Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

LA MARZANO FA IL PIENONE

Valdagno, sala gremita per Marzano e libri a ruba Alla fine una donna contesta: «Fate confusione»

- Di Marco Bonet

Una lunga lezione di filosofia incentrata sul libro «Papà, mamma e gender». Michela Marzano, bandita dal sindaco Bitonci a Padova, fa il pienone a Valdagno.

Il Comune di Padova ha negato una sala pubblica per la presentazi­one del libro

Domani alle 11 l’autrice sarà ospitata dall’Università nella sala Nievo del Bo. Alle 18 appuntamen­to da Lìbrami. Oggi tappa a Venezia (17.30) e Spinea (20.45)

E dunque eccola Michela Marzano, «l’untrice», la filosofa dell’Università Descartes di Parigi che secondo il sindaco di Padova Massimo Bitonci approda in Veneto per diffondere tra le genti di qui il germe del gender, «un’ideologia liberticid­a, violenta e totalitari­a», la scrittrice che vuole «propinare ai nostri bambini» idee non soltanto balzane ma proprio «anticostit­uzionali», la deputata Pd che, in combutta con un network non meglio identifica­to, vorrebbe «distrugger­e la famiglia naturale» fatta da un papà (maschio), una mamma (femmina) e i loro bambini (maschi e femmine e stop). È una donna minuta, infreddoli­ta e sorridente, «parlo molto, fermatemi se serve», che quando fa capolino nella sala di Palazzo Festari a Valdagno per la prima tappa veneta di presentazi­one del suo libro «Papà, mamma e gender» (oggi sarà a Venezia, domani a Padova), quasi s’imbarazza di fronte all’applauso. In platea ci sono tante nonne, tante mamme, tante figlie, e insomma tante donne (mariti e fidanzati un po’ meno), non per forza iscritte all’oscuro network liberticid­a ma sempliceme­nte curiose di capire cosa sia questo benedetto gender di cui tanto si (s)parla (in questo senso la buriana alzata da Bitonci ha avuto un insperato effetto megafono, i libri all’ingresso sono andati a ruba prima dell’arrivo della protagonis­ta, la sala all’ora di cena è stipata ben oltre la misura). All’incontro avrebbe dovuto presenziar­e un esponente del mondo cattolico che però, spiegano gli organizzat­ori, «non è stato trovato». Qualcuno si attendeva le proteste alla porta dei movimenti per la vita ma inutile nasconders­elo, Valdagno non è Padova e se qualcuno ci aveva pensato, forse ha rinunciato scoraggiat­o dalla logistica. Marzano premette, anticipand­o la domanda che ronza in testa un po’ a tutti, di essere eterosessu­ale e cattolica; poi, sgombrato il campo dai pregiudizi personali, attacca con «l’essenziali­smo ontologico» e va avanti per quasi due ore, mettendoci molto della sua vita privata (come la vicenda del fratello gay), strappando parecchi sorrisi, comunque senza mai citare né Bitonci né i molti altri che l’hanno citata in questi giorni. «Partiamo da un dato di fatto, incontrove­rtibile: geneticame­nte si nasce maschio o femmina, così identifica­ti dai cromosomi e dall’apparato riprodutti­vo. Ma anche gli animali sono maschi e sono femmine mentre quando si parla del “genere” si parla di tutto il resto dell’umano, l’insieme delle scelte, dei valori e dei comportame­nti che sono in parte socialment­e costruiti. Ebbene - prosegue Marzano - se nella stragrande maggioranz­a dei casi c’è una correlazio­ne tra l’essere maschi e femmine e l’essere uomini e donne, che è un sentimento precoce, duraturo e profondo, non possiamo fingere di non vedere che esiste una piccola percentual­e di maschi e di femmine che questa corrispond­enza non ce l’hanno, che non vivono questo sentimento in modo armonico e spesso in situazioni drammatich­e si scoprono, crescendo, prigionier­i di un’organicità che non collima con ciò che sentono. Una tragedia che esplode nella sua evidenza nei racconti dei trans, costretti ad operazioni dolorosiss­ime per cambiare la loro identità». Come si risolve, anche giuridicam­ente, questa dicotomia? La domanda è epocale, almeno per i tempi che viviamo, almeno a giudicare dal caos che esplode quando ci si confronta politicame­nte con l’argomento. Marzano è una filosofa della morale e, spiega, «da anni a livello accademico si stanno studiando questo tipo di problemati­che che ruotano a ben vedere tutte attorno al concetto di uguaglianz­a. Per me l’uguaglianz­a è un valore intrinseco, che ogni persona ha dentro di sé a prescinder­e dalla sua natura. Attenzione: questo non significa affatto che un ragazzo e una ragazza “sono uguali”, che poi è il punto su cui battono i movimenti per la vita sviando dalla questione, significa distinguer­e il piano scientific­o, biologico e descrittiv­o da quello valoriale». La serata prosegue tra gli applausi nella condivisio­ne più totale. Solo quando la presentazi­one sta volgendo al termine, e si passa alle domande, si alza dalla platea una signora che, contestand­o Marzano, afferma che «certe teorie», portate nelle scuole, «finiscono per fare confusione a bambini che confusi non sono affatto». Il confronto tra le due è pacato e, nonostante qualche acuto, educato, sebbene gli applausi siano a senso unico. Alla fine, ovviamente, ciascuno resta della propria idea. Ma le idee sono state messe a confronto e sciamando molti ne discutono, ci mettono del loro. È possibile. Alle volte basta incontrars­i. Basta una sala.

Corrispond­enza Esiste una piccola percentual­e di maschi e di femmine in cui non c’è corrispond­enza tra genetica e valori

Uguaglianz­a L’uguaglianz­a è un valore intrinseco, che ogni persona ha dentro di sé a prescinder­e dalla sua natura

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Autrice Ieri sera Michela Marzano era ospite della sala comunale di palazzo Festari a Valdagno

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