Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Salvataggio «Ideal Standard» Ora mobilitazione nazionale
Oggi nello stabilimento a Trichiana i vertici italiani dei sindacati dei chimici
BORGO VALBELLUNA Oggi, in mattinata, un incontro all’«Ideal Standard» di Trichiana (Borgo Valbelluna) tra i sindacati locali (Nicola Brancher, Cisl Treviso e Belluno; Denise Casanova, Filctem Cgil Belluno; Bruno Deola, Femca Cisl Treviso e Belluno; Giorgio Agnoletto, Uiltec Uil Belluno) e i vertici nazionali di categoria (Valentino Vargas, Filctem Cgil e Alessandro Rossini, Uiltec Uil).
Nel primo pomeriggio, poi, tutti questi si riuniranno a Mestre (nella sede di «Veneto Lavoro», l’agenzia di settore della Regione) alle 15, dove insieme all’assessore regionale veneto al Lavoro Elena Donazzan terranno una conferenza stampa.
L’argomento sarà l’atteso incontro con i responsabili dell’azienda di sanitari e rubinetterie, che è parte di un gruppo belga a sua volta di proprietà di due Fondi d’investimento, uno americano e uno australiano. Da mesi i i rappresentanti dei lavoratori sospettano, da mesi, che «Ideal Standard» intenda delocalizzare la produzione di Trichiana nei diversi stabilimenti che l’azienda ha in giro per l’Europa. Dopo un periodo di grande tensione, le parti avevano trovato un accordo dando vita a un gruppo di lavoro per definire un progetto di ottimizzazione dei processi produttivi dello stabilimento. Giorni fa, però, la collaborazione si è interrotta.
Per questo servirebbe conoscere i piani di «Ideal Standard» per lo stabilimento bellunese. I sindacati vogliono conoscere il piano industriale. Giorni fa si sono tenute le assemblee dei lavoratori, per tenere alta l’attenzione sulla vicenda.
Quanto all’altra grande fabbrica di Borgo Valbelluna, l’«Acc» in crisi di liquidità, la situazione è sempre più complicata. A quanto se ne sa, l’amministrazione straordinaria, dopo che la gara pubblica di vendita dell’azienda è andata deserta, ha chiesto l’autorizzazione al Mise (ministero per lo Sviluppo economico) per la continuazione della selezione in forma privata, anche se ad evidenza pubblica. La gara sarà pubblicata su un paio di siti web, quello dell’azienda e quello del Tribunale.
Sempre a quanto se ne sa, il Comitato di sorveglianza su «Acc», che è formato da magistrati della Corte dei Conti e altri, avrebbe espresso un parere favorevole alla prosecuzione ma questo parere non è vincolante per il Mise. Comunque la situazione è questa: se il Mise dirà sì, la gara continuerà e si procederà in tempi stretti a un secondo giro di consultazioni con un elenco selezionato di potenziali acquirenti, da concludere entro fine anno; se dirà no, all’amministrazione straordinaria non resterà che convertire la sua funzione in fallimento.
Se ciò accadesse, la vicenda rappresenterebbe un’eccezione nella storia industriale italiana: «Acc» è probabilmente l’unica azienda in amministrazione straordinaria a non aver ricevuto supporto finanziario né pubblico né privato. Dal 1 gennaio 2020 non ha ricevuto un soldo né dal Mef (ministero dell’Economia e Finanze), né dal Mise e neanche dall’Unione Europea; ma neanche da istituti di credito ordinari o speciali. Questa circostanza non ha favorito la vendita dell’azienda, che non possiede immobili o partecipazioni. Se invece il Mise dicesse di sì, stavolta l’esito della gara potrebbe essere meno infruttuoso: nella gara privata le offerte possono riguardare solo una parte qualificata del compendio aziendale. Questa modalità potrebbe interessare i «componentisti» privi della tecnologia del compressore a velocità variabile e gli aggregati di imprese medie, che potrebbero puntare sui compressori di alta gamma.
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