Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I trevigiani approvano la legge anti-pipì
Ieri in centinaia per ottenere la borraccia con cui pulire le deiezioni liquide di fido
TREVISO L’ordinanza entrerà in vigore domani e prima che si passi alle multe ci vorrà del tempo. Almeno quello necessario a informare i trevigiani che le regole sono cambiate e se il cane fa pipì sugli edifici, sulle vetrine, sulle superfici di pregio e sui marciapiedi pubblici e privati, il padrone dovrà pagare 50 euro, a meno che non lavi l’onta con dell’acqua. Ieri, centinaia di trevigiani entusiasti sono andati a ritirare la borraccia marchiata del Comune.
TREVISO L’ordinanza entrerà in vigore lunedì e prima che si passi alle multe ci vorrà del tempo. Almeno quello necessario a informare i trevigiani che le regole sono cambiate e se il cane fa pipì sugli edifici, sulle vetrine, sulle superfici di pregio e sui marciapiedi pubblici e privati, il padrone dovrà pagare 50 euro, a meno che non lavi l’onta con dell’acqua. Ovviamente, come succede per ogni provvedimento che va a toccare la quotidianità, Treviso si divide fra favorevoli e contrari, anche se i primi sembrano essere la maggioranza. Tre sono le reazioni: la più comune è quella di chi, accompagnando l’amico peloso già ammette di pulire, «è questione di rispetto e di educazione»; in seconda battuta chi ritiene che «è giusto che chi sporca paghi», ma poi ci sono quelli che si infuriano e promettono battaglia, anche legale. Ieri mattina, in piazza Indipendenza, l’Enpa distribuiva le borracce-abbeveratoio con il marchio del Comune di Treviso. Nelle prime due ore ne sono state consegnate duecento. Andrea è arrivato col suo Lampo ed è favorevole all’iniziativa del sindaco Conte:
«In alcuni casi ho notato la maleducazione dei padroni, per questo cerco sempre di portarlo sull’erba quando ha bisogno». Michele è a passeggio con Pepe: «Chi non vuole prendere la multa starà più attento a non far fare la pipì al cane sui muri o sui negozi, ma se in giro ci fosse un po’ di buonsenso in più non sarebbe servito fare un’ordinanza». I protagonisti in piazza sono ovviamente i cani che si ritrovano a decine, si annusano, giocano sotto la Teresona mentre i padroni chiacchierano e discutono di questa nuova ordinanza. Tea è al guinzaglio di Micaela: «Ho sempre portato con me la bottiglietta per pulire e serve anche a dissetare il cane, è comoda, utile e rispettosa. Ci siamo abituati ai sacchetti per non sporcare, ora si può fare qualcosa in più». Massimiliano e Leopolda, ad esempio, la borraccia ce l’hanno già: «Ma basta insegnare ai propri animali a non farla sulle case degli altri, è questione di rispetto. E se tutti cominciassero a diluirla o lavarla, magari ci sarebbe meno cattivo odore».
Il progetto di Ca’ Sugana è stato sostenuto anche da Usl 2 e veterinari, la città sembra approvare per il bene della pulizia e del decoro, ma la fronda dei contrari è motivatissima. «È una discriminazione dei cani e dei padroni di cani. Significa versare acqua ogni dieci metri, ma non essendoci detersivo la pipì viene diluita e avremo una città inondata, mi spieghino se questa è igiene – si arrabbia Chiara Scotta, avvocato -. Credo che si possa anche fare ricorso alle multe». Come era successo per Genty con l’ordinanza anti-Fido che vietava l’accesso ai cani in piazza dei Signori. E quella volta era stata vinta. Però la risposta c’è: abituare il cane a non farla sulle vetrine dei negozi, sui portoni delle case, sui monumenti e sui palazzi. Non servirebbe nemmeno versare l’acqua a terra. Ed è questo l’obiettivo del Comune: ridurre il fenomeno. «Purtroppo sappiamo tutti bene che in Italia le regole si rispettano solo se dietro c’è la multa, mentre pulire dove il cane sporca dovrebbe essere la norma – ribatte Barbara, col suo bassotto Valentino -. Sono favorevole a questa iniziativa, è un messaggio di civiltà. E adesso bisognerebbe pensare anche alle mura, quello è un campo di battaglia, lì non c’è la cultura della pulizia».