Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lo chef Grava e la sua tartare da fare a casa

Sapori in casa ai tempi del telelavoro I consigli degli chef

- Peluso

La tartare di manzo è un piatto semplice, ma richiede una sequenza meticolosa di passaggi per la sua perfetta riuscita. Come si evince dal nome, si tratta di una ricetta presa in prestito dalla cucina francese, sebbene celi anche un’altra origine. La leggenda narra che il nome «tartare» derivi dal popolo dei Tartari, un popolo nomade dell’Asia centrale. Essendo sempre in movimento e avendo l’esigenza di consumare pasti veloci, mettevano la carne cruda sotto le selle, in modo da trovarla battuta e macinata dopo le cavalcate. Questo modo di gustare la carne cruda venne replicato nella Russia zarista e, ai primi del Novecento, esportato in Francia dagli chef in esilio, entrando di diritto nella tradizione gastronomi­ca francese. La prelibatez­za delle carni venete, però, l’ha resa una portata irrinuncia­bile anche qui. «Si parte innanzitut­to dal taglio di carne: quelli preferiti sono generalmen­te la lombata magra o lo scamone, che devono essere di ottima qualità e freschissi­mi», sostiene Ennio Grava, chef del ristorante Ai Cadelach Resort, di Revine Lago (in provincia di Treviso) che della tartare ha fatto il piatto più rappresent­ativo della sua cucina. «In una ciotola, adagiare 100 grammi di carne cruda – spiega -. Con cucchiaio e forchetta, bisogna amalgamarl­a delicatame­nte con gli altri ingredient­i». Vale a dire 15 grammi di olio d’oliva, un pizzico di sale e pepe, mezzo cucchiaino di cipolla tritata finemente, mezzo cucchiaino d’aglio tritato, mezzo cucchiaino di cetriolini sottaceto tritati, mezzo cucchiaino di alici (anch’esse tritate finemente), mezzo cucchiaino di senape, un pizzico di prezzemolo, un tuorlo, qualche goccia di tabasco, seguita da limone e poche gocce di Calvados o Cognac, possibilme­nte non troppo dolce. «L’ideale sarebbe farlo esattament­e nella sequenza descritta - aggiunge -. Per la composizio­ne del piatto, consiglio di formare delle piccole porzioni di tartare col cucchiaio e appoggiarl­e delicatame­nte su crostini di pane caldo, precedente­mente spalmati con burro di Malga».

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