Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Le fake news sul ritorno dei lupi
Cortocircuiti selvatici. È vero che tra pochi anni i lupi dolomitici saranno migliaia? Mentre a Venezia un cinghiale è stato avvistato a nuotare in Laguna, c’è chi su Facebook lancia l’allarme sul ritorno dei predatori. Sulle Dolomiti i lupi sono arrivati intorno al 2017, in zona Nevegal e Alpago sei o sette anni fa. Tutto è cominciato con la ormai celebre coppia che si formò nel 2012 sui Monti Lessini: una femmina di origine balcanica passata per il Carso triestino si incontrò con un maschio che veniva dall’Abruzzo, e che per evitare la Pianura padana si era fatto tutto l’arco alpino occidentale. Fu amore a prima vista. E prole. Oggi tra Cortina e il Cadore ci sono due branchi, dice Michele Da Pozzo, che dirige il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, composti ciascuno da cinque o sei esemplari. Che esistessero da queste parti fino a un secolo e mezzo fa è documentato dalla toponomastica: Pian de Loa è un ameno pascolo che in ladino/ampezzano vuol dire piana della lupa. Poi erano scomparsi. Cosa li ha riportati qui? «Lo spopolamento della montagna non c’entra. Direi un incrocio di circostanze, la più importante, il cibo disponibile». Ma dove sono? «Uno si trova tra San Vito di Cadore e Cortina dice Da Pozzo-. L’altro è a Lerosa, a duemila metri di altitudine. È forse il branco più ad alta quota dell’intero arco delle Alpi, è già oggetto di studio». Hanno svernato quassù nel 2020, con quattro metri di neve: hanno imparato a mangiare cervi, e salvo un paio di aggressioni a dei poveri asinelli, lasciano stare le greggi di pecore e le vacche. Si spostano molto: le femmine avevano partorito a Ra Stua, altro grazioso pascolo dove in estate si ristorano i turisti romani e veneziani, ma possono arrivare anche a Marebbe, a Misurina, alla Val Badia. C’è rischio per l’uomo? No, è categorico Da Pozzo: a Ra Stua in estate salgono mille persone al giorno, i lupi non li hanno nemmeno avvistati. Ma è vero che la popolazione crescerà esponenzialmente, come ipotizza qualcuno? «Un’altra sparata. Gli ecosistemi si riequilibrano, dipende dalla disponibilità di risorse ma anche dalla estensione del territorio. Un branco ha bisogno di una superficie molto vasta, e non c’è posto per altri». Tendiamo a pensare che l’inquinamento delle fake news avvenga solo nei massimi sistemi: Biden e Trump, le leggende sui vaccini. In realtà è proprio il contrario. Le fake news si diffondono anche e soprattutto dal livello locale, dai microcosmi. Michele Da Pozzo smonta quietamente le previsioni catastrofiche sul ritorno del lupo. Prende fiato. E torna a lavorare.