Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Critiche basate su una fotografia»
Il caso del quadro attribuito a Michelangelo. Il professor Puppi: «Non cambio idea»
Davanti al dipinto, nella sala di Ca’ dei Carraresi con le pareti di un grigio scuro, si sono fermati in molti. Ad attirarli è stata soprattutto la didascalia che annuncia: «Crocifisso, Michelangelo Buonarroti». L’attribuzione è del professor Lionello Puppi, curatore della mostra su El Greco a Treviso, che dice di aver scoperto un’opera ritenuta persa del Maestro del Rinascimento, custodita da un collezionista privato che gliel’ha sottoposta dopo aver visitato la mostra su El Greco a Treviso. E proprio lì è ora visibile a tutti il Crocifisso del mistero: Puppi non fa mezzo passo indietro nonostante i severi dubbi e lo scetticismo che hanno spinto autorevoli colleghi e studiosi di storia dell’arte a contestare la sua attribuzione - chi non ravvisando la mano di Michelangelo in quel «debole modellato», come Vittorio Sgarbi, chi per la tecnica «modesta» e il «Cristo patetico», come Augusto Gentili.
«Sono convinto che si tratti di una pittura autografa, mi meravigliano le reazioni immediate di personaggi che in modo temerario e scorretto si pronunciano avendo visto soltanto una fotografia e non la qualità dell’opera – sottolinea il professore emerito a Ca’ Foscari -. Sto esortando alcuni specialisti a vedere la tavola, mi auguro che queste professionalità competenti possano pronunciarsi». Ai proprietari ha garantito totale anonimato, rivela che è di proprietà della famiglia da metà Ottocento. Ai colleghi che lo contestano ricorda di aver già scoperto un disegno di Michelangelo, in giovane età, e annuncia: «Il mio saggio, molto articolato, sull’attribuzione di questo crocifisso, sarà pubblicato su una rivista culturale francese fra settembre e ottobre».
Il primo e più visibile risultato dell’ancora presunto capolavoro a Treviso è stato un sensibile aumento dei visitatori alla mostra di Ca’ dei Carraresi su El Greco: forse nel week end la curiosità ne attirerà altri. Nella sala ha preso il posto dei due Bacon (altrettanto discussi) ed è accanto a una copia del bozzetto custodito al British Museum da cui sarebbe stato tratto. Anna, studentessa del Dams, ammette subito: «Non ho le competenze per giudicare, ma senza la didascalia non avrei mai pensato a Michelangelo. Gli angeli non sono rifiniti, il corpo ha meno forza del bozzetto, forse – azzarda - l’ha fatto fare a un allievo».
Due sorelle bellunesi sfilano davanti al dipinto: «Certo, l’impatto non è quello che si ha con un’opera di Michelangelo, o almeno di quelle viste a Roma e Firenze. Ma saranno gli esperti a giudicare, no?». Uno alla volta i visitatori della mostra arrivano nella sala dei crocifissi, tre di El Greco. La signora Antonia annuisce: lei è tornata per vedere il dipinto della discordia: «Ero curiosa, attendo di sapere come finirà questa storia».