Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Polemiche inutili, la dottoressa Russo deve coordinare la sanità pubblica»
Il governatore fa da «paciere», mentre la dirigente commenta: «Non mi aspettavo un simile attacco, non lo trovo corretto»
Francesca Russo Mai ricevuta la richiesta di fare tamponi ai cinesi al rientro dal loro Paese
Luca Zaia Sono due fuoriclasse ma hanno ruoli diversi A Crisanti compete l’analisi del virus
VENEZIA Non è la prima volta che il professor Andrea Crisanti, a capo del laboratorio di Microbiologia di Padova, se la prende con la Regione. All’inizio della brutta storia del coronavirus aveva accusato il direttore generale della Sanità, Domenico Mantoan, di avergli impedito di eseguire i tamponi sugli asintomatici, trascinando la polemica alla ribalta nazionale per oltre un mese, nonostante le note scritte con cui ministero della Salute e Oms confermassero la linea adottata in un primo momento di riservare lo screening a pazienti con sintomi evidenti. Poi, il 21 aprile, la tregua, con l’avvio di uno studio dell’Università di Padova a Vo’ Euganeo, primo focolaio, condotto dallo stesso Crisanti e finanziato dalla Regione con 150mila euro. Pace durata più o meno fino al 9 maggio quando, alla dichiarazione del governatore Luca Zaia in merito a un’ipotesi di minor virulenza del Covid-19, dai microfoni di «Petrolio» (Rai 1), Crisanti ha risposto: «Cosa vuol dire che perde forza? Non ha senso affermarlo, non c’è alcuna prova. E poi il virus non si misura in forza».
Fino all’attacco di ieri contro Azienda Zero, il cervello della sanità veneta, e Francesca Russo, direttore del Dipartimento regionale di Prevenzione. «Crisanti è una colonna portante del sistema, ha il grande merito di aver ottimizzato il lavoro che gli compete, cioè l’analisi del virus — puntualizza Zaia —. Nessuno discute il suo valore scientifico, ma la dottoressa Russo ha per legge l’obbligo di redigere il piano di sanità pubblica, che prevede anche i tamstificare poni. Non li ha inventati nessuno di noi, storicamente servono a intercettare le infezioni, non sono certo nati con il coronavirus. Non vedo il motivo di sollevare polemiche inutili». Sorpresa Francesca Russo: «Questo attacco mi coglie impreparata, non lo trovo corretto, ognuno ha il suo ruolo a seconda della propria formazione. Io ho la direzione della Prevenzione, nel tempo abbiamo affrontato la pandemia influenzale del 2009, Ebola, West Nile, i Pfas e ora il Covid-19. La sanità pubblica ha il compito di pensare a chi fa cosa e a come lo fa: l’attività di pianificazione deve mettere insieme i compiti che ciascuno svolge». E poi ricostruisce la corrispondenza con Crisanti degli ultimi mesi. Il 30 gennaio lei gli scrive: «Si chiede di ricevere le indicazioni sulle modalità di raccolta e invio dei campioni biologici dei casi sospetti e di trasmetterne i referti». «Crisanti ha risposto con nota e allegati da distribuire ai servizi di Igiene e Sanità pubblica e noi l’abbiamo fatto — precisa Russo — e abbiamo costruito le procedure operative». Venendo al casus belli del «no» ai tamponi sui cinesi al rientro dal loro Paese che il microbiologo denuncia, la dirigente regionale precisa: «Non ho mai ricevuto una sua richiesta scritta in tal senso, ho appreso la notizia l’11 febbraio dal Corriere del Veneto e quello stesso giorno ho predisposto una lettera per sapere dal professore se ci fossero indicazioni nazionali o internazionali che autorizzassero l’operazione o se fosse interessato a presentare un progetto di ricerca. Perché altrimenti bisognava giula scelta di distogliere risorse rispetto alle disposizioni ministeriali».
Crisanti, con una lettera datata 12 febbraio, ringrazia Mantoan di avergli dato la possibilità di chiarire dichiarazioni a suo dire travisate, assicura la propria adesione alle direttive ministeriali e aggiunge che «sarebbe opportuno effettuare il tampone anche su persone provenienti da aree endemiche ed esposte a persone infette». «Non c’è nessuna interferenza tra le competenze mie, di Crisanti o degli altri colleghi — aggiunge Russo —. Non sono in competizione con nessuno, faccio il mio lavoro e a breve metteremo on line le nuove linee guida in via di definizione. Abbiamo sempre reso disponibile e trasparente il lavoro della Prevenzione, è il mio modo di operare e su questo non transigo. Io dico la verità, non m’invento nulla. E non c’è alcun contrasto». Nemmeno sui reagenti («non compete a me l’acquisto»), anche se per chiarire l’uso di quelli forniti dall’Imperial College di Londra, Zaia ha chiesto lumi a Luciano Flor, dg dell’Azienda ospedaliera di Padova.
Quanto ai tamponi di massa a Vo’, sono stati decisi il 21 febbraio, dopo i primi due contagi e la morte di Adriano Trevisan all’ospedale di Schiavonia. Il 3 marzo l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha ricevuto Russo, Crisanti e il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina di Padova, per discutere il progetto del nuovo campionamento poi finanziato dalla Regione. «Spesso si confonde lo studio scientifico condotto dall’Ateneo di Padova a Vo’ a fine quarantena con il piano di sanità pubblica del Veneto — avverte il governatore —. Sono due operazioni diverse. Crisanti mi ha chiamato e mi ha detto: lei ha fatto una bella scelta, il Comune padovano è l’unica realtà al mondo ad aver sottoposto a tampone tutti i cittadini all’inizio della quarantena, io ne approfitterei per realizzare una pubblicazione scientifica rifacendo lo screening al termine della zona rossa. Ma non c’entra nulla con il piano del Veneto». «E nemmeno con i cinesi», chiude Francesca Russo.