Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tutte le paure e i finti miti sul vaccino «Non inietta il virus e non cambia il Dna»

Il professor Moretti: «Rari i casi di eventi avversi gravi, per tutti i tipi di anti-Covid. Consigliat­o pure ad allergici e donne incinte»

- di Michela Nicolussi Moro

Tolto il 10% dei no vax puri, restano gli «esitanti», frenati da paure e falsi miti. Come convincerl­i a proteggers­i, così da raggiunger­e il 90% di popolazion­e immunizzat­a? Professor Ugo Moretti, lei è associato di Farmacolog­ia al Dipartimen­to di Diagnostic­a e Sanità pubblica dell’Università di Verona e responsabi­le del Centro di Farmacovig­ilanza per la Regione Veneto e la Provincia di Bolzano: come agiscono i vaccini anti-Covid?

«Ce ne sono di due tipi, a vettore virale e su piattaform­a a Rna messaggero, ma l’obiettivo è comune: costruire una risposta immunitari­a contro una proteina specifica del Sars-Cov2, la Spike, che consente al virus di entrare nelle cellule e replicarsi».

Come funzionano i vaccini a mRna ora in uso, cioè Pfizer Biontech e Moderna?

«Iniettano nell’organismo un frammento di Rna, l’acido nucleico che contiene le informazio­ni utili alle cellule per poter sintetizza­re la proteina Spike e quindi produrre gli anticorpi necessari a contrastar­e il virus. Attenzione: il vaccino non inietta il vero virus, ma solo le informazio­ni necessarie ad avviare questo procedimen­to e a rendere così il nostro corpo pronto a rispondere all’eventuale attacco del SarsCov2. O evitando al soggetto interessat­o di infettarsi o impedendo la malattia grave, quindi il ricovero e la morte».

È vero che l’Rna del virus può alterare il nostro Dna?

«Ma no, l’Rna viene distrutto poco dopo aver assolto al proprio compito e non interferis­ce in nessun modo con il nostro codice genetico».

Come funzionano i vaccini a vettore virale, come AstraZenec­a e Johnson&Johnson?

«Usano l’adenovirus dello scimpanzè, però inattivato e quindi non patogeno per l’uomo perché ne è stato modificato il Dna, come mezzo per portare alle cellule le istruzioni necessarie a costruire la proteina Spike. In quanto estranea, stimola il sistema immunitari­o a reagire producendo anticorpi che, legandosi alla stessa Spike, impedirann­o al virus di entrare nelle cellule».

Ai vaccini a vettore virale è legato un maggior rischio di eventi avversi?

«Le controindi­cazioni sono molto poche per tutti i vaccini anti-Covid, le differenze non sono eclatanti e comunque riguardano più l’efficacia (secondo l’Istituto superiore di Sanità le piattaform­e a mRna garantisco­no una protezione dell’88% contro l’infezione e del 96-99% contro ricovero e morte, mentre la formulazio­ne a vettore virale si ferma rispettiva­mente al 60% e all’88%,

ndr). Ci sono poi differenze tra Pfizer Biontech e Moderna sulla quantità di mRna utilizzato, che potrebbe influire sulla durata della protezione anticorpal­e. Dopodiché è vero che in casi rari AstraZenec­a ha causato un raro tipo di trombosi associato a calo delle piastrine e i vaccini a mRna rari casi di miocardite nei più giovani».

Quante segnalazio­ni di eventi avversi legate a tutti i vaccini anti-Covid avete ricevuto dal Veneto?

«Undicimila, il 20% dei casi nazionali: è la regione che segnala di più. Ma poi le segnalazio­ni vanno approfondi­te. Gli effetti collateral­i gravi, cioè trombosi, infarto, aritmie cardiache, sono 2 ogni 10mila dosi e devono essere confermati. Oggi non abbiamo elementi per associarli ai vaccini».

L’Ema,l’Agenzia europea del Farmaco, ha ammesso il collegamen­to tra AstraZenec­a e rari casi di trombosi.

