Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Venivano a farsi il test per mangiarsi una pizza»
VENEZIA In coda per cenare fuori e tanti curiosi. Il Covid point di Jesolo e gli ordini professionali promuovono lo stop ai test gratis.
VENEZIA Residenti e vacanzieri a caccia del tampone «per andare a mangiare la pizza», moltissimi stranieri in coda in vista del rientro a casa e tanti, «troppi», curiosi. «Due signore, in costume e pareo, ci hanno detto: “Siamo qui solo perché è gratis”», racconta Daniele Bison, coordinatore del Covid point di Jesolo, da venerdì preso letteralmente d’assalto tanto che l’Usl 4 del Veneto orientale ha lanciato l’allarme: «Non ce la facciamo più».
Coperti dalla testa ai piedi «sotto il caldo di agosto» per sei o sette ore, quando va bene — «venerdì abbiamo chiuso alle 17, l’orario sarebbe 813», aggiunge Bison — ieri alla notizia che i tamponi tornano a pagamento (o con ricetta medica) agli operatori è sfuggito un liberatorio «finalmente». In piena linea con la posizione dei loro ordini professionali. «Chiaramente siamo d’accordo con la decisione della Regione di fare pagare chi non ha la prescrizione, il tampone non è la soluzione, bisogna fare il vaccino», commenta Luigi Pais dei Mori, presidente del Coordinamento regionale degli infermieri.
«Io e la mia squadra lavoriamo con passione — dice Bison — ma è mortificante sprecare risorse perché c’è chi è curioso o perché la sua urgenza è la pizza». Nessuno viene redarguito a vaccinarsi, al Covid point jesolano (come in tutti) viene solo chiesto il motivo del tampone. E le risposte sono le più disparate, su tutte però vincono pizza e curiosità. «C’è anche chi è andato in farmacia e pur con esito negativo viene da noi perché “non si fida” — continua — altri hanno fatto il test fai da te e poi vengono per conferma. E con le code che da venerdì si allungano, gli animi si surriscaldano: finiamo per essere il capro espiatorio e ci insultano». Gli attestati di gratitudine non mancano ma è l’offesa che ferisce chi, mentre gli altri si divertono sul bagnasciuga, per tutta la giornata fa test antigenici e li processa in tempo reale: «Siamo arrivati a quaranta l’ora».
Troppi non vedono l’impegno messo in campo dalla squadra di operatori che, tra l’altro, lavorano anche in ospedale: «Si arrabbiano e litigano perché hanno “urgen
za”. Scoprire poi che l’urgenza è andare a mangiare fuori è demoralizzante».
«L’escamotage del tampone ogni 48 ore non può durare: chi è che vuole passare la vita in coda? Inoltre, adesso si tornerà a pagare. Credo che alla fine queste persone andranno a vaccinarsi — è sicuro Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici di Venezia e vicepresidente nazionale — . Chi invece pensa di poter tornare alla vita normale in questo modo non ha compreso molte cose». Leoni è contento di vedere che ovunque in Italia «l’effetto Green pass è esploso», guai però a mettere vaccini e test sullo stesso piano. «Il tampone non può rilevare una situazione contingente, la vaccinazione protegge — dice —: le code che vediamo agli hub vaccinali hanno un peso e un significato ben diverso». Il fatto che da oggi servirà il certificato medico o bisognerà pagare («Ci siamo già organizzati, andranno prima al vicino Cup e poi da noi», spiega Bison) dovrebbe ridurre l’assalto ai punti tampone delle Usl. «Tracciamento e, in generale, i tamponi sono importanti ma il servizio va razionalizzato e non può esserci distrazione di personale come è stato in questi giorni», conclude Leoni.
Da oggi ai punti tampone potrebbero diminuire le code, di contro potrebbero aumentare in farmacia, dove a luglio sono stati eseguiti 150 mila esami antigenici. «Negli ultimi cinque giorni le richieste sono aumentate in modo esponenziale, finora la situazione è stata gestibile, vedremo come va nei prossimi giorni quando la pressione potrebbe aumentare — spiega Andrea Bellon, presidente di Federfarma del Veneto — L’unica criticità, per ora, è stata registrata nel fine settimana». Sono poche le farmacie che effettuano tamponi di sabato e domenica: ad agosto, con le ferie, c’è meno personale e, di solito, anche clientela. «Questo weekend ero di turno e ho effettuato dieci test — racconta Bellon — sembra un nonnulla ma a Mestre in una domenica pomeriggio di agosto è un numero elevato». Nelle farmacie l’accesso non è (e mai lo sarà) libero: «Bisogna prenotare sempre».
Leoni I tamponi sono cruciali ma il servizio va razionalizzato