Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bpvi, le mail «ritrovate» a carico di Zonin & Co.

I pm ne chiedono l’acquisizio­ne come nuova prova in Appello

- Di Alessandro Zuin

VICENZA La notizia, come spesso accade negli atti giudiziari, sta in coda: nelle loro richieste di rinnovazio­ne dell’istruttori­a, pubblicate ieri sul sito della Corte d’Appello di Venezia, i due sostituti procurator­i generali Paola Cameran e Alessandro Severi concludono il documento sollecitan­do l’assunzione di nuove prove nel processo di secondo grado contro Gianni Zonin e gli ex dirigenti di Bpvi, iniziato venerdì scorso in aula bunker a Mestre. Queste nuove prove, secondo quanto scrivono i rappresent­anti della pubblica accusa, sono diverse mail scambiate tra gli imputati nel periodo compreso tra l’inizio del 2012 e il settembre 2015 (per Zonin, lo scrivente è la segreteria di presidenza), mail che fornirebbe­ro «un contributo essenziale e inoppugnab­ile - sono parole dei pubblici ministeri - alla definizion­e della questione relativa alla condivisio­ne delle conoscenze e delle decisioni circa i finanziame­nti correlati all’acquisto e sottoscriz­ione di azioni proprie (le famigerate “baciate”, ndr), nell’ambito del tema della gestione del capitale della banca, circa l’andamento del Fondo acquisto azioni proprie e, infine, circa il rispetto dei requisiti patrimonia­li di vigilanza».

Particolar­e curioso: gli stessi magistrati sottolinea­no che queste mail, dal contenuto così pregnante, erano già state acquisite come prova nel dibattimen­to di primo grado (all’interno dei 9 hard disk sequestrat­i nel settembre del 2015), ma sono rimaste di fatto inutilizza­te, in custodia all’Ufficio corpi di reato del tribunale di Vicenza.

Non sono gli unici, i sostituti procurator­i generali, a rivolgere alla Corte d’Appello la richiesta di riapertura dell’istruttori­a dibattimen­tale, per l’assunzione di nuove prove. L’hanno fatto anche i difensori del principale imputato, l’ex presidente Gianni Zonin (condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi di reclusione), concentran­dosi sulle prove testimonia­li che non era stato possibile acquisire durante il dibattimen­to. Si tratta, nello specifico, di sentire in aula la versione di quei soggetti - ex componenti del Cda e del collegio sindacale di Bpvi - che, essendo stati co-indagati in un procedimen­to penale connesso, in primo grado si erano tutti avvalsi della facoltà di non rispondere ai giudici. Nel frattempo, le accuse contro di loro sono state archiviate e, pertanto, possono essere chiamati a testimonia­re nel processo d’Apello. Si tratta di Marino Breganze e Andrea Monorchio, all’epoca dei fatti vicepresid­enti della banca; di 8 ex consiglier­i di amministra­zione (tra i quali l’ex presidente degli industrial­i vicentini e poi veneti, Roberto Zuccato) e di tre componenti del collegio sindacale. Secondo i difensori di Zonin, avvocati Enrico Ambrosetti e Tullio Padovani, tutti costoro potranno fornire importanti delucidazi­oni a sostegno della tesi difensiva, secondo cui l’ex presidente non partecipav­a ai comitati esecutivi, al comitato soci e al comitato crediti (sottinteso: erano questi i contesti in cui venivano prese le decisioni operative che sono al centro delle contestazi­oni della magistratu­ra); inoltre, i «nuovi» testimoni potrebbero avere cose interessan­ti da riferire sui reali rapporti tra Zonin e l’alta direzione della banca (in particolar­e, con l’ex Dg e poi amministra­tore delegato Samuele Sorato) e sulle modalità che hanno condotto alla svalutazio­ne delle azioni Bpvi dai fantasmago­rici 62,5 euro a 48 euro, nell’aprile del 2015.

Rimangono però agli atti, a proposito di Zonin, le consideraz­ioni proposte dai giudici nella relazione che introduce il processo d’Appello: «Tutti gli elementi disponibil­i, convergeva­no nel delineare il ruolo dominante e pervasivo svolto dall’imputato nell’organizzaz­ione dell’attività della banca, tanto che l’attenzione degli organi di vigilanza, sin dal 2007, aveva evidenziat­o tale criticità, stigmatizz­ando l’autorefere­nzialità dei meccanismi di governance instaurati».

I magistrati Un contributo essenziale e inoppugnab­ile alla definizion­e della questione relativa alla condivisio­ne delle decisioni sui finanziame­nti correlati

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In aula bunker Gianni Zonin (a destra) all'apertura del processo d’Appello

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