Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Presidenza, programmi e cariche: silenzi sull’affondo di Dolcetta
E’ una raffica di «no comment» quella opposta ieri da vari ambienti di Confindustria Veneto, regionali e territoriali, a cominciare da quello del presidente veneto, Roberto Zuccato, alla lettera aperta firmata da Stefano Dolcetta, vicepresidente nazionale di Confindustria, e pubblicata dal Corriere del Veneto. Un documento che va dritto al centro di quella che viene ritenuta una fragilità del sistema associativo industriale di questa regione, ossia una specie di inspiegabile pudore nell’aspirare a una visibilità di prima linea sullo scenario italiano, e che si colloca a pochi giorni da una consultazione di sostanziale importanza nella partita per la successione a Giorgio Squinzi in Viale dell’Astronomia.
Lunedì prossimo, infatti, a cominciare dalle 10, a Padova, i massimi rappresentanti di Confindustria Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, incontreranno di persona i quattro candidati in corsa per la presidenza, un numero piuttosto irrituale e che pone più di un interrogativo sulle possibilità di giungere ad un compattamento nel poco tempo che manca all’elezione. Alberto Vacchi, Fabio Storchi, Marco Bonometti ed Aurelio Regina, dunque, nessuno dei quali provenienti dai territori nordestini, esporranno i loro programmi ai leader delle tre «regionali», Zuccato, Stefano Pan e Giuseppe Bono, consapevoli che, almeno in base a reiterate dichiarazioni congiunte dei tre, l’intenzione è quella di giungere alla convergenza su un unico nome. E i programmi, per usare le parole di Dolcetta, per i veneti sono una questione vitale. «Possiamo rinunciare a tutte le cariche, anche a una vicepresidenza, per sostenere un buon programma – sostiene nella sua lettera aperta – ma se aderissimo a un programma al ribasso per ottenere, magari, una vicepresidenza, avremmo segnato una pagina nerissima della nostra vita associativa».
Il benchmark rispetto al quale misurare se il programma sia o meno al ribasso, per Dolcetta, è uno solo e cioè l’atteggiamento che Confindustria vorrà tenere sul «contratto dei contratti», ossia quello della metalmeccanica, il campo sul quale si gioca il vero nodo della capacità italiana di esprimere una manifattura competitiva su tutti i mercati. Perciò, innanzitutto, l’industriale vicentino esige un’analisi seria sul come e sul perché, nell’attuale presidenza di Confindustria,
si sia determinato «un evidente affaticamento nel giudizio su quale sia il metodo con cui affrontare la questione del contratto, su quale sia la nostra vera controparte, sugli interessi dell’industria italiana e su quale debba essere il giudizio sulla piattaforma presentata dai sindacati» il 14 gennaio scorso. (g.f.)