Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

A Monfalcone fra i giganti, nell’albergo degli operai

Dai primi piroscafi alle grandi navi crociera centododic­i anni di storia, design e arte

- di Antonino Padovese

Navi militari e sommergibi­li per la guerra, piroscafi e poi navi da crociera per solcare i mari. Nel 2008 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva reso omaggio alla storia di Monfalcone in occasione dei cent’anni di attività del cantiere navale. Nel corso della visita fu gettato un seme, raccolto nel 2017 dal Comune in provincia di Gorizia con l’apertura del Museo della Cantierist­ica. Il MuCa si trova davanti al cancello principale di Fincantier­i, primo gruppo europeo e quarto al mondo nell’ambito della cantierist­ica navale. Gli spazi museali sono stati ricavati dall’«Albergo Operai», che ospitava gli operai celibi che lavoravano nella vicina fabbrica.

Per capire la storia del museo, ben raccontata in 14 sale al piano terra, bisogna fare un passo indietro e tornare all’inizio del XX secolo, quando qui comandava Vienna. L’Austria-Ungheria, inferiore sui mari rispetto alle altre potenze, fece arrivare da Lussino (oggi in Croazia) due armatori, i fratelli Alberto e Callisto Cosulich. Il podestà di Monfalcone Arturo Rebulla svendette i terreni paludosi del territorio di Panzano, dov’era in costruzion­e un canale navigabile. Nel 1908 fu varata la prima imbarcazio­ne, il piroscafo «Trieste». Arrivarono molti operai dalla Scozia (i monfalcone­si li chiamavano «gli inglesi»), per i quali vennero costruite piccole casette, ancora oggi esistenti. Quando l’Italia nel 1915 entrò in guerra, Monfalcone era sul fronte.

Dopo il conflitto, attorno al cantiere di Panzano venne costruita una città operaia con casette e un albergo, in un progetto affidato all’ingegner Dante Fornasir di Cervignano. L’«Albergo Operai» aveva 700 piccole stanze e 1.300 finestre, lunghi corridoi e alcuni servizi, come il barbiere e il ciabattino; poi c’era l’albergo per impiegati celibi. Ma anche teatri e altri spazi culturali. Il museo racconta l’evoluzione della città e, attraverso modelli in legno e foto d’epoca, mostra navi e aerei che uscivano dal cantiere. Il territorio attorno cambiò, le immagini nel museo lo mostrano perfettame­nte: le paludi vennero ulteriorme­nte bonificate, crebbe il numero di abitanti. Nell’ultima guerra il cantiere, occupato dai tedeschi, fu bombardato e poi ricostruit­o.

Monfalcone si adattò alle nuove richieste del mercato, e cominciò a produrre motoscafi e grandi navi passeggeri. Cambiò anche la tecnica di costruzion­e. Il museo mostra le tensioni sociali tra gli anni ‘60 e ’80. Nella visita è possibile ammirare i lussuosi interni delle grandi navi da crociera costruite a Monfalcone, che dagli anni Novanta ha trovato in questo settore un filone redditizio con il varo dei giganti del mare, e una collezione di opere d’arte che vi erano contenute. Oggi l’«Albergo Operai» può essere utilizzato, ai piani superiori, come un hotel. Il MuCa, attivissim­o sui social durante il lockdown, propone visite, anche guidate, su prenotazio­ne, dal venerdì al lunedì. Il biglietto costa 7 euro, il sabato mattina con 5 euro in più è possibile abbinare una visita guidata anche al cantiere navale. Info: mucamonfal­cone.it.

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Uno dei modelli di nave esposti nel museo che raccoglie la storia della cantierist­ica navale di Monfalcone (Gorizia)
MuCa Uno dei modelli di nave esposti nel museo che raccoglie la storia della cantierist­ica navale di Monfalcone (Gorizia)

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