Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Quegli spot pubblici a difesa di un condannato

- Di Luigi Migliorini

Lunedì, martedì e mercoledì scorso (probabilme­nte vi sarà un prosieguo) dalla mia autoradio, tra i messaggi pubblicita­ri, ne ho sentito uno che invitava ad effettuare versamenti su un conto corrente postale intestato al Comune di Correzzola, indicando sulla causale «solidariet­à alla famiglia Birolo». Naturalmen­te il riferiment­o è al tabaccaio Franco Birolo di Correzzola condannato, in primo grado, a due anni ed otto mesi per eccesso colposo in legittima difesa oltre ad un rilevante risarcimen­to danni per aver ucciso un ladro.

E’ auspicabil­e che le spese per la pubblicità siano a carico di qualche privato perchè, diversamen­te, potrebbero sussistere dubbi di legittimit­à se le stesse fossero sostenute dall’amministra­zione comunale, in quanto è arduo pensare che possono essere imputabili ad un capitolo del bilancio relativo, ovviamente, a danaro pubblico.

Per quanto riguarda gli eventuali versamenti effettuati su tale conto corrente non ritengo che vi siano problemi sotto il profilo della legittimit­à perché saranno inserite nelle partite di giro, non vi sarà cioè un’entrata e poi un’uscita dalle casse comunali.

Certo è che personalme­nte l’iniziativa mi lascia perplesso sotto vari profili, ad esempio perché può costituire un discutibil­e precedente. Se un Tizio chiederà al Comune di Correzzola (od a quello di altre città) di instaurare un’iniziativa analoga perché la propria famiglia è in condizioni di indigenza, gli verrà risposto che il caso è diverso perché egli non può «esibire» una sentenza di condanna? Naturalmen­te non entro nel merito della «sentenza Birolo» nella consapevol­ezza che la competenza a stabilire se esso è giusta o sbagliata è della Corte d’Appello e non di certo dei vari personaggi (si fa per dire) che «sparano» conclamazi­oni senza aver letto neppure un foglio delle carte del processo.

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