Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mobilitazione dopo la tragedia. La Cisl: «Assurdo morire così»
PIEVE DI CADORE Il Cadore, e non solo, piange Mustapha Manneh, il giovane del Gambia morto lunedì a seguito di un incidente sul lavoro, travolto da un tronco nelle Val Visdende. Aveva 32 anni ed era solare, curioso, gentile, così lo descrivono le persone che lo conoscevano, dagli amici a chi, insieme a lui, ha lavorato e prima ancora lo ha accolto arrivato in Italia, primo fra tutti Luca Valmassoi, responsabile dell’attività di assistenza dei richiedenti asilo della coop Cadore: «Un ragazzo sempre positivo e curioso. Anche quando ha dovuto sostenere l’esame per la terza media faceva domande e voleva conoscere benissimo la storia dell’Italia, il Risorgimento e i vari periodi storici. Si sentiva fortunato per essere riuscito ad arrivare qui e di lavorare. Amava questo posto ed anche la casa dove abitava, che teneva con cura ed ordine».
Mustapha era giunto infatti a Tai di Cadore nel 2016 e dopo un primo impegno lavorativo in un agriturismo della zona, era tornato a lavorare alla coop per seguire delle imprese di pulizie. Della coop era anche diventato socio, ma il desiderio di poter guadagnare di più per mantenere i suoi quattro figli in Gambia, che avrebbe voluto portare un giorno nel Bellunese, lo aveva spinto a cercare qualcosa di nuovo e così dal primo di ottobre aveva iniziato a lavorare alla rigenerazione dei boschi della Val Visdende per conto della Doriguzzi Mario. Dalle prime ricostruzioni parrebbe che Mustapha stesse tagliando un albero da sé, quando sarebbe saltata la ceppaia che lo ha travolto. A ricordarlo anche la presidente della, coop Cadore Alessandra Buzzo che pensa già a come poter fare per continuare il supporto: «In questi anni sono passate da noi numerose persone, ma questo ragazzo ce lo ricordiamo bene. Ora - fa sapere la Buzzo - ci stiamo coordinando per organizzare una raccolta fondi e poter trasferire la salma nel suo Paese, e poi capire come aiutare i suoi quattro figli piccoli».
Sul tema degli infortuni sul lavoro è quindi intervenuto Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno Treviso: «Questo giovane è arrivato in Italia per cambiare vita e assicurare un futuro ai suoi figli, e invece ha trovato la morte lavorando: è inaccettabile. Di fatto Ii 2021 ha visto un aumento importante degli infortuni sul lavoro con un incremento della mortalità del 21% rispetto al 2020. Anche il numero di denunce di infortunio in provincia è aumentato rispetto all’anno scorso, passando da 1.485 dei primi 8 mesi del 2020 a 1.711 dello stesso periodo di quest’anno». Secondo Paglini saranno quindi necessari «un impegno sinergico di tutti i soggetti coinvolti, datori di lavoro e loro associazioni di rappresentanza, organizzazioni sindacali, Usl, Spisal, enti formativi, così come un potenziamento dei controlli ispettivi in tutti i luoghi di lavoro, nelle fabbriche e nei cantieri per invertire questa tragica tendenza».
Valmassoi Si sentiva fortunato a vivere qui e voleva conoscere la storia d’Italia
Paglini Era giunto da noi per cambiare vita e dare un futuro ai suoi bambini