Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’Inps aumenta le visite fiscali
Finti malati per ovviare al Green pass, il Veneto corre ai ripari. Prime cause danni agli autisti
VENEZIA Boom di certificati di malattia all’avvio del green pass obbligatorio al lavoro, l’Inps veneto pensa a medici in più per intensificare le visite fiscali «automatiche», quelle, cioè, non richieste dalla aziende. Intanto, Atv e Mom, le società del trasporto pubblico di Verona e Treviso annunciano le prime richieste danni agli autisti.
VENEZIA Se c’è un ente su cui la pandemia da Sars Cov-2 ha impattato vistosamente, questo è l’Inps. L’ultimo caso è quello dei certificati di malattia moltiplicati dall’entrata in vigore, venerdì scorso, dell’obbligo di green pass sul posto di lavoro. Certificati che i medici di base inseriscono in un portale on line. Sarà una coincidenza ma, per buona parte della giornata di ieri, il sistema dava errore. Sovraccarico di certificati? L’ipotesi non è peregrina perché la percentuale veneta non si discosta poi molto dalla media nazionale che tocca la cifra del 22,5%.
Tanto che il direttore dell’Inps veneto, Antonio Pone, annuncia: «Sul tavolo c’è l’estensione delle convenzioni con i nostri medici per aumentare il numero di visite fiscali automatiche». La traduzione è semplice: ci saranno più controlli su chi si mette in malattia. Certo, le visite fiscali possono essere richieste dal datore di lavoro ma i costi non sono indifferenti: si arriva, nei giorni festivi, a sfiorare i 70 euro a seconda delle distanze da coprire. E c’è chi teme che risulti più conveniente pagare con quella cifra 4 tamponi a un dipendente ed averlo al lavoro per una decina di giorni piuttosto che punirlo. Con una nota Confindustria Veneto commenta: «Il fatto che si cerchi di implementare le visite di controllo automatiche è una buona notizia in sé. Le imprese si fidano dei medici di base e confidano nella loro capacità di saper distinguere in maniera corretta chi sta realmente male da chi cerca invece di aggirare le regole. Partendo da questo presupposto di fondo, non ha senso parlare di “convenienza” da parte di alcuni datori di lavoro a pagare i tamponi piuttosto che fare le visite fiscali. Riteniamo che mantenere la strada della fermezza, sull’obbligo del green pass, sia la cosa più giusta da fare anche perché la “gratuità” dei tamponi non può costituire una discriminazione al contrario». La linea dura, anzi, durissima, si allarga anche alle aziende di trasporto pubblico flagellate in questi giorni dagli autisti in malattia. La veronese Atv e la trevigiana Mom spiegano di aver diramato una circolare ai dipendenti che riporta un orientamento dell’Inps in cui si chiederebbe di segnalare chi si è messo in malattia o usufruisce della 104 dal 15 ottobre in poi. Per questi lavoratori, che non hanno mai presentato il green pass e risultano quindi assenti ingiustificati, oltre al certificato medico servirà anche il green pass, pena la perdita della malattia pagata dal datore di lavoro prima e dall’Inps poi. Non bastasse, il presidente di Mom, Giacomo Colladon annuncia una richiesta danni agli autisti no pass. Il suo omologo di Atv, Massimo Bettarello, sulla stessa falsariga spiega: «Abbiamo fatto presente ai dipendenti che se gli enti affidatari del servizio ci chiederanno i danni per le corse saltate, gli stessi danni saranno poi richiesti a loro». Il tema, quindi, non sono solo le visite fiscali su cui, per altro, il presidente di Unioncamere Mario Pozza introduce un altro elemento al ragionamento: «Sono sempre un costo. Il governo, a questo punto, dovrebbe addebitare al lavoratore infedele “pizzicato” fuori casa durante la malattia, anche la parcella della visita».
Il termometro che misura la temperatura del malcontento potrebbe essere proprio quello dell’incremento dei certificati di malattia sospetti. Gli ultimi dati consolidati disponibili, quelli di venerdì 15 raffrontati ai due venerdì precedenti, raccontano in filigrana una storia chiarissima. Su Chioggia, città di mare ma anche legata alle dinamiche del trasporto pubblico con Actv, si sono registrati picchi del 52 e del 78%, ad Agordo, leggasi Luxottica, del 14 e del 50% in più. A Venezia del 31 e del 42%. «Francamente, in nome del tessuto manifatturiero diverso dai conglomerati urbani ancora molto segnati dallo smart working delle grandi città come Milano - spiega Pone - mi sarei aspettato numeri più bassi in Veneto. Da qui si parte, il fenomeno dei certificati di malattia sarà monitorato attentamente. Non appena si avrà la certezza che non si tratta di una fiammata iniziale, magari di protesta, si dovrà correre ai ripari. Il limite non è tanto il costo delle visite chieste dalle aziende quanto le risorse. Attualmente abbiamo in servizio una media di 15 medici a provincia. Segnalo un’ultima cosa: non diamo la croce addosso ai medici. Per certificati medici brevi i sintomi come l’emicrania non sono verificabili. In casi di medici compiacenti abbiamo segnalato direttamente agli Ordini professionali». Il problema resta alle imprese: «C’è chi si mette in ferie fino a fine novembre spiega Roberto Boschetto, Confartigianato - e chi si licenzia ma le agenzie interinale non hanno sostituti formati da darci».
La circolare
Una circolare dell’Inps spiega come insieme al certificato di malattia serva anche il pass