Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Cento chilometri a piedi per dire grazie ai medici e promuovere la Marca
L’impresa del sindaco Mario Conte e gli amici
TREVISO Diciotto ore di bellezza, tra i colli del Prosecco e i centri storici della Marca. Sull’erba e sull’asfalto, sullo sterrato di campagna e nei vicoli delle città. Cento chilometri di corsa da notte fonda al tramonto (con qualche camminata e una pausa ogni tanto, che cento chilometri sono lunghetti) toccando gli ospedali Covid per ringraziare medici e infermieri, per dire che la battaglia non è finita ma che oltre l’emergenza, oltre la fatica, c’è anche tanta voglia di ricominciare.
Il protagonista dell’ultramaratona andata in scena ieri, un evento a metà strada fra la prova atletica, la solidarietà e la promozione turistica, è il sindaco di Treviso, Mario Conte. Assieme ad altre migliaia di persone doveva correre il Passatore, la celebre cento chilometri fra Faenza e Firenze, ma l’epidemia ha fermato tutte le manifestazioni sportive. È successo però che in ogni angolo d’Italia piccoli gruppi e singoli appassionati hanno organizzato gare simili nelle loro province, con partenze e arrivi alla stessa ora come da protocollo. Conte ha deciso che quest’esperienza doveva lasciare un segno, per non dimenticare gli ultimi mesi di sacrifici, e così con quattro amici ha elaborato un «Passatore trevigiano», mostrando i luoghi attraversati sui social con la speranza che diventi una manifestazione a tutti gli effetti, calamita per i visitatori e rilancio turistico di una terra che ha sofferto. «Sono cento chilometri di solidarietà – ha spiegato il sindaco per ringraziare il grande lavoro di medici, infermieri, operatori, per promuovere il nostro magnifico territorio, e raccogliere fondi per aiutare le famiglie. Noi facciamo fatica, agli altri chiedo di donare al conto corrente del Comune «Treviso Solidale» per sostenere il rilancio della nostra città».
All’una della notte fra venerdì e sabato partenza simbolica da piazza dei Signori e poi via, verso Montebelluna: alle 2 si comincia sul serio davanti all’ospedale. Alle 3.30 Ponte di Vidor, alle 4.30 a Valdobbiadene, alle 5.30 quando comincia a fare luce ingresso a San Pietro di Barbozza, a passo lento fra i colli del Prosecco, poco prima delle otto del mattino Cison di Valmarino. Tappa rifocillante da Susy e il piccolo Riccardo, che hanno allestito un banchetto lungo la strada per Serravalle, e avanti verso Vittorio Veneto (chilometro 50, giro di boa),
Conte
Abbiamo fatto un po’ di fatica per raccogliere fondi per la nostra città
con un simbolico passaggio simbolico per omaggiare il Covid Hospital di Costa e poi giù verso Conegliano, ma il sole batte sempre più forte, la stanchezza si fa sentire, i volti cominciano ad essere sempre più segnati; a seguire i cinque di “Moro Ma Rivo”, lungo tutto il tragitto, c’era la Castel Monte Ambulanze, che gli sforzi vanno accompagnati anche da una solida certezza di trovare aiuto.
Dopo Ponte della Priula, sul Piave, comincia la strada verso casa e finalmente alle 18, giusti per l’aperitivo, i cinque fanno ingresso a Treviso con sosta a Santa Maria del Rovere per la foto di rito con una bottiglia di Prosecco sollevata come la coppa dei campioni. I semi-atleti, ormai distrutti dalla fatica, hanno fatto lo scatto finale per le ultime due tappe: l’ospedale San Camillo, Covid-hospital e il Ca’ Foncello, punto d’arrivo prima delle otto della sera. La corsa è finita. Le gambe non si sentono più. L’altra battaglia è ancora da concludere.