Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
LA CLASSIFICA DELLE PAURE
E’stato detto che ci sono molte cose nel mondo che fanno paura. «Ma ci sono molte più cose nella nostra immaginazione che ci fanno paura». E’ possibile oggi fare un aggiornato catalogo delle nostre paure collettive; è infatti appena uscita una ricerca – il nono rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia ed in Europa, così si chiama – che quantifica le percezioni che ci rendono ansiosi ed inquieti. C’è l’insicurezza economica e politica, al primo posto. Ma è una insicurezza in via di ridimensionamento: la ripresa, per quanto gracile e traballante, c’è e sgonfia le paure per così dire economiche. C’è poi la criminalità, spesso associata all’immigrazione. Fonte copiosa di paure, ma anch’essa in contrazione. Chi non si riduce è invece la paura – vasta, impalpabile ma presente, presentissima – del mondo. O meglio, di ciò che succede nel mondo. Talvolta un mondo talmente vicino a noi – come Parigi o la Libia – che può facilmente entrare dentro di noi. Entrare con la violenza cieca del terrorismo, che infatti inquieta più di quattro italiani su dieci. Il livello più elevato degli ultimi anni. E poi ci sono le paure ecologiche: l’ambiente, il clima, l’inquinamento. E i disastri naturali. Dice la ricerca che le persone più ansiose ed impaurite sono quelle che «bevono» più ore di televisione e di relativo bombardamento mediatico. Sono anche quelle che vivono da sole, e sappiamo quanto la solitudine sia davvero una cattiva consigliera che moltiplica i timori. Possiamo anche aggiungere una variabile territoriale. Il Veneto, ad esempio. Perché il Veneto è una regione importante, tra le più importanti dell’Italia e dell’Europa. E quindi, naturalmente si potrebbe dire, più esposta a due fattori. Il primo, su citato, è il mondo. Il Veneto da tempo si confronta con il mondo: nelle esportazioni, nel turismo, nelle delocalizzazioni, nelle migrazioni. Ne è coinvolto, ne è contaminato: non può distaccarsene, non può isolarsi. Il secondo fattore è dato dal fatto che il Veneto è ormai troppo moderno per sfuggire ad una delle caratteristiche della modernità: l’accelerazione sociale. Accelerazione delle tecnologie, dei ritmi di vita, dei cambiamenti culturali. L’accelerazione disorienta, stordisce, ci fa perdere i punti di riferimento e di equilibrio. Appunto, impaurisce vivere in un mondo che sembra essere «senza centro né principio», per dirla con Battiato.