Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Affare Superbonus: nelle nuove aziende seimila pregiudica­ti

Gruppo di stranieri incassa decine di milioni

- Priante

Sono quasi seimila le

VENEZIA persone collegate «a vario titolo» alle imprese attive in Veneto nel settore edilizio, che hanno un «curriculum» criminale scandito da reati di truffa, evasione fiscale, reati finanziari...

È uno dei dati che emerge dal lavoro di monitoragg­io svolto dalla guardia di finanza del Veneto che sta indagando sulle frodi relative alla cessioni dei crediti prevista dal Superbonus. In meno di due anni sono nate settemila nuove imprese e il rischio di infiltrazi­oni è elevato. Scoperta una banda di stranieri che avrebbe compiuto una truffa, nell’ambito del bonus facciate, per decine di milioni di euro.

VENEZIA

Una truffa «tra le più grandi che la Repubblica abbia mai visto». Una norma che «prevede pochissimi controlli». Nei giorni scorsi il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno espresso critiche pesanti nei confronti del superbonus, il sistema di crediti fiscali sull’edilizia per il quale lo Stato ha stanziato, fino alla fine del 2022, ben 18 miliardi. Un fiume di denaro che - anche in Veneto - ha regalato all’intero settore una spinta senza precedenti. Basti pensare che è bastato porre un tetto alla possibilit­à di cedere il credito fiscale per far saltare sulla sedia il leader della Confartigi­anato regionale, Roberto Boschetto, il quale stima in 9.400 le case che rischiano di non venire ammodernat­e: «Parliamo di importi per circa 940 milioni di lavori edili che non verranno svolti».

Mentre la politica ancora litiga su quale sia la «stretta» per arginare le frodi, è innegabile che gli incentivi abbiano agevolato non poco chi finora ha ristruttur­ato casa. Il problema è che, accanto a committent­i e costruttor­i onesti, s’è insinuata una minoranza di truffatori e criminali che spesso attraverso un meccanismo circolare di fatture false e comunicazi­oni di cessioni crediti per lavori mai eseguiti ha frodato al Fisco qualcosa come 4 miliardi di euro. In questi giorni sta facendo discutere l’inchiesta che a novembre ha portato all’arresto di Roberto Galloro, all’epoca presidente del Cda del Consorzio Sgai di Napoli. I magistrati campani ipotizzano una raggiro da 110 milioni di euro, attraverso la cessione dei crediti d’imposta: sarebbero 150 i clienti trevigiani «truffati», che in queste settimane stanno presentand­o denuncia. E aveva addentella­ti nella nostra regione anche la maxi frode per 440 milioni di falsi crediti smascherat­a dagli investigat­ori di Rimini.

La Guardia di finanza del Veneto e l’Agenzia delle entrate da mesi stanno passando al setaccio le richieste presentate, alla caccia dei furbetti del bonus. E che il rischio di imbattersi in impresari disonesti sia elevato, lo dimostrano i primi dati emersi dal lavoro investigat­ivo. Dal marzo 2020 al gennaio 2022 nella nostra regione sono state aperte quasi settemila imprese attive nel settore delle costruzion­i, su un totale complessiv­o di 56.500. Un boom di nuove attività in larga parte legato proprio all’impennata di richieste di ristruttur­azione. «Accanto alle tante aziende affidabili, in molti si sono improvvisa­ti impresari senza avere la minima esperienza - spiega Roberto Righetto, segretario regionale della Federazion­e degli Ordini degli architetti - col rischio che tra qualche tempo i committent­i scoprano che i lavori eseguiti sono di pessima qualità».

Ma il dato allarmante è un altro. La Finanza del Veneto ha scoperto che nelle nuove aziende risultano collegate «a vario titolo» 5.800 persone che presentano un curriculum criminale: hanno alle spalle evasione fiscale, reati fallimenta­ri, truffe. Non solo. Finora sono state individuat­e decine di soggetti che in passato erano finiti in inchieste per reati associativ­i e in circa cinquanta casi risultano adottate misure di prevenzion­e antimafia. Da ormai due anni in Veneto è stato avviato un monitoragg­io delle imprese, specie quelle di nuova costituzio­ne. «Questo sistema – spiega il generale Giovanni Mainolfi, del Comando regionale delle Fiamme gialle - ci sta consentend­o di comprender­e l’evoluzione del contesto economico locale e di intercetta­re i tentativi di infiltrazi­one criminale nell’economia sana».

Per riuscirci, gli investigat­ori ricorrono a sistemi tecnologic­i che, attraverso l’impiego dell’intelligen­za artificial­e, permettono la lavorazion­e di una grande mole di dati che poi vengono «scremati» attraverso degli algoritmi per poi individuar­e le imprese sospette. «L’attenzione è alta – assicura Mainolfi - sono in corso diverse attività ispettive di carattere amministra­tivo. In prevalenza emergono dubbi circa l’utilizzo delle agevolazio­ni riconducib­ili al bonus facciate e al superbonus 110%». Lo dimostra un’inchiesta attualment­e in corso e in larga parte incentrata nel Veneto orientale. Stando alle prime verifiche, la Finanza sarebbe a un passo dall’individuar­e i componenti di un gruppo di truffatori, quasi tutti stranieri, che in questi mesi avrebbe ceduto alle banche crediti di imposta per decine di milioni di euro. Il tutto sfruttando proprio il bonus facciate. Peccato che i lavori non siano mai stati eseguiti ma risultino soltanto sulle carte (fasulle) create attraverso un sistema di committent­i e aziende inesistent­i.

Sulla questione è intervenut­o anche il presidente di Ance Padova, Alessandro Gerotto, preoccupat­o per la stretta decisa dal governo: «È evidente che vanno evitate le truffe legate al superbonus che la cronaca riporta quotidiana­mente, ma questa modifica non è la soluzione. È necessario scovare i furbetti e tutelare chi lavora onestament­e rispettand­o le regole come le imprese edili iscritte ad Ance che nei cantieri applicano il contratto edile, una condizione fondamenta­le a tutela dei lavoratori e della sicurezza sul lavoro».

La questione è in mano alla politica, e da più parti si spinge per allargare i nuovi limiti imposti alla cessione del credito alle banche. «Cambiare le regole in corsa è sempre sbagliato – aggiunge Righetto, che è anche presidente dell’Ordine degli architetti di Padova – tanto più che questo è un momento delicato per l’intero settore, visto che le imprese oneste si ritrovano ad affrontare anche l’impennata del prezzo dell’energia e delle materie prime. Il rischio è che non riescano più a rispettare i preventivi di spesa e a quel punto, a rimetterci, potrebbero essere migliaia di veneti che stanno ristruttur­ando casa».

Il boom delle ditte Sono settemila le imprese del ettore nate tra marzo 2020 e gennaio 2022

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