Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Una camminata fino al lago azzurro del re che piange
Trekking tra le suggestive cime del parco naturale d’Ampezzo Due ore e mezzo di sorprese per scoprire le acque del Sorapis
Paesaggio di confine. Nel cuore della Dolomiti, dove il Veneto incrocia l’alta Val Pusteria. È il lago di Sorapis (o lago di Misurina), incastonato tra le suggestive cime del parco naturale d’Ampezzo, in un anfiteatro di pietra di creste dolomitiche. Colore azzurro intenso, turchese, mutevole di sfumature in base al momento della giornata e all’angolazione del sole e grazie al terreno calcareo sottostante. Intorno una vegetazione verdissima e a troneggiare dominanti le rocce delle cime dolomitiche del gruppo del Sorapis, dette anche «il dito di Dio». Siamo sopra Cortina, sotto Brunico e San Candido, in uno dei luoghi d’Italia più affascinanti per natura e paesaggio, un simbolo delle Dolomiti.
Ma la bellezza, si sa, va conquistata e al lago (e al vicino Rifugio Vandelli) ci si arriva solamente a piedi, con un percorso di trekking di 200 metri di dislivello, circa 8 km e due ore e mezzo (due per i più allenati), non proibitivo, ma sconsigliato a chi soffre di vertigini poiché vi sono alcuni tratti panoramici mozzafiato aperti sullo strapiombo e la valle alberata sottostante. Il tragitto comunque è ben attrezzato di corde d’acciaio a cui appoggiarsi e scale metalliche che facilitano la salita. Nelle giornate più terse si intravedono a nord anche le tre cime di Lavaredo.
Il sentiero più spettacolare parte dal Passo Tre Croci (1805m), valico delle Dolomiti bellunesi che abbraccia Cortina
d’Ampezzo, Misurina e Auronzo di Cadore, ai piedi del Monte Cristallo e di Piz Popena. Dopo un centinaio di metri si imbocca la mulattiera Cai 213 direzione Rifugio Vandelli (in alternativa si può prendere il più morbido Cai 215, tempo di percorrenza di circa tre ore): il primo tratto è pianeggiante e immerso nel bosco, poi si sale fino alla Forcela Marcuoira (2307 m, la punta massima di altitudine) tra i costoni rocciosi sotto le Zimes de Marcuoira, da dove
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Ci si arriva solamente a piedi, con un percorso di 200 metri di dislivello, circa otto chilometri, sconsigliato a chi soffre di vertigini per alcuni tratti aperti sullo strapiombo
si possono scorgere le Cime di Lavaredo e i Cadini di Misurina. Qui i punti più critici, con tratti aperti ed esposti, sebbene attrezzati, tuttavia è buona norma salire con cautela. Il ghiaione è ripido e in certi frangenti si dovrà salire tra qualche roccia aiutandosi con le mani. Terminata la salita c’è un bivio (bivio Tardeiba) e si prende il sentiero Cai 216 che dalla Forcela Marcuoira scende lentamente al Circo del Sorapis. Questo è un lungo tratto in falsopiano che passa anche da due piccoli nevai, un’innocua ferrata e una strettoia con il burrone ad appena un metro a sinistra. A un certo punto si comincia a scorgere in lontananza un puntino turchese (il lago) sotto un enorme massiccio, puntino che si allarga a macchia sempre di più. Nel frattempo il sentiero si mescola con una fittissima vegetazione di pini mughi che sembra di essere in una foresta tropicale. Improvvisamente la macchia turchese sparisce e per circa venti minuti non la si vede più. Arrivati all’altezza del Circo del Sorapis si gira a sinistra per raggiungere il Rifugio Vandelli (1928 m), ma per rivedere il lago — questa volta da vicino — occorre proseguire una manciata di passi. È l’ultimo strappo, una cinquantina di metri buoni, poi eccoci a destinazione: è il Lago del Sorapis (1923 m) in tutto il suo incanto. Davanti agli occhi una macchia azzurra naturale, torbida al punto che non si vede il fondale, circondata da monti di tremila metri che si specchiano con le loro lingue di neve, dominata da una vetta isolata dalle altre, il monte Sorapis.
Il lago, dove vige divieto di balneazione, ma meta di campeggi notturni, è contornato dalla leggenda del Re Sorapis, governatore delle terre tofane, Antelao e delle Cime di Lavaredo, che ha ispirato anche Claudio Baglioni nella sua La
leggenda di Misurina. Sorapis regalò a Misurina, la figlia capricciosa, lo specchio magico di una fata, ma in cambio dovette accettare di essere tramutato dalla stessa fata in montagna. Misurina, mentre assisteva alla trasformazione, si accorse così di essere in cima alla montagna che prima era suo padre e guardando in basso ebbe un capogiro e precipitò nel vuoto. Sorapis negli attimi della mutazione se ne accorse e le sue lacrime per la triste sorte della figlia formarono il lago sotto il quale andò a giacere per sempre la piccola con lo specchio magico.
Le guide danno alcuni piccoli consigli pratici per l’escursione: mettere scarpe da trekking anche in piena estate e non da ginnastica perché, soprattutto in discesa, nelle parti più esposte oltre allo strapiombo, ci sono dei piccoli rigagnoli d’acqua che scorrono nel passaggio rendendo alcune rocce e radici scivolose. Quanto al vestiario: meglio l’abbigliamento a strati, perché durante il percorso gli sbalzi termici si fanno sentire. Quindi maglietta traspirante, maglione in pail e spolverino, poiché durante la salita c’è caldo e si suda, ma nei momenti di sosta e nelle zone d’ombra l’aria non perdona. Preferibile nella prima parte del percorso, aiutarsi con dei bastoncini da trekking, nella seconda può essere utile avere le mani libere per sostenersi in alcuni tratti di piccola arrampicata. Giunti al lago è consigliabile camminare altri dieci minuti per i sentieri attorno così da raggiungere la spiaggia d’erba dove poter sostare per rilassarsi e fare un pic-nic.
Un’escursione da provare, che fatta con la giusta attenzione e l’attrezzatura appropriata non è assolutamente proibitiva. Una camminata in un paesaggio che muta (boschi, ghiaioni, roccia, nevischio, ruscelli, vegetazione «tropicale») e che lascia senza fiato.