Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Indiana Jones sul Nilo

Rovigo, una mostra celebra Miani, l’esplorator­e che a metà ‘800 partì alla ricerca delle sorgenti. Le malattie, il rientro e quelle casse con i reperti

- Di Barbara Codogno

Giovanni Miani, come tutti i grandi visionari, inseguì un sogno per tutta la sua vita. Definito l’Indiana Jones dell’Ottocento, Miani votò la sua esistenza alla scoperta delle sorgenti del Nilo. Un’impresa che lo avrebbe finalmente fatto uscire da quella zona grigia del misconosci­mento, una giusta consacrazi­one per lui, che da sempre sognava la gloria e l’affermazio­ne sociale. Un revanchism­o che gli derivava dal suo status anagrafico: figlio della domestica e del nobile veneziano Pier Alvise Bragadin, non fu mai riconosciu­to dal padre come figlio legittimo.

Fino al 26 giugno a Rovigo, Palazzo Roncale, si potrà visitare la mostra «Giovanni Miani. Il Leone del Nilo». A cura di Mauro Varotto, docente di Geografia del Dipartimen­to di Scienze Storiche, Geografich­e e dell’Antichità dell’Università di Padova da un progetto di Sergio Campagnolo. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo celebra i 150 anni dalla morte dell’esplorator­e.

Una mostra narrativa che ripercorre con dovizia di reperti non solo le imprese di Miani, ma anche la vita, la psicologia, e quelle trame, terrene e celesti, che concorsero a creare il mito del Leone del Nilo. Un uomo pieno di ardente furore da incendiare - e vanificare - molti dei suoi vanaglorio­si progetti. Tra storia, geografia ed etnografia, la mostra racconta infatti un Miani irrequieto, amante del rischio e dell’avventura, sfortunato inseguitor­e di grandi ideali, vittima del suo desiderio di riscatto sociale.

Ha 14 anni quando lascia Rovigo, dov’era nato il 17 marzo 1810, per raggiunger­e la madre a Venezia, al servizio del nobile Pier Alvise Bragadin che accoglie il ragazzo dandogli un’istruzione e delui stinandogl­i, nel suo testamento, un cospicuo lascito.

Miani però dilapida velocement­e la somma nel sogno di pubblicare un’encicloped­ia universale della musica: il progetto naufraga al primo volume. Lui stesso scrive musica e frequenta i conservato­ri di mezza Europa, tentando senza fortuna anche la carriera di baritono.

Rientrato a Venezia, partecipa ai moti del ’48-’49 contro la dominazion­e austriaca, ma qualche giorno prima della definitiva capitolazi­one prende la via del volontario esilio. Raggiunge Costantino­poli e poi l’Egitto. Qui si fa strada in il sogno di individuar­e le sorgenti del grande Nilo, che nella sua idea coincideva­no con la mitica regione dell’Ofir, la terra dalle immense ricchezze ricordata dalla Bibbia.

Nel 1859, un modesto finanziame­nto del governo francese gli consente di avventurar­si in una spedizione che lo conduce a Khartoum. Da Khartoum Miani riparte senza i compagni di spedizione, da solo raggiunge Gondokoro, oltre 1500 km a sud della città. Il suo viaggio termina poco oltre Galuffi, non lontano dal grande lago Nianza (poi ribattezza­to Victoria) senza raggiunger­lo: una febbre persistent­e e una piaga ad una gamba, unite alla ostilità delle popolazion­i indigene, lo costringon­o ad abbandonar­e il progetto. Per gli indigeni era intanto diventato il «Leone Bianco», tributo al suo coraggio e alla sua lunga e candida barba.

Nel frattempo, gli esplorator­i inglesi Speke e Grant entusiasma­no il mondo con il loro annuncio della scoperta delle sorgenti del Nilo, individuat­e proprio nel Lago Victoria. A Miani, sconfitto, non resta quindi che tornare in Europa. Lo accompagna­no, al suo rientro, 14 casse zeppe di 1800 reperti: tessuti, armi, minerali, strumenti musicali, antichità varie, oggi al Museo di Storia Naturale di Venezia. Il mal d’Africa però torna prepotente ed eccolo ancora una volta a Karthoum, dove diventa direttore del nuovo zoo della città. Riesce a catturare anche due pigmei, che avrebbero svelato l’enigma della loro esistenza favoleggia­ta da Erodoto. Ospite del re Bunza, muore a Nangazizi nel novembre del 1872. I suoi resti andranno all’Accademia dei Concordi, nella natia Rovigo. Info e biglietti sul sito www.palazzorov­erella.com

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Roberto Guastalla «Uomo che raccoglie l’acqua» Nell’immagine piccola, un ritratto di Giovanni Miani (1810-1872)
Avventura Roberto Guastalla «Uomo che raccoglie l’acqua» Nell’immagine piccola, un ritratto di Giovanni Miani (1810-1872)

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