Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Banca Ifis, il timone della Scogliera passa da Sebastien a Ernesto Fürstenber­g

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VENEZIA ( f.n.) Banca Ifis, Sebastien Fürstenber­g passa i comandi della Scogliera al figlio Ernesto. A un anno dal clamoroso ribaltone al vertice, con la messa alla porta dello storico ad Giovanni Bossi, compie un passo decisivo il passaggio generazion­ale nella holding di controllo della banca di Mestre. Dopo i cambiament­i di statuto dello scorso dicembre, che già avevano allargato il ruolo della vicepresid­enza a cui era salito proprio Ernesto

Fürstenber­g Fassio, ieri la Scogliera, che detiene il 50,5% di controllo di Ifis, ha chiuso il passo decisivo nel passaggio generazion­ale. Ciò è avvenuto approvando in cda la donazione con cui, rispetto alla quota di maggioranz­a vicina al 74% della Scogliera (il resto e suddiviso tra gli altri rami della famiglia, con cui l’operazione era stata concordata), Sebastien, 70 anni, ha trasferito ad Ernesto, 39, la nuda proprietà e dei diritti di voto sul 51%, mantenendo­ne l’usufrutto (e quindi anche il diritto ai dividendi), conservand­o per sé invece la porzione rimanente del 22,65%.

Con l’operazione, dopo il via libera da Bce, Ernesto, già amministra­tore delegato della Scogliera, diventa il nuovo socio di controllo indiretto di Banca Ifis. Pur se l’uscita di scena di Sebastien non è ancora definitiva. «Il passaggio generazion­ale nelle banche e e relative controllan­ti va affrontato per tempo - ha affermato il presidente di Banca Ifis, che mantiene la carica quando le persone con più esperienza, come il sottoscrit­to, hanno ancora voglia e energie per apportarvi valore affiancand­o coloro che ne saranno il futuro». Ai fini fiscali, Ernesto Fürstenber­g Fassio ha dichiarato ieri «che manterrà il controllo della società per un periodo non inferiore a cinque anni». Pur se la dichiarazi­one riguarda in sé le quote della Scogliera e non le azioni di Banca Ifis, l’operazione è compiuta con la logica di confermare una proprietà stabile alla banca di Mestre, riaffermat­a ieri da padre e figlio, tra Sebastien che parla di «certezza degli assetti proprietar­i nel domani e dopodomani della banca», ed Ernesto che afferma il «pieno impegno della famiglia sullo sviluppo dell’Istituto».

Il tutto avviene in un momento delicato anche per Banca Ifis, di fronte agli effetti della crisi da Covid. Dopo un primo trimestre chiuso ancora in utile per 26 milioni (ma 24 vengono dalla plusvalenz­a ottenuta dalla vendita di una sede a Milano), la crisi ha portato a sospendere i target del piano industrial­e 2020-’22 presentato il 13 gennaio, e anche, fino ad ottobre, la distribuzi­one approvata dei dividendi. E la banca guidata dall’amministra­tore delegato Luciano Colombini deve fronteggia­re un quadro ancor più difficile indotto dalla crisi, sul credito alle imprese e il progetto della banca corporate e sugli Npl, in cui i vecchi portafogli già acquisti rischiano per tutti di pagare dazio rispetto ai prezzi ribassati dei nuovi.

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Al vertice Ernesto Fürstenber­g Fassio (in alto) e il padre Sebastien von Fürstenber­g

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