Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Veneto Banca, «rosso» da 770 milioni
Dolorosa operazione-verità con la terza trimestrale. Sale a 286 milioni il capitale congelato per i titoli acquistati con prestiti della popolare. Assemblea per la spa il 19 dicembre, Borsa ad aprile
In milioni di euro, il margine di intermediazione, sceso nei nove mesi dell’11,6% In milioni di euro, il risultato della gestione operativa, dimezzato sul 2014
Veneto Banca, la perdita 2015 dopo nove mesi schizza a 770 milioni. Azzeramento dell’avviamento residuo, con 452 milioni di perdite; e ulteriori rettifiche sui crediti per 232 milioni, dopo i 298 di giugno, salendo a 530 milioni, oltre il doppio dell’anno scorso. E svalutazioni sulle partecipazioni per 82 milioni. Con un ultimo dato sensibile: il patrimonio tolto perché legato all’acquisto finanziato di azioni sale da 110 a 280 milioni. Chi sperava che l’amarissima medicina imposta dalla Bce a Montebelluna, dopo il miliardo di perdita 2014, si fermasse a giugno, si è dovuto ricredere. L’esito di una marcatura che resta stretta, tradottasi in una recente ispezione, lo si è visto ieri, nel bilancio al terzo trimestre 2015, approvato dal cda della popolare il giorno prima. La prima trimestrale di sempre di Veneto Banca si è tradotta in una dolorosa operazione-verità guidata dall’amministratore delegato Cristiano Carrus, sperando che il mercato apprezzi, nella prospettiva della quotazione, lo sforzo di pulizia, più che la maxi-perdita del momento, 1,7 miliardi nel complesso da quando Montebelluna è passato sotto il controllo Bce.
«Ora abbiamo un bilancio pulito, fatto azzerando gli avviamenti e con più coperture, per presentarci in maniera coerente alla sfida della Borsa», ha sostenuto Carrus ieri, commentando i dati. Il manager, oltre a confermare che la «scadenza definitiva» della trattativa con gli svizzeri di Bsi per la vendita di Bim sarà il 27 novembre, dopo le due settimane in più concesse ieri, ha fornito i tempi dei passaggi fondamentali di qui alla quotazione. L’assemblea soci per la trasformazione in spa è data «quasi per ufficiale» il 19 dicembre. Sarà preceduta, a inizio mese, dalla fissazione del valore di recesso. Passaggio delicatissimo per Veneto Banca, di fronte ai soci in rivolta per le azioni svalutate e invendibili: significa rifissare il prezzo delle azioni, dopo un’altra pesante perdita, oltre a «riservarsi i quantitativi di rimborso», come ha detto Carrus. Pur di fronte ai pesanti vincoli posti da Banca d’Italia dopo la riforma delle Popolari, Veneto Banca appare stretta, almeno in teoria, tra due rischi: che un prezzo non depresso, rispetto ai rischi di ribasso della quotazione, invogli a chiedere l’uscita, con i conseguenti problemi patrimoniali; e quello di esporsi a nuovi problemi con i soci, in caso contrario, cercando di tenersi stretti capitale e compagine sociale. Ieri Carrus non ha fornito stime, dicendo di aver dato «mandato a due esperti per definire i metodi di calcolo. Il tema impegnerà il cda nei prossimi 15 giorni». In prima battuta non ci si può che limitare a una proporzione. Se la perdita di 968 milioni del 2014 aveva condotto ad aprile il cda ad abbassare il prezzo da 39 a 30,5 euro, con una perdita cumulata di 1.738 il prezzo dovrebbe scendere vicino ai 24. Prezzo, come si
Carrus Ora c’è un bilancio pulito pronto per il mercato
ricorderà, in un rapporto di 1,2 sul patrimonio netto. Scendendo alla parità si è di fatto a 20 euro. Ma certo conviene attendere le perizie.
Carrus ha poi annunciato correzioni su tempi e schemi della quotazione. Attesa per gennaio, sarà a metà aprile. E l’aumento di capitale da un miliardo non sarà più successivo, ma contestuale, con un’offerta di azioni con lo schema della Ipo. I parametri del prospetto, ha spiegato Carrus, li fornirà il bilancio 2015, approvato tra il 10 e il 15 febbraio 2016. «A marzo - ha sostenuto l’Ad - faremo il premarketing; poi saremo pronti a una forchetta di prezzo per l’Ipo: sarà nota verso il 20 marzo. A quel punto partirà il bookbuilding (la prenotazione delle azioni, ndr) con diritto di opzione ai soci. Veneto Banca sarà quotata a metà aprile, dopo aver incamerato il miliardo di aumento». La revisione dello schema pare funzionale a un tentativo di difendere il prezzo dell’azione, proporzionale a quanto i vecchi soci faranno valere il diritto d’opzione.
Fin qui la prospettiva. Ma il presente dei conti è durissimo, con svalutazioni sui crediti a 2,61 miliardi e crediti deteriorati che toccano 4,71 miliardi, il 19% degli impieghi netti; il patrimonio netto, comprensivo del risultato di periodo, è di 2,25 miliardi; l’indice patrimoniale fondamentale, il Cet 1, è al 7,12%. La Bce chiede il 10%.
Cet 1 depurato poi di 286 milioni di capitale «congelato» perché collegato ad acquisti o ad opzioni di riacquisto di azioni finanziati dalla popolare. «Abbiamo preso il dato di massima prudenza - ha sostenuto Carrus -. Sul riacquisto c’è in ballo una causa con un cliente per cui abbiamo accantonato 12 milioni». I finanziamenti, in via decrescente, arrivano fino al 2014. E ora? Anche Veneto Banca terrà la linea dura di Bpvi di chiedere il rientro dei prestiti? «Stiamo definendo la policy», dice Carrus. Certo i 280 milioni di Veneto Banca sono ben lontani dai 975 di finanziamenti e 611 milioni di capitale di Bpvi. Ma non sono nemmeno i 20 riconosciuti in prima battuta due anni fa, dopo le contestazioni per 150 di Bankitalia con le ispezioni 2013.
Saremo quotati dopo aver incamerato l’aumento di capitale