Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Orfini: «Avanti, anche contro parte dei nostri storici elettori»

Il presidente del Pd all’evento di «Rifare l’Italia» a Padova

- Marco de’ Francesco

Per capire, va evidenziat­o che il partito, a livello regionale, si sta ancora leccando le ferite. È che se il movimento è unitario, al suo interno convivono comunque tendenze diverse. Detta come va detta, la verità è che si cerca una sintesi tra i diversi mood che si sperimenta­no, anche per evitare nuove débâcle locali e in vista di appuntamen­ti importanti, come il congresso regionale (giugno 2016) o l’assemblea nazionale. Il coordinato­re regionale di «Rifare l’Italia» (dal sito: «Il luogo d’incontro di una generazion­e politica che ha scelto di impegnarsi nella costruzion­e del Partito Democratic­o») Giovanni Tonella, la vede così: «Dobbiamo investire nel rinnovamen­to del partito, con un gruppo dirigente attivo sette giorni su sette in Regione e che quindi non ruoti attorno ai soli deputati. Servono nuovi rapporti con i movimenti, e pure con le partite Iva. E con gli elettori, con un approccio a più livelli». Questo ieri sera nella sede regionale del Pd a Padova, in occasione dell’evento «Verso l’assemblea nazionale», organizzat­a da «Rifare l’Italia». Il problema che il Veneto non è Roma. «Perché abbiamo perso? – ha affermato Claudio Rizzato, ex segretario provincial­e dei Ds di Vicenza -. Non abbiamo saputo sintonizza­rci con i processi nazionali. Ci sono due partiti: con e contro Renzi. E il Veneto è una regione rancorosa. Il problema è lo “Zaia che c’è in te”». Un certa tendenza localistic­a farebbe del Pd «il partito dei depressi». Per il consiglier­e regionale Graziano Azzalin «la verità è che non siamo mai riusciti a creare un’alternativ­a credibile in Veneto. Una situazione difficile». Pertanto per Azzalin «non bisogna attaccare il leader Renzi, ma neppure è accettabil­e una narrazione unica». Ospite d’onore, il presidente nazionale del Pd Matteo Orfini. Che non ha ceduto alle lamentele. «Il nostro è un progetto di governo: si va avanti anche in conflitto con una parte dell’elettorato storico. Abbiamo ereditato una macchina ingolfata: ora il Paese si sta riprendend­o. Il problema è che ci parliamo troppo addosso. A gennaio, lo statuto cambierà, per una maggiore rappresent­atività».

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Presidente Matteo Orfini, presidente nazionale del Pd, da commissari­o del partito a Roma ha gestito la delicata vicenda Marino

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