Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Movida troppo alcolica, 6 denunciati

Treviso, contestata l’ubriachezz­a molesta. Giovane aggredisce la polizia: arrestato

- Citter

TREVISO Migliaia di controlli, piazze e locali passati al setaccio e un bilancio significat­ivo soprattutt­o a Treviso, dove solo giovedì sei persone sono state multate per ubriachezz­a molesta (e due di loro anche per non aver indossato la mascherina). Un giovane straniero, invece, è stato arrestato nel centro del capoluogo: voleva essere ospitato nel dormitorio di via Pasubio senza averne diritto. Il 23enne ha assunto un tono minaccioso e aggredito gli agenti.

TREVISO Avrebbe dovuto guidare la nuova stagione del Regio di Torino ma qualcosa nella primavera del 2018 andò storto e il suo nome sparì dalla lista dei papabili sovrintend­enti. «Torino è stata una grande delusione per me, al pari della Fenice di Venezia dove non lavoro da quarant’anni», ammette Giancarlo del Monaco, direttore artistico, responsabi­le di festival e teatri e regista. Nato a Villorba nel 1943 e figlio del celebre tenore Mario, a distanza di due anni dalla mancata nomina nella città governata dalla 5 Stelle Chiara Appendino, Del Monaco torna a parlare di quel periodo, dopo la bufera scoppiata per l’inchiesta della magistratu­ra sul Regio. Le indagini, con accuse che vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione, riguardano l’ex sovrintend­ente William Grazioni (scelto al suo posto) e l’agente Alessandro Ariosi, titolare di un’agenzia di spettacoli con sede a Lugano.

Un «management» artistico che per un periodo rappresent­ò anche del Monaco: «Lasciai subito Ariosi, non mi piacevano i metodi della sua agenzia». Agenzia che è finita nel mirino anche di un altro militante pentastell­ato che a Verona, come l’Appendino, si era candidato alla poltrona di sindaco, restando, a differenza del sindaco torinese, escluso dal ballottagg­io, Alessandro Gennari. Sempre Del Monaco racconta che a Torino fu chiamato su suggerimen­to del leader del M5S, Beppe Grillo, amico del padre di cui chiese di poter usare la voce per le riunioni del movimento. Una nomina che fino al 2 aprile 2018 pareva cosa fatta. «Brindammo per l’incarico con Appendino a casa sua, poi le cose cambiarono», dice. Un problema di età, gli fu spiegato, la legge Madia avrebbe infatti impedito di assumerlo perché aveva superato i limiti di età. «Consultai un avvocato e non era vero, ma tant’è», aggiunge Del Monaco cui fu preferito, appunto, Graziosi. «Conosco bene le norme che regolano le fondazioni liriche e andrebbero riviste, purtroppo l’80 per cento si avvale di agenzie: l’inchiesta dovrà fare il suo corso e il giudizio spetta alla magistratu­ra ma questa secondo me è solo la punta dell’iceberg, non escludo che possa allargarsi anche in altre realtà. In Italia i teatri d’opera faticano a sostenersi tra necessità di trovare sponsor e pochi finanziame­nti pubblici. Ora con l’emergenza sanitaria è arrivato il colpo di grazia». La ricetta per risollevar­e un’eccellenza nazionale («l’opera è nata in Italia», sbotta) a detta del direttorer­egista passa per importanti scelte di governo: «I teatri devono tornare enti autonomi finanziati come i musei», conclude Del Monaco che da ottobre lavorerà a Madrid, a Valencia e in Germania. (g. b.)

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Regista Giancarlo del Monaco, 76 anni, è nato a Villorba

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