Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Muore a 23 anni sulla Pontebbana Niente alcol, fatale il colpo di sonno L’amico era il guidatore designato perché non aveva bevuto. Samira era senza cintura
TREVISO Se avesse indossato la cintura di sicurezza, Samira Fakihi, la 23enne di Mareno di Piave vittima del tragico incidente avvenuto all’alba del 25 aprile sulla Pontebbana, a Spresiano, si sarebbe salvata.
I tre amici che si trovavano con lei, a bordo della Volkswagen Polo che si è schiantata contro un platano mentre tornavano da una discoteca di Jesolo in cui avevano trascorso la nottata per festeggiare un compleanno, la indossavano tutti (anche nei sedili posteriori) e se la sono cavata con lesioni fortunatamente lievi e pochi giorni di prognosi. Tra loro anche J.F., l’amica 23enne di Pieve di Soligo che si trovava al fianco della vittima. «Purtroppo la maggior parte delle persone sedute sui sedili posteriori non le indossano mai - osserva amaro il comandante della polizia stradale di Treviso, Simone Morello - troviamo ancora chi mette le cinture sotto il sedile o chi mette un pezzo agganciato per non far suonare la cicalina».
Nella Marca i dati riguardanti le multe per questa violazione (la sanzione è di 83 euro e prevede la decurtazione di cinque punti dalla patente) sono del resto sconfortanti: nel 2018 le sanzioni sono state 1400, 2.360 nel 2020, salite a 2.640 nel 2021. Il trend è in aumento con già 950 verbali nei primi mesi di quest’anno mentre nel 2019 erano stati solo 550, poco più della metà.
Nella tragedia della Pontebbana
non ha invece avuto nessun ruolo l’alcol. Il giovane alla guida, T.M.A., 22enne di Santa Lucia di Piave ma di origini guineane non aveva tracce di alcol nel sangue. A confermarlo sono stati gli esami ematici a cui il ragazzo è stato sottoposto una volta trasportato in ambulanza al pronto soccorso del Ca’ Foncello di Treviso per essere medicato dopo l’incidente. Ad essergli fatale sarebbe stato un improvviso mancamento, una distrazione o un colpo di sonno che gli avrebbe fatto perdere il controllo del mezzo.
Proprio perché non aveva bevuto il 22enne sarebbe stato designato come guidatore al posto di W.R., di origini colombiane, suo coetaneo e amico: il veicolo risulta infatti intestato al padre di quest’ultimo.
L’indagine sulla tragedia è condotta dagli agenti della polizia stradale di Treviso che consegneranno a breve alla
Procura gli esiti degli accertamenti che entreranno a far parte del fascicolo d’inchiesta che sarà aperto per il reato di omicidio stradale. Unico indagato il 22enne che si trovava al volante all’alba di lunedì.
Non è certo un mistero che quel tratto rettilineo di Pontebbana sia una sorta di pista. Questa ennesima tragedia della strada ha spinto il sindaco di Spresiano, Marco Della Pietra, a chiedere un incontro a Prefettura e Anas per poter intervenire contro chi continua ad avere il piede pesante. L’idea è quella di posizionare un autovelox per costringere automobilisti a camionisti a rallentare, ma non si esclude possa essere preso un provvedimento per i platani che costeggiano una strada, fuori dal centro abitato, che nel 2016 aveva provocato tre vittime. «In Prefettura mi risposero che c’erano troppi pochi morti per procedere» ha spiegato il primo cittadino. Per rendere più sicuro quel tratto c’è anche la possibilità di installare dei guard rail. «Purtroppo nel caso dell’incidente di lunedì l’esito sarebbe stato lo stesso - chiosa Morello - il guard rail si sarebbe deformato e il mancato uso delle cinture avrebbe causato quanto successo». del Suem, con ambulanza e automedica, hanno raggiunto la palestra di roccia e hanno stabilizzato le condizioni del 29enne che è stato intubato prima del trasporto in ambulanza al pronto soccorso del Ca’ Foncello. Le sue condizioni sarebbero preoccupanti e la prognosi resta riservata. Ieri pomeriggio sono intervenuti allo Sportler climbing center anche i carabinieri della stazione di Silea che hanno svolto gli accertamenti del caso per chiarire la dinamica dell’incidente. Sono trascorsi molti anni dall’ultimo incidente di questo tenore presso la struttura, una delle più grandi palestre di roccia in Italia (con un’altezza fino a 26 metri) e certamente una delle più frequentate da chi vuole allenarsi nel mesi primaverili e invernali: nel gennaio 2010 un 43enne udinese precipitò da un’altezza di quasi dodici metri e riportò a sua volta numerose fratture, riuscendo a salvarsi.