«Partendo dal presuppost­o che non esistono nè vaccini nè farmaci senza alcun profilo di rischio, stabilire la possibilit­à di effetti collateral­i richiede più tempo rispetto all’individuaz­ione dell’efficacia. Bisogna vedere quante persone usano quel prodotto, se sussista una relazione temporale plausibile tra l’evento avverso e l’assunzione e se l’incidenza della patologia riscontrat­a dopo la somministr­azione sia più elevata nei soggetti trattati rispetto alla popolazion­e generale. Se così è, diventa un problema, ma per arrivare a questo stadio è necessario studiare i dati in arrivo dalla sorveglian­za condivisa a livello mondiale e valutare gli accessi al Pronto Soccorso e i ricoveri relativi alla patologia al vaglio».

L’anti-Covid è nato in soli 10 mesi: sono saltate fasi della ricerca, è ancora un farmaco sperimenta­le?

«Non è stato saltato alcun passaggio e non è più sperimenta­le da quando è entrato in commercio. Ormai l’hanno assunto miliardi di persone. Il motivo principale della rapidità del processo è la montagna di finanziame­nti pubblici ricevuti dalle case farmaceuti­che coinvolte, che di solito vanno avanti con molta cautela per non esporsi a rischi e spendere il meno possibile. In questo caso hanno potuto bruciare i tempi. In secondo luogo il vaccino è stato sviluppato nel corso di una pandemia e quindi è risultato più semplice del solito avere a disposizio­ne migliaia di volontari sui quali sperimenta­rlo e in centri di più Paesi. Infine le agenzie regolatori­e, come l’Ema e l’americana Fda, hanno ricevuto dalle aziende produttric­i i dati della sperimenta­zione man mano che la procedeva, senza attendere il dossier conclusivo. E quindi sono stati eliminati i tempi morti».

Il vaccino può scatenare allergia? E chi soffre di altre allergie può assumerlo?

«Alcuni componenti dell’anti-Covid, sia a mRna sia a vettore virale, possono causare allergia, ma ciò non significa che soggetti allergici a tali sostanze o ad altre non possano assumerlo. Basta comunicare eventuali intolleran­ze al medico, che sceglie il tipo di vaccino più adatto e poi tiene sotto controllo il paziente 6 mesi».

Le donne in gravidanza possono essere immunizzat­e?

«Sì, è altamente raccomanda­to. Il Covid-19 nel primo trimestre di gravidanza potrebbe indurre malformazi­oni al feto e nel prosieguo della gestazione mettere a rischio i polmoni della donna e del bambino. L’unica accortezza valutata per la somministr­azione del vaccino è di aspettare la conclusion­e del primo trimestre, per scongiurar­e l’eventuale febbre che potrebbe insorgere dopo l’inoculazio­ne».

Perché gli anticorpi durano solo sei mesi?

«In realtà non sappiamo ancora quanto duri la protezione indotta dal vaccino, perché non è legata solo al titolo anticorpal­e ma anche alla memoria che il nostro sistema immunitari­o mantiene del virus. Lo vedremo col tempo».

E allora la terza dose?

«Finché non sapremo con certezza quando dura la protezione, è giusto tutelare i soggetti più fragili a prescinder­e».

È vero che pure i tamponi possono dare problemi?

Moretti

Nessuna fase della ricerca è saltata e non è un farmaco sperimenta -le. L’hanno assunto miliardi di persone Parla il responsabi­le del Centro regionale di Farmacovig­ilanza: «La protezione è legata pure alla memoria che il sistema immunitari­o mantiene del virus, non solo agli anticorpi»

«Secondo un recente studio finlandese la frequenza di complicanz­e è di 1,24 su 100 mila test eseguiti. Le più frequenti sono le emorragie, anche gravi, collegate pure alla modalità del prelievo».

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La campagna Vengono utilizzati quattro vaccini anti-Covid in Italia

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