Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quegli spot pubblici a difesa di un condannato
Lunedì, martedì e mercoledì scorso (probabilmente vi sarà un prosieguo) dalla mia autoradio, tra i messaggi pubblicitari, ne ho sentito uno che invitava ad effettuare versamenti su un conto corrente postale intestato al Comune di Correzzola, indicando sulla causale «solidarietà alla famiglia Birolo». Naturalmente il riferimento è al tabaccaio Franco Birolo di Correzzola condannato, in primo grado, a due anni ed otto mesi per eccesso colposo in legittima difesa oltre ad un rilevante risarcimento danni per aver ucciso un ladro.
E’ auspicabile che le spese per la pubblicità siano a carico di qualche privato perchè, diversamente, potrebbero sussistere dubbi di legittimità se le stesse fossero sostenute dall’amministrazione comunale, in quanto è arduo pensare che possono essere imputabili ad un capitolo del bilancio relativo, ovviamente, a danaro pubblico.
Per quanto riguarda gli eventuali versamenti effettuati su tale conto corrente non ritengo che vi siano problemi sotto il profilo della legittimità perché saranno inserite nelle partite di giro, non vi sarà cioè un’entrata e poi un’uscita dalle casse comunali.
Certo è che personalmente l’iniziativa mi lascia perplesso sotto vari profili, ad esempio perché può costituire un discutibile precedente. Se un Tizio chiederà al Comune di Correzzola (od a quello di altre città) di instaurare un’iniziativa analoga perché la propria famiglia è in condizioni di indigenza, gli verrà risposto che il caso è diverso perché egli non può «esibire» una sentenza di condanna? Naturalmente non entro nel merito della «sentenza Birolo» nella consapevolezza che la competenza a stabilire se esso è giusta o sbagliata è della Corte d’Appello e non di certo dei vari personaggi (si fa per dire) che «sparano» conclamazioni senza aver letto neppure un foglio delle carte del processo.