Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Morte di Positello, il vaccino non c’entra
La donna, 49 anni, è stata stroncata da embolia. Indagato il medico di base
MASER Non sarebbe stato il vaccino contro il Covid a provocare la morte ma piuttosto la negligenza del suo medico di base che, informato dei sintomi che la donna accusava nei giorni precedenti al decesso, invece di mandarla subito al pronto soccorso le avrebbe detto di rimanere a riposo a casa. Questa è la prima indicazione dell’autopsia, eseguita ieri da Antonello Cirnelli, sul corpo di Nadia Positello, la 49enne di Maser, morta lunedì della scorsa settimana, 15 giorni dopo l’iniezione della prima dose di vaccino Pfizer. L’esame autoptico tende ad escludere il nesso causale tra l’inoculazione del siero e il decesso ma serviranno comunque gli esami istologici sugli organi interni per esserne del tutto sicuri. I risultati saranno depositati sul tavolo del sostituto procuratore Daniela Brunetti - che sul caso ha aperto un fascicolo per omicidio colposo nel quale è stato iscritto il nome del medico di base della donna (difeso dagli avvocati Guido Scudeller e Ortis Pellizzer) - entro 90 giorni. La donna era arrivata in fin di vita al pronto soccorso di Montebelluna, accompagnata dal marito, lo scorso 11 ottobre. La causa della morte, dice l’autopsia, è stata una embolia al polmone sinistro provocato da un fenomeno di trombosi alla gamba sinistra. Il 27 settembre Nadia Positello si era recata a fare la prima dose del vaccino anti Covid nel centro di Vedelago. In passato la donna, che lavorava nella gelateria familiare a Crespignaga, aveva già sofferto di tromboflebiti; nel 2019 le venne inoltre riscontrata una trombosi superficiale agli arti inferiori, con prescrizione di una terapia farmacologica che aveva tenuto sotto controllo l’insufficienza venosa, che si era però ripresentata. Per quanto il suo medico di base le avesse indicato di fare la vaccinazione perché la sua condizione non era ostativa alla somministrazione, quando Nadia Positello si presenta al centro vaccinale racconta tutto al dottore che si trova davanti e quest’ultimo, stando all’esposto dei familiari, avrebbe espresso seri dubbi sull’opportunità di fare il vaccino, che sarebbero però svaniti a seguito di un confronto con un secondo medico. L’esame autoptico dice che se fosse stata inviata in ospedale ci si sarebbe accorti della trombosi e l’embolo sarebbe stato probabilmente evitato.