Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E in Comelico mascherine anche all’aperto
Nella valle 62 positivi, la metà del Bellunese. Le scienziate: casi limite. Presidi contro il «liberi tutti» fuori da scuola
BELLUNO In Comelico, tra le Dolomiti bellunesi, si contano 62 positivi al coronavirus. Quasi la metà dei casi registrati nell’intera provincia di Belluno. Per questo dopo un vertice in prefettura l’Usl ha firmato un’ordinanza che prevede l’obbligo di mascherine all’aperto e locali chiusi alle 22.
PADOVA Mascherine anche all’aperto e locali chiusi alle 22. Non è un vero e proprio lockdown, ma in Comelico la situazione è seria. Tra San Pietro di Cadore, Santo Stefano e Comelico superiore si contano 62 positivi al coronavirus. Quasi la metà dei casi dell’intera provincia di Belluno, concentrati però in un territorio con una densità abitativa molto bassa. Così stabilisce l’ordinanza firmata ieri dal direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl Dolomiti, Sandro Cinquetti, dopo un confronto con la Regione. Per cercare di arginare il focolaio, per i prossimi 15 giorni gli abitanti dei tre Comuni più colpiti dovranno indossare la mascherina anche all’aperto, ad eccezione dei bambini e di chi pratica attività sportiva individuale). E i locali (bar, ristoranti e pizzerie) dovranno tassativamente abbassare le serrande alle 22.
E proprio la mascherina in queste ore divide e crea polemica tra chi è ligio nell’indossarla in ogni «incontro ravvicinato» e chi appena può la abbassa sotto il naso o la fa sparire in tasca. Diverse Regioni e Comuni hanno reintrodotto l’obbligo di indossarla anche all’aria aperta, diktat nel Veneto valido solo quando non si riesca a rispettare il distanziamento sociale di un metro. Il governatore Luca Zaia esclude al momento l’attivazione di nuove zone rosse, eppure sono diverse le occasioni — due su tutte, la leggerezza della movida o la spensieratezza dell’uscita da scuola — in cui si abbassa la guardia, specialmente tra più giovani. Lo sanno bene i dirigenti scolastici: ogni giorno notano che tra l’arrivo ai cancelli degli istituti e il suono della campanella c’è un abisso in termini sanitari. «Tutti osserviamo gli alunni che si ammassano prima di entrare, soprattutto alle medie, e poi appena mettono piede a scuola e li richiamiamo, rispettano le regole: significa che la loro vita normale, fuori, è quella», sottolinea Luigi Zennaro, presidente regionale dell’Associazione nazionale presidi. Che vede nell’educazione della consapevolezza la strada maestra per abbattere il rischio: «Ai docenti chiedo di sensibilizzare i ragazzi sull’uso della mascherina anche fuori, facendo capire che è un bene per tutti e che rischiamo di pagare con un altro lockdown. L’introduzione di regole semplici che si rispettino sempre aiuterebbe: quando si incontra qualcuno e non si tiene il metro, si indossa la mascherina, come a scuola».
I medici concordano. «La mascherina all’aperto va indossata in caso di assembra
Cattelan Quest’estate facevamo 450 tamponi al giorno, ora sono saliti a 800
mento o nelle aree-cluster, cioè caratterizzate da focolai importanti», avverte la professoressa Evelina Tacconelli, primario degli Infetti in Azienda ospedaliera a Verona. «Quest’obbligo c’è già e va rispettato — aggiunge la dottoressa Annamaria Cattelan, primario degli Infettivi in Azienda ospedaliera a Padova — i casi aumentano. Quest’estate tra adulti e bambini facevamo 450 tamponi al giorno, oggi lievitati a 800. La mascherina e la distanza sociale ci proteggono dal Covid-19 e dalle altre infezioni».