Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Io e i miei figli coperti di insulti» L’avvocato lascia
«H o la mail piena di insulti. E quando i miei figli hanno cominciato a sentire allusioni sul padre che guadagnava promuovendo il diritto al furto ho detto basta». L’avvocato del nomade ferito da Mattieli e tornato a rubare lascia l’incarico.
Andrea Massalin
Non sono pentito, rifarei tutto ma sono stanco
Ho l’email piena di insulti, cerco di rispondere ma all’odio è difficile
Adesso che ha «torto» dovrebbe dimostrare di aver ragione, adesso soprattutto che ha contro la gente, gli eventi e persino il senso comune, dovrebbe tener duro, indossare la toga dell’attorney e con l’eroismo di un avvocato americano sostenere le ragioni romantiche della coerenza e della giustizia davanti alla corte. Ma non lo farà.Non siamo in un legal thriller e lui non è un eroe. Sei giorni fa Andrea Massalin ha rinunciato alla difesa di Cris Caris, il nomade indennizzato con una provvisionale di 125 mila euro per aver ricevuto assieme al compare Blu Helt 15 colpi di pistola il 13 giugno del 2006 dal robivecchi Ermes Mattielli durante un tentativo di furto ad Arsiero. «Ci sono 10 mila avvocati, se Caris vuole quei soldi si faccia assistere da qualcun altro. Non sono pentito, rifarei quello che ho fatto, sono solo deluso, stanco, non voglio più che il mio nome sia associato al suo». I 125 mila saranno anche di più, sono solo una provvisionale, un collega bravo quanto lui potrà farli salire a 400. Caris e il compare Helt hanno riportato invalidità permanenti, lingua tranciata, difficoltà di parola e di movimento. Quel collega dunque non sarà lui ma, se esiste, lo dobbiamo immaginare coriaceo, sfacciato, fermo in punta di diritto e dal cuore duro, lo vedremo far causa agli eredi del povero robivecchi morto nel frattempo, rifarsi con lo Stato dopo che questi hanno rinunciato all’eredità, soprattutto lo sentiremo sostenere le ragioni di ciò che per tutti gente, opinione pubblica e senso comune - è un clamoroso rovesciamento di senso: il trionfo dell’iniquo, la legge che riporta al ladro quello che non gli è riuscito di rubare (il vescovo di Chioggia), la sua arringa suonerà come l’inevitabile necessità di premiare il ladro che ruba e torna a rubare. Caris si è condannato da solo, non gli sono bastate le pallottole ricevute, non l’indennizzo di 125 mila euro, la scorsa settimana è tornato a rubare.
I carabinieri l’hanno beccato dalle parti di Nogarole, un giudice l’ha rimesso fuori, è il mondo rovesciato che l’avvocato Massalin vede dalle finestre del suo studio in zona industriale a Schio, vi si contempla un ex cliente fresco come un giglio, il furto delle pistolettate è prescritto (son passati dieci anni), conta solo l’ultimo e l’ultimo risulta il primo. Al primo furto nessuno va in galera. Il nomade vive con moglie e tre figli in un container che il comune di Santorso gli ha messo a disposizione. «Ho l’e-mail piena di insulti, ai più argomentati ho cercato di rispondere, ma all’odio non si può replicare. Sono rimasto senza argomenti. Poi, quando i miei figli hanno cominciato a sentire allusioni sul padre che si guadagna la giornata promuovendo il diritto al furto, non ce l’ho più fatta». L’avvocato Andrea Massalin ha 50 anni, di suo è un liberale e un cultore della civiltà giuridica che, quando può, corregge negli eccessi con un grano di umanità. Si definisce un «topo di provincia», una civetteria per dire che questa provincia la conosce come ne conosce le miserie e le grandezze. Aveva 25 anni quando ha assunto la difesa della madre di Caris accusata di furto di centrini, «non lo farò più – gli giurò – voglio che i miei figli crescano nell’ onesta». Lei non c’è riuscita e nemmeno lui.
«Non c’entra niente con la professione, anzi non dovrebbe centrare, l’accusato si difende comunque, non deve dirsi pentito, ma l’amarezza di vedermi tornare in studio colui che aveva giurato di non rubare più mi ha stroncato. Non faccio abiura, sostengo il diritto alla legittima difesa e il dovere di condannare i linciaggi per quello che sono. Ma la sequenza è questa, una tempesta perfetta: prima la condanna di Mattielli da me ottenuta, poi la sua morte che venivano ad irriderlo nella tomba, infine il premio al ladro che torna a rubare. Indifendibile vero? L’ho premiato io, per la gente sono un suo sodale, ecco l’opera di un avvocato sbugiardato dall’evidenza razziale di uno zingaro incorreggibile. Mattielli sparò 14 colpi, gridando bastardi vi ammazzo, gli ultimi a distanza ravvicinata, l’ultimo diretto alla testa di Caris non partì perché aveva esaurito i colpi e il carello dell’automatica gli rimase aperto». Umano, troppo umano. All’avvocato Massalin la limpidezza del diritto gli è tornata addosso come un disonore. Ha provato a resistere, si è consultato in famiglia e poi ha deciso. Ma anche la rinuncia gli è parsa un disonore. Così il dramma borghese di un avvocato che rinuncia alla possibilità di essere capito. Di tutta la vicenda, in fondo, è quello che ne esce meglio.