Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Medicina, l’Usl tira dritto «Si farà»
E Zaia attacca: «Se il governo non risolve subito, andremo in Corte costituzionale»
L’impugnazione della legge che istituisce il corso di laurea in Medicina a Treviso non ferma i piani dell’Usl. Benazzi resta convinto: «Si farà».
TREVISO Non vuole nemmeno pensare di parlarne al passato: «I lavori di adeguamento per allestire gli spazi destinati al corso di Medicina dell’Università di Padova non si sono mai fermati e non si fermano» assicura il dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi.
«Anche nell’ottica dell’insegnamento dell’era Covid la sede di Treviso è essenziale, abbiamo spazi idonei e distanziati grazie alla disponibilità dell’ordine dei medici, avremo aule per fare cose importanti, stiamo ristrutturando i laboratori. Non riesco a concepire che questo progetto di enorme valore possa essere fermato, mi auguro che il Ministero possa avvalorarlo in tempi brevi».
Venerdì lo stop pronunciato dal Consiglio dei ministri è arrivato sulla Marca come una doccia fredda: la legge regionale che istituiva al Ca’ Foncello un corso distaccato del Bo non va bene, è stata impugnata. Il governatore Luca Zaia da tre giorni ripete che è pronto a tirare fuori l’artiglieria pesante (legale) ma si dice fiducioso per l’esito del dialogo col Governo: «Non ci sarà alcun arresto delle iscrizioni e delle attività. Fino al 16 giugno si può trovare una soluzione. Chi ha responsabilità politica a livello regionale e a livello nazionale, è chiamato a riparare i danni che fanno i burocrati. Abbiamo dato delle risposte, le consideriamo esaustive. Diversamente, si andrà in Corte Costituzionale».
Il braccio di ferro è a tre, Venezia, Padova e Roma, e Treviso si trova nel mezzo: il corso annunciato solo pochi mesi fa e considerato un traguardo storico doveva formare, nelle intenzioni dei promotori e del dg Benazzi, i medici del futuro, per poterli magari inserire in organico proprio a Treviso, seguendoli dal primo anno alla specializzazione.
«Da direttore generale ma ancora prima da cittadino ringrazio il presidente Zaia, il rettore Rizzuto e il professor Merigliano, io considero ancora certo il corso a Treviso – aggiunge Benazzi -. E lo dico soprattutto da cittadino, fra poco anziano, perché il Veneto ha bisogno di medici. Oggi ne mancano 1.300. Aprire un corso per sessanta, ottanta matricole da aggiungere alle 400 di Padova è un valore aggiunto per tutto il territorio».
Anche il sindaco di Treviso Mario Conte si dice ottimista ma di mezzo c’è il Governo che dice no.
Benazzi allora riflette sugli ultimi tre mesi di Treviso e del Paese: «La pandemia Covid19 ha fatto capire a tutti l’importanza della scienza, della medicina e della sanità. Credo che anche nei giovani questa passione si sia risvegliata, hanno un forte senso di appartenenza, c’è voglia di tornare a fare i medici, le domande sono molte. Il problema è che oggi i numeri sono risicati». Oltretutto il rapporto fra Padova e Treviso non è storia di oggi, è iniziato trent’anni fa con Stellini: «Oggi abbiamo quattro primari che sono anche docenti all’università, Agostini, Zanus, Da Mosto e De Filippis. Abbiamo formato molti giovani, ci sono già il quarto, quinto e sesto anno, portare il corso intero è la ciliegina sulla torta, il piano va completato. I futuri medici possono studiare in una città piccola e con molti servizi, in un ospedale che può farli crescere, avendo a disposizione mille posti letto ed esperti di altissimo livello per gruppi ridotti di allievi».