Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nel tempio di Panatta «Sarà aperto a tutti»
Il club dispone anche di piscina e ristorante. «Un luogo per tutti»
Da oggi il nuovo «Adriano Panatta Racquet club» è aperto. Un gioiello di eleganza che l’ex campione ha pensato con il Ceo di Generali Philippe Donnet: 6 campi da tennis, 6 da Padel, palestre, club house, ristorante, bar, beauty farm. «Un circolo unico nel suo genere ma aperto a tutti»
Al nuovo tempio del tennis e del benessere, firmato dal re del tennis italiano, si accede dal civico 1 di via Giuseppe Maffioli, grande signore della gastronomia e re, a suo tempo, della gaudente cucina trevigiana nonché cantore del tiramisù. Come dire che a Treviso le vie del benessere sono infinite. L’inaugurazione dell’«Adriano Panatta Racquet Club» è baciata dal sole e c’è tanta gente arrivata da Treviso, dal Veneto e dall’Italia.
Mario Conte, sindaco della città che sta per insediarsi come città europea dello sport è a bordo piscina, con in mano la fascia tricolore e chiacchiera con Marco Tardelli, mito del calcio italiano e simbolo del mondiale dell’82. E da juventino sfegatato gli strappa un selfie da mostrare al papà ottantenne. Per salutare la rinascita di questo angolo di storia sportiva c’è la Treviso istituzionale, ma c’è anche la Treviso del «c’era una volta il tennis Zambon», ci sono professionisti, gli amici di Adriano Panatta ma anche quelli della moglie «Boba» Bonamigo. Ci sono l’ex magistrato Carlo Nordio e il procuratore aggiunto di Venezia, Adelchi D’Ippolito. Il mondo industriale è rappresentato da Enrico Carraro, presidente Veneto di Confindustria e dal suo precedessore, Matteo Zoppas, e poi ci sono Enrico Marchi, presidente Save, e Alessandro Benetton. Quindi altri sportivi tra cui Demetrio Albertini e l’attrice Kasia Smutniak. Dove più o meno 40 anni fa era nato lo Sporting Zambon dell’omonimo e pirotecnico maestro, oggi inizia una nuova storia: a scriverla un campione che qui, in questa terra, ha probabilmente riordinato la sua agenda con anche una nuova scala di priorità che oggi sembrano essere amore (la moglie), amicizia (il socio Philippe Donnet) e qualità della vita (Treviso).
Il nuovo club che Donnet definisce uno dei più belli d’Italia è una struttura elegante che profuma di modernità. I campi in terra rossa sono tirati a lucido, quelli da Padel luminosi come acquari e poi le palestre con saune, zone relax, vasche idromassaggio. La club house è una comfort-zone con un ristorante da 50 coperti affidato ad Andrea Lombardini che garantisce da metà novembre una cucina tradizionale rivisitata ma senza invadenza. Ti guardi intorno e davvero ti sembra di essere in una dimensione tutta nuova. Cerchi di immaginare quello che c’era prima, di rivedere attimi di vita vissuta, ripeschi persino piccoli momenti di gloria su quei campi dove hai giocato, sudato e qualche volta vinto. Adriano Panatta ricorda il passato del club, cita il vecchio patron, Bepi Zambon, che più volte lo aveva sollecitato ad investire in questo «monumento» che il tempo aveva logorato. Panatta ripercorre il cammino che lo ha portato fin qui: i dubbi iniziali, lo scarso interesse per un’avventura che non aveva mai considerato fino alla proposta lanciata e subito raccolta dal Ceo di Generali Philippe Donnet. Da qui l’abbraccio con la città e il dialogo sempre chiaro e senza malintesi con il Comune. «Questo sarà un posto aperto a tutti, anche solo per prendere un caffè - spiega Panatta -. Vuole essere un luogo comodo ed elegante, dove stare bene con se stessi e con gli altri. È anche il mio modo per dire grazie a tutta la comunità trevigiana per avermi fatto sentire a casa in tutti questi anni. Mi considero a tutti gli effetti un “trevigiano de Roma” o un “romano de Treviso”». Panatta, un campione stregato sulla via di Treviso. E poco importa se lui, romano al 100% ha messo radici nella terra dove negli anni ottanta sui muri comparivano slogan come «Roma ladrona». Quegli slogan Adriano se li ricorda bene. Li leggeva quando con la famiglia viaggiava verso Cortina e sulla «Cavalera» trovava scritto a caratteri cubitali «Fora i romani dal Veneto». E lui, romano de Roma, si arrabbiava eccome. Sono passati più di 40 anni e adesso, gioco del destino e dell’amore, in questo Veneto Adriano Panatta ha messo radici, ha conosciuto il leghismo moderno e ne ha apprezzato figure pragmatiche come il sindaco di Treviso e il governatore Luca Zaia che «mi ha scritto una bella lettera, non di circostanza, mi ha davvero colpito», confida. Poi tutti a fare il giro del club. L’inaugurazione è un nuovo inizio per il tennis ma per molti è anche un Amarcord dei «gesti bianchi». Panatta seguirà i bambini ma il suo obiettivo non è quello di creare la fabbrica dei campioni perché i campioni non si costruiscono. Prima ci si diverte poi si vedrà, perché «Il tennis è musica». Pof, pof, pof... (rumore della palla).