Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Cercavo un posto sicuro, gli altri restavano nei pub»

- Di Riccardo Carlo Conte*

Ho 20 anni e sono iscritto all’Università di Padova, corso di Economia Internazio­nale. Da settembre abito a Evry, città che si trova a sud di Parigi, per il mio semestre di Erasmus alla Télécom Ecole de Management. Venerdì sera, insieme ad una ventina di altri studenti, ho raggiunto il quartiere di Montmartre: volevamo partecipar­e all’evento «Pub Crawl». Erano le 22.15 e ci trovavamo in un locale vicino al Moulin Rouge quando ho letto una notizia sul cellulare, arrivata tramite l’applicazio­ne France24: diceva che 18 persone erano state uccise in un ristorante del decimo arrondisse­ment.

La cosa ha iniziato a preoccupar­mi, tanto più perché nel frattempo i miei amici e la mia ragazza dall’Italia mi dicevano che stavano vedendo in television­e cosa stava succedendo, mentre nel quartiere e nei locali attorno a me nessuno sembrava curarsene. Intanto sulle strade sfrecciava­no ambulanze e macchine della polizia. C’era molto sgomento perché il traffico è andato in tilt e ci arrivavano notizie che dalla piazza di Les Halles i terroristi si stavano avvicinand­o al posto in cui stavamo noi. Mentre gli altri ragazzi erano indecisi su cosa fare, io ho capito subito la gravità della situazione e ho pensato che la cosa migliore era tornare al campus della scuola di Evry con un taxi, mentre loro sono voluti andare in un altro pub. Ho provato in ogni modo a spiegare a tutti che la situazione era pericolosa e che un pub poteva essere un ipotetico bersaglio, ma niente da fare.

Nel frattempo ho incontrato una ragazza italiana, in vacanza a Parigi, che si era messa in contatto con la Farnesina. Proprio le autorità le avevano detto che era meglio non prendere un taxi e nemmeno stare per strada. A quel punto chiamando mio padre, che è un militare, abbiamo convenuto che la cosa migliore era andare in un hotel per trovare un rifugio sicuro, passare lì la notte e tornare al campus il giorno dopo. Sono riuscito a convincere con molti sforzi solo tre dei miei compagni, dopo che ci avevano buttato fuori dal pub per il pericolo di un attacco e dopo che ci era arrivata notizia che i terroristi erano ad una decina di minuti da noi. Mentre gli altri premevano per andare in un night-club, noi ci siamo incamminat­i verso un hotel che si trovava a 500 metri di distanza e lì abbiamo pernottato, rientrando ad Evry sabato mattina con i mezzi pubblici.

Ripensando alla sera prima, posso dire che la situazione vissuta da vicino è diversa che vederla in tivù e che in quei momenti la cosa migliore è capire subito il pericolo, trovare una soluzione rapida e mettersi in salvo. Sono rimasto scioccato da quanta noncuranza hanno avuto gli altri del gruppo, in quanto pensavano di avere tutto sotto controllo. Credo di aver agito con prudenza e lucidità, senza andare in panico e gestendo la situazione nel miglior modo possibile.

*studente padovano in Erasmus a Parigi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy