Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Il coronavirus ha perso forza e chi si ammala è meno grave»
Rigoli: «Ma non possiamo escludere che il ceppo più violento circoli ancora»
TREVISO Da quattrocento a duemila tamponi al giorno fatti. Dal 30% di positivi di marzo a meno del 2 su mille trovati oggi. «Ma una cosa che ho potuto osservare è un repentino cambiamento clinico dei pazienti. Da dieci giorni nessuno arriva in condizioni gravi e impegnative, non ci sono nuovi ricoveri in rianimazione, qualche paziente viene ricoverato in malattie infettive ma per lo più viene indicato l’isolamento fiduciario. Il Covid ha perso virulenza». E se lo dice Roberto Rigoli, il primario di Microbiologia del Ca’ Foncello, uno che si è visto passare per le mani (in laboratorio) oltre quarantamila tamponi in meno di tre mesi, c’è da fidarsi.
Nelle ultime due settimane, per due giorni Treviso non ha avuto nuovi casi di contagio. Per il resto, i nuovi casi sono stati da 2 a 9 al giorno: ieri sono stati 4. Risultati positivi dopo il dramma scoppiato durante l’inverno quando il coronavirus ha cominciato a mietere vittime e riempire gli ospedali. Ma i numeri non devono ingannare. Anzi, proprio per questo le recenti euforie dei giovani che escono a fare festa, che non usano i dispositivi di protezione individuale e si riuniscono in assembramenti, preoccupano i medici e le istituzioni. «Non dobbiamo ricadere nell’infezione – continua Rigoli, che è anche coordinatore delle microbiologie del Veneto -. Finché circola questa variante di virus poco virulento, non possiamo comunque escludere che ci siano soggetti portatori del vecchio virus più aggressivo, che può ancora creare focolai ed è esattamente ciò che dobbiamo evitare. Per questo bisogna mantenere sempre alta la guardia. Ogni giorno si riunisce il Sisp, con il dipartimento di prevenzione del dottor Cinquetti e la parte ospedaliera e in questo momento non risultano focolai attivi. Abbiamo però allertato i pronto soccorso: nel caso in cui arrivi un soggetto grave che risulta positivo al Covid, è obbligo del servizio territoriale andare a indagare in modo capillare tutti i contatti del paziente infetto perché significa che lì può ripartire un focolaio. Quel caso va subito spento».
La micobiologia del Ca’ Foncello, operativa h24 da ormai tre mesi, in questi giorni sta testando un nuovo «robottino» per accelerare le procedure (dieci provette analizzate insieme) corredato da un sistema informatico che rende tracciabile ogni operazione e consentirà di elaborare una quantità sempre maggiore di dati. «Quando siamo partiti facevamo al massimo 400 tamponi al giorno – continua il primario -. In qualche settimana siamo arrivati a 6-700, nel mese di aprile 800 e da maggio ne facciamo duemila. All’inizio la percentuale di positivi era del 30%, alcuni giorni del 40%, nel massimo picco dell’epidemia trovavamo un positivo ogni due tamponi effettuati, numeri molto elevati. Il calo è cominciato dai primi di maggio e siamo in linea con la media veneta: 1,5 positivi ogni mille test analizzati».
Il bollettino di ieri riporta, per l’Usl 2, 539 trevigiani ancora malati (cinquanta in meno di giovedì), mentre i negativizzati sono 1.807 e in isolamento ci sono 540 persone; ieri non sono stati registrati decessi.
Il primario Quando siamo partiti facevamo 400 tamponi al giorno, da maggio ne facciamo duemila