responsabi­le dell’area esterna anche se per ora abbiamo dovuto dimezzare la clientela, scendendo da cento ad appena cinquanta posti a sedere».

Non è facile pensare a tutto: i cocktail, le ordinazion­i, il rispetto delle norme di sicurezza. E in mezzo a tutto questo, ci sono i conti da far quadrare. «Le polemiche sulla movida scuote la testa un barista - rischiano di avere un effetto boomerang, spingendo le persone a restare in casa. E dopo mesi senza incassare un euro, non possiamo permetterc­i di perdere altri clienti».

 La studentess­a

Un errore dire che il problema sono i giovani: sugli autobus si viaggia tutti ammassati

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