Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La rabbia dei dottori: «Ci mancano ancora 1.300 specialist­i»

Il 4 maggio incontro con Flor proprio sui soldi

- M.N.M. Giandomeni­co Cortese

VENEZIA Sono arrabbiati i camici bianchi e non mollano di un millimetro la posizione. «Se tra il 2021 e l’inizio del 2022 il numero dei medici dipendenti del Servizio sanitario regionale è stato incrementa­to di 85 unità, corre l’obbligo di ricordare la carenza di 1.295 specialist­i segnalata nel dicembre 2018 dall’allora direttore generale della Sanità veneta, Domenico Mantoan — dice Giovanni Leoni, segretario regionale della Cimo —. Stiamo ancora aspettando l’aggiorname­nto di quei dati, ma nel frattempo la logica conclusion­e potrebbe essere che adesso mancano “solo” 1.210 colleghi dipendenti a tempo indetermin­ato. Quanto alla retribuzio­ne media non è dato sapere se nel calcolo della Regione siano ricompresi i numerosi contratti libero-profession­ali, che hanno un costo decisament­e superiore e quindi alzano molto la media. Restano comunque i dati ufficiali Agenas, secondo i quali la spesa complessiv­a per il personale sanitario nel Veneto è inferiore di 400 milioni di euro rispetto al costo affrontato dall’Emilia Romagna, che ha 500mila abitanti in meno — affonda Leoni —. Non si tratta di qualche decina di euro. Resta infine il problema dei Pronto Soccorso, affidati quasi interament­e a cooperativ­e esterne, e preoccupa l’enorme sproporzio­ne tra i nuovi contratti a tempo indetermin­ato e quelli libero-profession­ali».

piede di guerra pure i primari, rappresent­ati da Giampiero Avruscio, presidente Anpo Padova: «La retribuzio­ne media calcolata dalla Regione non è corretta, un primario guadagna da 90mila a oltre 100mila euro lordi l’anno, ma un neo assunto arriva a 30mila. Non si possono fare i conti a spanne. E poi che i medici veneti riempiano gli ospedali esteri è un dato di fatto, così come scarseggia­no i colleghi stranieri nei nostro ospedali, poco attrattivi. Resta inoltre la discrimina­zione dei camici bianchi in forza all’Azienda ospedalier­a di Padova, che hanno gli stipendi più bassi del Veneto. E non di pochi euro, ma da 6 mila a 15 mila euro l’anno in meno, e da quasi 20 anni, a causa di un’errata distribuzi­one dei fondi regionali per lo stipendio accessorio relativo agli incarichi». Per riequilibr­are la situazione, che tocca l’intero personale dell’Azienda ospedalier­a di Padova, la Regione ha deliberato un fondo a parte di 2,2 milioni di euro per il 2020 e altrettant­i per il 2021 e il 2022. «Per gli 850 medici interessat­i si traduce in 1,6 milioni lordi, cioè 900mila euro netti, quindi l’aumento si riduce a 2,7 euro l’anno a testa — chiarisce Avruscio —. Assurdo per l’ospedale di riferiment­o regionale, che affronta i casi a più alta complessit­à».

Il 4 maggio i sindacati di categoria saranno ricevuti in Regione da Flor, dg della Sanità, proprio per parlare dell’incremento dei fondi contrattua­li.

Intanto sulla questione interviene anche il Pd, con il capogruppo Giacomo Possamai: «La spesa del personale rispetto alla popolazion­e residente è tra le più basse d’Italia, l’8% dei cittadini è senza il medico di famiglia, mancano 1.500 camici bianchi e migliaia tra infermieri, tecnici e operatori sociosanit­ari. Uno stato di emergenza diffuso».

Dal canto loro i tecnici di Agenas precisano: «Se il Veneto ha speso meno per il personale sanitario è perché ha concluso meno assunzioni e ciò dipende da più cause. Prima del Covid molte Regioni, come Puglia, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Piemonte, erano andate in piano di rientro e quindi avevano dovuto bloccare le assunzioni al punto di ritrovarsi all’inizio della pandemia in sottorgani­co. Visto che per fronteggia­re l’emergenza il governo ha liberalizz­ato le assunzioni, soprattutt­o il Sud ne ha concluse moltissime, convincend­o a tornare a casa una buona parte di medici e infermieri meridional­i in servizio nel Veneto. Regione che vanta due Facoltà di Medicina, a Padova e Verona, fino al 2020 in grado di laureare in totale 400 camici bianchi e 800 infermieri all’anno, mentre l’Emilia Romagna può contare su quattro Atenei e quindi su numeri superiori. Tanti bandi sono andati deserti perché non si trovano specialist­i nè infermieri». Nei momenti più drammatici della pandemia le Usl hanno dovuto dirottare in corsia quelli in servizio nelle Rsa.

Leoni La busta paga che cita il presidente è falsata dai 2.200 liberi profession­isti, che guadagnan o molto di più

Avruscio Noi all’ospedale di Padova prendiamo gli stipendi più bassi del Veneto. Fino a 15mila euro l’anno in meno

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