Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mattielli, politica corresponsabile e colpevoli silenzi
Ricordo i toni trionfali con cui, nel gennaio del 2006, il Governo del tempo celebrava l’approvazione della norma che autorizzava l’uso delle armi per legittima difesa. Quanti si rallegravano avevano evidentemente equivocato - e magari non tutti in buona fede la portata della legge.
Per questo già nel corso di una trasmissione andata in onda subito dopo il voto parlamentare, cercai, invano, di far capire che l’uso delle armi era sì ammesso, ma solo al ricorrere di ben determinate circostanze. La notte seguente, il 26 gennaio 2006, a conferma delle mie - ed invero di molti altri preoccupazioni, in provincia di Verona un attivista del Carroccio, Michelangelo Rizzi, sparò ed uccise un ladro che stava tentando di entrare nella sua dimora. Da quel momento iniziò un travagliato percorso giudiziario e fu condannato in primo e secondo grado per eccesso colposo in legittima difesa.
Peggio è andata a Ermes Mattielli, e a molti altri che, come lui, sono stati chiamati a rispondere di ben più gravi ipotesi di reato. E come ogni volta c’è chi si straccia le vesti lanciando strali contro lo Stato che persegue i giusti. E’ per certi versi comprensibile l’esasperazione popolare che conduce a eclatanti manifestazioni di disagio. Assai meno giustificabile, e discutibile dal punto di vista morale, è che a farlo siano esponenti di quei partiti che vollero e votarono quella modifica legislativa. Una legge di cui ieri andavano fieri, e di cui oggi cercano di disconoscere la paternità. Le aggressioni - per ora fortunatamente solo mediatiche - ai magistrati che applicano quella legge, sono, a tacer d’altro, una becera mistificazione. Perché semmai è la scadente qualità del nostro ordinamento giuridico, soprattutto nella parte relativa alla custodia cautelare ed all’esecuzione della pena, che rende inutile qualsiasi sforzo di repressione dei reati predatori.
Una responsabilità, questa, che va ripartita tra tutti quelli che negli ultimi lustri si sono succeduti al governo del Paese. Se tu per primo non costruisci argini adeguati, quando il fiume esonda non puoi lamentarti con chi, come te, ha contribuito a provocare il disastro.
Proprio in virtù di questa corresponsabilità, dalla politica mi sarei aspettato una altrettanto corale manifestazione di solidarietà in favore dei Sindaci che al funerale di Mattielli sono stati costretti da vili minacce a togliere la fascia Tricolore. Ed invece, a parte qualche isolata reazione, si è registrato un imbarazzante silenzio che tradisce il timore di urtare la suscettibilità di una vasta fascia di elettorato. Segnalo sommessamente a questi ignavi ragionieri del consenso che sono elettori anche quelli per cui l’incolpevole Tricolore vale ancora parecchio. Vale sicuramente assai più di una classe politica che, attentissima al proprio destino, pare non aver in altrettanta cura i simboli dell’Amor Patrio in nome dei quali sono morti milioni di nostri Fratelli.
*Segretario Regionale SIULP