Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mose, a rischio le accuse di Mazzacurati
Il gup (per ora) le toglie dal fascicolo. Esultano le difese degli imputati
Mose, il processo si è aperto ieri senza le dichiarazioni dell’ex presidente del Consorzio «Venezia Nuova», Giovanni Mazzacurati: il gup ne ha disposto infatti l’esclusioni dalle carte che saranno inviate ai giudici. Tra gli imputati l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e l’ex europarlamentare Lia Sartori. Le dichiarazioni di mr Mose era già state contestata dai legali delle difese che le ritenevano «inattendibili». Secondo una perizia era stato definito incapace di sostenere ulteriori confronti o interrogatori.
Per il pm Stefano Ancilotto si tratta di un piccolo incidente di percorso, facilmente sanabile di fronte ai giudici del tribunale. Per gli avvocati degli imputati, invece, è un «successo», come dice chiaramente l’avvocato Emanuele Fragasso, difensore dell’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva. «La prima vittoria delle difese», dicono trionfanti altri legali. Il dato di fatto, fuori dalle complicazioni giuridiche, è questo: quando il presidente del tribunale penale Stefano Manduzio e i due giudici a latere prenderanno in mano il fascicolo del Mose, al suo interno non ci saranno gli interrogatori dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, il grande accusatore. Né i cinque resi di fronte ai pm a fine luglio e poi il 9 ottobre 2013, né quello del settembre 2014 a San Diego su delega del tribunale dei ministri, che stava indagando però solamente sul filone delle bonifiche di Marghera, che coinvolgono l’ex ministro Altero Matteoli e l’imprenditore Erasmo Cinque. E ora, secondo le difese, quelle accuse potrebbero anche non rientrare più, mettendo seriamente a rischio l’intero processo.
Di fronte al gup Andrea Comez – che prima di Natale aveva disposto il rinvio a giudizio per otto imputati, tra cui Matteoli, Cinque e poi l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e l’ex europarlamentare Lia Sartori – ieri mattina si è tenuta l’udienza di formazione del fascicolo dibattimentale, in vista del primo appuntamento in aula del 14 aprile prossimo. Di solito è un passaggio tecnico, ma in questo caso è scoppiata la battaglia sui verbali di Mazzacurati, che per molti degli imputati rappresentano l’accusa principale. Le dichiarazioni dell’ex presidente del Consorzio erano infatti state inserite dal gip Alberto Scaramuzza nel fascicolo dell’incidente probatorio, chiesto proprio dalle difese di Orsoni e Sartori per poterlo interrogare in contraddittorio. Il giudice, lo scorso maggio, aveva stabilito che Mazzacurati non era in grado né di testimoniare, essendo ormai affetto da demenza senile, né di affrontare il lungo viaggio da La Jolla (la cittadina statunitense vicino a San Diego dove risiede), a causa delle sue precarie condizioni di salute: per questo aveva deciso di acquisire nel fascicolo i suoi verbali di interrogatorio.
Se ieri il gup Comez avesse dato l’ok alla tesi del collega e della procura, ora quelle dichiarazioni sarebbero già agli atti del processo: un problema in meno per i pm. Il giudice però ha ritenuto che questo non fosse possibile, perché nell’incidente probatorio quei verbali non potevano entrare. Gli interrogatori potrebbero essere giudicati irripetibili, ma solo se si fosse trattato di una irripetibilità cosiddetta «originaria» (l’esempio classico è il testimone interrogato sul letto di morte) il meccanismo sarebbe stato diretto. Essendo invece eventualmente una irripetibilità cosiddetta «sopravvenuta» nel tempo (dovuta alla malattia di Mazzacurati), chi lo dovrà decidere è il tribunale, come dice il codice. «Il giudice ha riconosciuto che si trattava di una prova illegittimamente acquisita», dice l’avvocato Marco Vassallo, difensore di Cinque. «Il vero problema è che la procura avrebbe dovuto disporre lei stessa un incidente probatorio subito dopo gli arresti del 4 giugno, per consentirci di interrogare Mazzacurati», spiega l’avvocato Alessandro Moscatelli, difensore di Lia Sartori.
Ora che cosa può succedere? L’iter prevede che la procura citi l’ex presidente del Consorzio come testimone. A quel punto il suo legale, l’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, dirà che ciò è impossibile, carte mediche alla mano. Il tribunale (cosa che non fece il gip Scaramuzza) potrebbe a quel punto disporre esso stesso una perizia e se Mazzacurati fosse dichiarato incapace di testimoniare si aprirebbe lo scontro. La procura dice che l’acquisizione è scontata, le difese sono meno d’accordo. Una guerra strategica, che però potrebbe avere effetti importanti sul processo. «La riassunzione a nostro parere non è possibile - continua l’avvocato Moscatelli - E comunque il dato di fatto è che il tribunale non leggerà quelle dichiarazioni, che secondo noi sono per gran parte inattendibili».