Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Orfini: «Avanti, anche contro parte dei nostri storici elettori»
Il presidente del Pd all’evento di «Rifare l’Italia» a Padova
Per capire, va evidenziato che il partito, a livello regionale, si sta ancora leccando le ferite. È che se il movimento è unitario, al suo interno convivono comunque tendenze diverse. Detta come va detta, la verità è che si cerca una sintesi tra i diversi mood che si sperimentano, anche per evitare nuove débâcle locali e in vista di appuntamenti importanti, come il congresso regionale (giugno 2016) o l’assemblea nazionale. Il coordinatore regionale di «Rifare l’Italia» (dal sito: «Il luogo d’incontro di una generazione politica che ha scelto di impegnarsi nella costruzione del Partito Democratico») Giovanni Tonella, la vede così: «Dobbiamo investire nel rinnovamento del partito, con un gruppo dirigente attivo sette giorni su sette in Regione e che quindi non ruoti attorno ai soli deputati. Servono nuovi rapporti con i movimenti, e pure con le partite Iva. E con gli elettori, con un approccio a più livelli». Questo ieri sera nella sede regionale del Pd a Padova, in occasione dell’evento «Verso l’assemblea nazionale», organizzata da «Rifare l’Italia». Il problema che il Veneto non è Roma. «Perché abbiamo perso? – ha affermato Claudio Rizzato, ex segretario provinciale dei Ds di Vicenza -. Non abbiamo saputo sintonizzarci con i processi nazionali. Ci sono due partiti: con e contro Renzi. E il Veneto è una regione rancorosa. Il problema è lo “Zaia che c’è in te”». Un certa tendenza localistica farebbe del Pd «il partito dei depressi». Per il consigliere regionale Graziano Azzalin «la verità è che non siamo mai riusciti a creare un’alternativa credibile in Veneto. Una situazione difficile». Pertanto per Azzalin «non bisogna attaccare il leader Renzi, ma neppure è accettabile una narrazione unica». Ospite d’onore, il presidente nazionale del Pd Matteo Orfini. Che non ha ceduto alle lamentele. «Il nostro è un progetto di governo: si va avanti anche in conflitto con una parte dell’elettorato storico. Abbiamo ereditato una macchina ingolfata: ora il Paese si sta riprendendo. Il problema è che ci parliamo troppo addosso. A gennaio, lo statuto cambierà, per una maggiore rappresentatività».